Zahava Gal-On, leader del partito Meretz, plaude alla decisione svedese: “Spero che porti un effetto a catena in tutta l’Ue”. Mentre Isaac Herzog, leader dell’opposizione, chiede a Stoccolma di ripensarci
della redazione
Roma, 6 ottobre 2014, Nena News – La Svezia annuncia di voler riconoscere la Palestina e l’opposizione israeliana si spacca. Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha convocato ieri l’ambasciatore svedese a Tel Aviv, Carl Magnus Lesser, per una reprimenda dopo l’annuncio della decisione di Stoccolma. Il primo ministro svedese Stefan Lovfen, secondo Lieberman, “non ha ancora compreso che chi ha costituito negli ultimi vent’anni un ostacolo tra israeliani e palestinesi sono proprio questi ultimi”. Su posizioni diametralmente opposte è invece Zahava Gal-On, leader del partito di opposizione Meretz, che ha lodato la decisione svedese augurandosi un “effetto a catena, che porti gli altri stati dell’Unione Europea a riconoscere lo Stato palestinese”, criticando Lieberman per aver rimproverato il diplomatico svedese e notando che “sarebbe meglio per il governo lasciar perdere le proprio ossessioni e acconsentire al riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite”.
Quanto a Isaac Herzog, leader del partito laburista e capo dell’opposizione alla Knesset, si è affrettato a telefonare al premier svedese per tentare di convincerlo a cambiare idea. Senza successo. “La Svezia – ha detto domenica dopo aver parlato al telefono con il Primo Ministro svedese Lofven e con il ministro degli Esteri, Margot Wallstrom – non farà un passo indietro sulle sue intenzioni di riconoscere uno Stato palestinese, nonostante nessuna data sia ancora stata decisa e Stoccolma voglia discuterne prima con le parti in causa, come Israele, i Palestinesi, gli Stati Uniti e gli altri membri dell’Unione Europea”. Herzog ha poi detto di aver ribadito a Lovfen il sostegno del partito laburista per la creazione di uno stato palestinese basato sui confini del 1967, con uno scambio di territori, aggiungendo che questo deve emergere da negoziati diretti tra Israele e i palestinesi. “La vostra politica ha spiegato Herzog all’omologo svedese – contesta il principio di reciprocità. Non sono sicuro che sia la cosa giusta da fare. I negoziati sono preferibili a mosse unilaterali che rischiano di portare a conseguenze indesiderate”.
Le “mosse unilaterali” di cui parla Herzog sono però state sempre dettate da Tel Aviv. Israele non ha mai voluto permettere la nascita di uno Stato palestinese, coprendosi con vent’anni di negoziati vuoti. Lo dimostra l’espansione coloniale, mai fermatasi, anzi, incrementata a dismisura dopo gli accordi di Oslo del 1993 e giunta solo pochi giorni fa all’ennesimo risultato: 2.610 case per nuovi coloni nell’insediamento di Givat Hamatos, nella Gerusalemme occupata, ulteriore schiaffo in faccia alla comunità internazionale. Quanto al “principio di reciprocità”, la sua inesistenza è stata messa in luce durante l’ultimo round di negoziati sponsorizzato dal segretario di Stato Kerry nel luglio 2013, naufragato la scorsa primavera per la palese mancanza di volontà di Tel Aviv di fare la benché minima concessione. E le “conseguenze indesiderate” si riferiscono alla volontà dei palestinesi di ottenere uno Stato – esaurita la possibilità di ottenerlo con i negoziati diretti – per vie legali e internazionali, con la richiesta di riconoscimento all’Onu e la minaccia di ricorrere alla Corte penale internazionale per i crimini dell’occupazione israeliana. Con il riconoscimento di uno Stato palestinese all’Onu, sostiene infatti Zahava Gal-On, “Israele potrebbe tenere un tipo diverso di negoziati, tra governo e governo, atto a raggiungere una soluzione comprensiva”.
Nonostante le pressioni israeliane, comunque, la decisione del governo svedese è presa e, come ha diffuso ieri via Twitter il responsabile del Ministero degli Esteri svedese per gli affari mediorientali Robert Rydberg “non dipende dalla conclusione dei negoziati”. Stoccolma si va così ad aggiungere ai 134 paesi del mondo che hanno già riconosciuto l’esistenza di uno Stato palestinese, ma è il primo in Europa occidentale a compiere un simile passo da membro della Ue. Polonia, Slovacchia e Ungheria avevano già riconosciuto lo Stato di Palestina, ma prima di entrare a far parte dei 28 membri dell’Unione Europea. Immediata è stata la reazione della Casa Bianca che ha subito definito “prematura” la decisione svedese: “Riteniamo che il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese sia prematura – ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki – Noi certamente sosteniamo il diritto palestinese allo Stato, ma questo può arrivare solo attraverso un negoziato, una risoluzione delle questioni finali e il riconoscimento reciproco da entrambe le parti”. Nena News