Il pugno duro del premier uscente Netanyahu degli ultimi giorni contro i palestinesi ha pagato. Netanyahu salirebbe a quota 27 seggi raggiungendo i laburisti. La lista comune (formata da 4 partiti arabi) è il terzo partito in Israele
AGGIORNAMENTO ORE 23:15 Lieberman: “Grandi forze hanno provato ad eliminarci ma non ci sono riuscite”
Il leader di Yisrael Beitenu Avigdor Lieberman, commentando gli exit poll che attribuiscono al suo partito solo cinque seggi, ha dichiarato: “si tratta di una vittoria” nonostante “il tentativo di grandi forze di annientare un partito intero [si riferisce alle accuse di corruzione che hanno colpito alcuni vertici di Yisrael Beitenu, in particolare Faina Kirshenbaum, tre mesi prima delle elezioni, ndr]”. “Nessun altro partito – ha aggiunto l’ex ministro degli esteri – sarebbe sopravvissuto a questa battaglia. Non è stata solo una lotta politica, siamo stati di fronte ad un annientamento mirato di un intero gruppo politico. Ci siamo confrontati contro grandi forze. Molti, anche nei media, hanno fatto fronte comune per eleminarci, ma non ci sono riusciti”.
AGGIORNAMENTO ORE 22:50 Netayahu dichiara vittoria. I laburisti negano
Dopo l’uscita del primo exit poll, il tre volte premier Netanyahu ha dichiarato di aver vinto. Bibi ha scritto sul suo account di Facebook: “Contro tutte le aspettative, grande vittoria per il Likud, per il campo nazionalista guidato dal Likud e per il popolo d’Israele”. Prima delle elezioni il partito del primo ministro era dato di 4/5 seggi dietro ai laburisti.
I labour negano la sconfitta e affermano che, con questi risultati, non è detto che Netanyahu riuscirà a formare il prossimo esecutivo: “Il Likud continua a sbagliare. Il blocco di destra si è ridimensionato. Tutto è ancora aperto finché non abbiamo i risultati finali e finché non sapremo chi ha passato la soglia elettorale e che tipo di governo possiamo dar vita. Noi abbiamo formato un team di negoziazione con l’obiettivo di mettere insieme una coalizione guidata da Hertzog”.
Parole inascoltate da Bibi che ha già avviato alcune conversazioni telefoniche con il leader di Casa ebraica, Naftali Bennett, il capo di Shas Arie Der’i e Moshe Gafini di Giudaismo Unito della Torah.
Il premier ha ricevuto i complimenti di Bennet per la “vittoria” e i due esponenti della destra hanno concordato ad iniziare i negoziati per formare un governo nazionalista che lavorerà “per migliorare la sicurezza e il benessere del popolo d’Israele”. Resta ancora ambiguo Moshe Kahlon il quale ha parlato sia con Netanyahu che con Hertzog. L’ex likdunist ha detto che deciderà con chi unirsi in un eventuale governo di coalizione in base ai risultati definitivi delle elezioni.
AGGIORNAMENTO ORE 22.45 SODDISFAZIONE TRA I LEADER LISTA ARABA UNITA MA DIETRO LE QUINTE C’E’ ANCHE QUALCHE DELUSIONE
Grandi feste al quartier generale della Lista Araba Unita, il raggruppamento dei principali partiti arabi che conquistando, con ogni probabilità, 13 seggi, dovrebbe diventare la terza forza alla Knesset, un risultato mai raggiunto in passato dai palestinesi con cittadinanza israeliana. Tuttavia non manca qualche segnale meno positivo. Ayman Odeh si aspettava una maggiore partecipazione al voto della popolazione araba, per arrivare a 15 seggi. Invece la lista ha ottenuto quanto ormai da tempo avevano indicato i sondaggi, a conferma di una crescita che, ad un certo punto della campagna elettorale, si è fermata.
AGGIORNAMENTO ORE 22.30
PER IL CENTROSINISTRA LA DESTRA SI E’ RIDOTTA
Secondo esponenti di Campo Sionista il blocco di destra guidato dal Likud in realtà si è ridotto come numero di seggi. “Tutto è possibile finché non si sapranno i risultati definitivi. Ogni previsione è prematura”. Secondo fonti del Likud citate dal quotidiano Haaretz, Netanyahu ora lo nega ma lavorerà ad un governo di unità nazionale con Herzog, la soluzione preferita dal capo dello Stato Reuven Rivlin.
