Dopo il Fronte Popolare, il presidente dell’Autorità Palestinese taglia i fondi anche al Fronte Democratico. Dietro, il caso di Omar Nayif ma soprattutto la scomparsa politica dell’Olp, ridotto ad un guscio vuoto
di Chiara Cruciati
Gerusalemme, 13 aprile 2016, Nena News – Il presidente palestinese Abu Mazen non si ferma: dopo aver cancellato i fondi dell’Olp per il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Pflp), ieri ha fatto lo stesso con il Fronte Democratico (Dflp). Lunedì Abbas aveva bloccato il trasferimento dei fondi Olp al Fronte, che non ha ancora ricevuto quelli per i mesi di febbraio e marzo.
“Riteniamo che la decisione sia stata presa per l’opposizione del Pflp alla politica di Abbas in merito al coordinamento alla sicurezza con Israele”, aveva subito commentato il leader del partito Kayed al-Ghoul, che definisce il congelamento “una punizione per l’opposizione politica”. E ieri è toccato al Dflp che allo stesso modo ha imputato la decisione alle posizioni critiche nei confronti dell’Anp.
La rabbia è esplosa ieri nella Striscia di Gaza: durante una manifestazione del Fronte, i sostenitori hanno bruciato foto di Abu Mazen, gridato slogan contro il presidente e mostrato l’immagine di Omar Nayif, militante del partito ucciso a febbraio in Bulgaria, dentro l’ambasciata palestinese a Sofia. Alla fine della marcia il leader del Pflp Jamil Mizhir dal palco ha fatto chiare allusioni ai responsabili dietro la morte di Nayif.
Non sono pochi quelli, soprattutto sostenitori del Pflp, che in questi giorni ci hanno riportato del possibile legame tra la decisione del presidente dell’Anp e l’omicidio Nayif. Dopo il ritrovamento del corpo dell’uomo, che aveva cercato rifugio in ambasciata per sfuggire ad una tardiva richiesta di estradizione da parte di Israele, il Pflp ha duramente attaccato l’Anp, accusandola di complicità nell’assassinio.
Da lì alla richiesta di dimissioni di Abu Mazen il passo è stato breve, reso più facile dalla recente intervista che il presidente ha rilasciato alla tv israeliana Channel 2, in cui ha lodato le forze di sicurezza palestinesi per aver fermato presunti attacchi terroristici e ribadito la fedeltà alla politica – figlia degli Accordi di Oslo – di coordinamento alla sicurezza con l’esercito israeliano.
A monte delle gravi frizioni di questo ultimo periodo, ormai radicate nello spettro politico palestinese, sta la sovrapposizione tra le due entità politiche palestinese, l’Autorità Nazionale e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, svuotata della sua autorità politica e simbolica. L’Anp, i cui quadri coincidono con quelli dell’Olp, ha finito per sostituire l’Olp, che per mandato rappresenta ogni palestinese in qualsiasi parte del mondo. Al contrario l’Anp – che rappresenta solo i palestinesi nei Territori Occupati – ha palesemente smesso di occuparsi del restante 60-70% della popolazione palestinese, i rifugiati all’estero e i palestinesi con cittadinanza israeliana.
La conseguenza immediata è la totale perdita di potere dell’Olp, divorato dal potere decisionale dell’Anp e da quello di Fatah, che decidono strategia politica e dialogano con la comunità internazionale così come con Israele in un processo di pace fittizio che lascia fuori questioni centrali per il popolo palestinese (il diritto al ritorno dei rifugiati è uno di questi). L’Anp ha finito per monopolizzare quella che era una volta considerata la lotta di liberazione del popolo palestinese, per trasformare l’Olp e i partiti che ne fanno parte in burocrati e amministratori di uno Stato che non esiste, asserviti ai diktat internazionali imposti con gli aiuti internazionali al governo di Ramallah.
Il consenso verso Anp e Fatah non fa che calare tra la popolazione palestinese, soprattutto in un periodo di sollevazione come quello attuale: “L’intervista di Abbas a Channel 2 smentisce quanto dice, ovvero che non lavora per fermare l’Intifada o che ha ridotto il livello di coordinamento alla sicurezza con Israele – scrive su Middle East Monitor Munir Shafiq – I partiti [di opposizione] hanno preso una decisione comune all’interno del Comitato Centrale dell’Olp, interrompere il coordinamento alla sicurezza [con Israele] e riconsiderare gli accordi. Ma Abbas ha completamente ignorato la decisione e si è detto pronto a incrementare il coordinamento ed andare avanti con queste misure pregando Netanyahu per riaprire i negoziati”. Nena News
Chiara Cruciati è su Twitter: @ChiaraCruciati