Politiche di occupazione e impunità. Sono gli ingredienti di un uso sproporzionato della forza da parte dei militari israeliani che spesso aprono il fuoco, con proiettili veri, anche contro i minorenni. Quest’anno sono già trenta quelli rimasti feriti. La denuncia di Defence for Children
della redazione
Roma, 25 marzo 2015, Nena News – Sono trenta i minorenni palestinesi feriti dai militari israeliani nei primi tre mesi dell’anno in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Lo riferisce un rapporto dell’organizzazione Defense for Children International-Palestine (DCIP), spiegando che il ritmo a cui si stanno verificando i ferimenti a colpi di arma da fuoco non fanno prevedere una diminuzione per i prossimi mesi o un cambiamento di strategia da parte Israeliana. È la conferma di un uso sproporzionato della forza contro i palestinesi, già denunciato lunedì durante la sessione speciale del Consiglio dei Diritti umani dell’Onu, a Ginevra, boicottata da Israele.
L’anno scorso undici ragazzi sono stati uccisi dal fuoco degli israeliani che utilizzano proiettili veri per disperdere le manifestazioni dei palestinesi, ma soltanto in un caso è stata aperta un’indagine e c’è stato un rinvio a giudizio. Di solito i responsabili restano impuniti. Le corti militari israeliane raramente perseguono membri delle Forze armate: dal 2002 al 2012 ci sono state 117 incriminazioni su 2.207 casi di ferimenti di minorenni palestinesi con armi da fuoco. Si tratta più o meno del 5 per cento dei casi, fa notare il gruppo israeliano per i diritti umani Yesh-Din.
DCIP ha inoltre sottolineato che i bambini e i ragazzi feriti non rappresentavano una reale minaccia all’incolumità dei militari che hanno aperto il fuoco. Secondo le regole delle Forze armate israeliane, l’impiego di proiettili veri è consentito in caso di una minaccia letale diretta, ma di solito si è trattato di ragazzi disarmati, spesso colpiti mentre lanciavano pietre durante le proteste contro l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi.
Il dato più sconfortante, però, è che non si rileva alcun cambiamento della politica israeliana e dell’atteggiamento delle forze di sicurezza. L’impunità di cui godono i soldati israeliani fa sì che continuino ad aprire il fuoco, utilizzando munizioni vere, anche contro minorenni. Negli ultimi quindici anni sono stati uccisi quasi novemila palestinesi e di questi almeno 1.900 erano minorenni.
Il rapporto arriva due giorni dopo la sessione speciale del Consiglio di Diritti umani dell’Onu (Unhrc), a Ginevra, che ha discusso le violazioni israeliane durante l’offensiva militare contro la Striscia di Gaza della scorsa estate (oltre duemila morti e migliaia di sfollati tra i palestinesi) e nei Territori occupati.
“La ferocia della distruzione e l’elevato numero di vittime civili pone seri dubbi sul fatto che Israele abbia rispettato i principi del diritto umanitario internazionale della proporzionalità, della distinzione e della precauzione nell’attacco”, ha detto Makarim Wibisono, inviato speciale dell’Onu per i Diritti umani nei Territori e a Gaza, criticando duramente anche l’embargo che tiene la Striscia “in una stretta mortale che non consente alla persone neanche di aiutarsi da sole”. Hanno invece parlato palesemente di crimini contro l’umanità i delegati di alcuni Paesi arabi. La sessione è stata disertata da Israele e Stati Uniti.
A luglio invece è atteso il rapporto della commissione d’inchiesta Unhrc sul conflitto a Gaza. L’uscita del documento sta innervosendo Tel Aviv che ha chiesto che l’intera inchiesta sia accantonata, poiché la giudica faziosa nei propri confronti.
Ma prima di luglio c’è un altro “appuntamento” che infastidisce lo Stato ebraico. Ad aprile i palestinesi dovrebbero consegnare alla Corte penale internazionale la documentazione per denunciare gli abusi israeliani nei Territori e a Gerusalemme est. Nena News