Rilasciate questa mattina su cauzione quattro note attiviste, scrittrici e accademiche egiziane arrestate ieri per aver chiesto il rilascio dei prigionieri politici a fronte dell’epidemia. Il Cairo revoca l’accredito alla giornalista del Guardian e attacca il New York Times: “Danneggiano gli interessi nazionali”
della redazione
Roma, 19 marzo 2020, Nena News – Il regime del Cairo continua nel tentativo di offuscare l’epidemia di coronavirus, fenomeno globale arrivato anche in Africa. Dopo aver negato i primi casi, oggi l’Egitto insieme all’Oms parla di 210 positivi, sei decessi e 3mila casi sospetti. Ma quanti test siano stati effettivamente compiuti non è dato sapere.
In questo clima di silenzio, ieri quattro note attiviste egiziane sono state arrestate al Cairo per aver protestato contro il mancato rilascio dei prigionieri politici, ammassati nelle carceri senza che di loro si sappia nulla. La scrittrice Ahdaf Soueif – madre del noto attivista e blogger Alaa Abdel Fattah -, la figlia Mona Seif, la sorella Laila Soueif e l’accademica Rabab el-Mahdy sono state portate via dalla polizia di fronte alla sede del governo nella capitale. Vietato protestare, le sarebbe stato detto, riporta il loro avvocato Khaled Ali.
“Siamo qui di fronte al quartier generale del governo chiedendo che lo Stato prenda misure serie sulla crisi del coronavirus nelle prigioni egiziane – ha detto Mona Seif durante il sit-in – Sappiamo tutti che le prigioni sono l’epicentro di malattie anche in situazione normale, con celle sovraffollate, scarsa ventilazione e mancanza di luce del sole”.
La richiesta è condivisa dalle organizzazioni per i diritti umani tra cui Human Rights Watch che, tramite il ricercatore per Medio Oriente e Nord Africa, Amr Magdy, ha chiesto il rilascio di chi si trova in detenzione cautelare, chi ha quasi terminato di scontare la pena e chi è malato.
Sono oltre 60mila i prigionieri politici, un numero sestuplicato rispetto all’epoca Mubarak, tanto che il regime del generale-presidente al-Sisi ha costruito almeno 13 nuove carceri. Tra loro anche Alaa Abdel Fattah, riarrestato lo scorso anno dopo un breve rilascio, seguito alla fine della pena comminata in relazione alle proteste di cui è stato leader durante la rivoluzione egiziana. Al momento si trova in detenzione cautelare, in attesa del processo.
Questa mattina le quattro donne sono state rilasciate su cauzione, dopo aver pagato 5mila sterline egiziane a testa, circa 290 euro. Ma la repressione non si ferma. Ieri l’Egitto ha revocato l’accredito a una giornalista britannico del quotidiano The Guardian e attaccato l’ufficio al Cairo del New York Times e il suo capo Declan Walsh, accusando entrambi i giornali di riportare notizie false “in cattiva fede” per “danneggiare gli interessi egiziani”, ha detto il Sis, i servizi segreti interni responsabili anche di rilasciare accrediti ai giornalisti stranieri.
A monte l’articolo pubblicato domenica dalla giornalista Ruth Michaelson che citava le stime di alcuni epidemiologi secondo cui i casi in Egitto avrebbero già superato le 19mila unità. Nena News