AGGIORNAMENTO ORE 22:00 EXIT POLL: Netanyahu ruba i voti al partito dei coloni di Casa Ebraica scavalcandolo a destra e pareggia con i laburisti con 27 seggi. Bene la lista comune formata dai quattro partiti arabi, il terzo partito in Israele
Secondo i primi exit polls, Netanyahu sarebbe il vero vincitore di questa elezione passando dai 20 seggi previsti nell’ultimo sondaggio effettuato venerdì ai 27 che attualmente gli vengono dati. Molti dei voti li avrebbe presi da Casa Ebraica che conquisterebbe solo 8 seggi (rispetto ai 12 delle previsioni) ma che potrebbe essere ben ricompensata da Bibi in caso di un nuovo mandato. Bene con 13 seggi la Lista comune formata dai quattro partiti arabi. Se il dato venisse confermato sarebbe il terzo partito in Israele. Come nei sondaggi pre-elezioni terrebbe Yesh Atid di Yair Lapid, il deludente Ministro del Tesoro della passata legislatura, che potrebbe riuscire a portare 12 suoi parlamentari alla Knesset
Tira per il momento un sospiro di sollievo con 5 seggi, superando la soglia di sbarramento, la sinistra sionista rappresentata da Meretz (la leader Galon aveva temuto che i suoi voti sarebbero stati presi dal Campo sionista che aveva esortato gli elettori ad un “voto utile” in chiave anti-Netanyahu). Nella ventesima Knesset si salverebbe, anche se molto ridimensionato rispetto alla scorsa tornata, il partito di destra Yisrael Beitenu dell’ex ministro degli esteri Lieberman con cinque parlamentari. Malissimo Yahad di Yishai (ex Ministro degli interni) che a dicembre si era staccato dal partito degli ultraortodossi seferditi Shas (bene con 7 seggi). Yahad non supererebbe la soglia e sarebbe fuori dalla prossima legislatura. Se così fosse, si può parlare di grosso errore quello di dividersi e litigare con Der’i a capo dello storico Shas
AGGIORNAMENTO ORE 21.30 – LIKUD IN VANTAGGIO DI UN PUNTO SECONDO L’EXIT POLL DI CHANNEL 2. NETANYAHU E BENNET GIA’ D’ACCORDO A LAVORARE INSIEME PER LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO
AGGIORNAMENTO ORE 21.15 – AFFLUENZA AL 71,8 PERCENTO SECONDO IPS. TESTA A TESTA TRA LIKUD E CAMPO SIONISTA
Secondo i primi tre exit poll diffusi da Channel 1 e Channel 10 il Likud sarebbe alla pari con il Campo Sionista con 28 seggi per il primo e 27 per il secondo
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AGGIORNAMENTO ORE 17:00 Yisrael Beitenu: “nostri rappresentanti aggrediti da arabi”. Lista Comune: “Lieberman e il suo partito continuano a diffondere bugie e istigare all’odio. Ma il nostro ottimismo vincerà alle urne”
Il partito di destra Yisrael Beitenu ha presentato un reclamo alla Commissione Centrale delle elezioni (CEE) perché, sostiene, alcuni suoi rappresentati sarebbero stati aggrediti fisicamente da palestinesi cittadini d’Israele presso un seggio di Nazareth, mentre ad altri suoi membri sarebbe stato impedito di votare a Baka al-Gharbia, Kafr Kara e Sakhnin. Dura la risposta della lista comune araba: “Lieberman [capo di Yisrael Beitenu, ndr] e il suo partito continuano a diffondere menzogne e a istigare all’odio. Ma il nostro ottimismo vincerà alle urne, le bugie non impediranno ai cittadini arabi di andare a votare e incidere sul nostro destino”. “La nostra risposta al razzismo e all’istigazione – si legge in un comunicato – è quello di diventare con le elezioni il terzo partito della Knesset [il Parlamento israeliano, ndr]”
AGGIORNAMENTO ORE 16:15 Netanyahu: “Il governo di destra è in pericolo”
L’alta percentuale di voto tra i palestinesi d’Israele resa nota a mezzogiorno preoccupa il premier uscente Netanyahu che, in un post su Facebook, ha esortato i suoi sostenitori ad andare a votare poiché: “il governo di destra è in pericolo. Gli elettori arabi si muovono in massa verso i seggi. I gruppi di sinistra li stanno portando con gli autobus. Andate alle urne, portate con voi i vostri familiari e amici, votate in modo da colmare il divario fra noi e il partito laburista. Con il vostro aiuto e e con l’aiuto di Dio formeremo un governo nazionalista che difenderà Israele”.
Alle 16:00 (le 15 in Italia) la percentuale di voto era del 45,4% (nel 2013 era del 46,6%)
Immagini da uno dei seggi di Katamon (Gerusalemme)
AGGIORNAMENTO ORE 12:30 Affluenza alle urne ore 12: 26,5%
Leggermente inferiore rispetto alle scorse elezioni (26,7%). Un progresso di 2,4 punti percentuali rispetto alle legislative del 2013 si era però registrato al rilevamento delle ore 10 dove aveva votato il 13,7% degli elettori. Rispetto alle tornate elettorali del 2009 e del 2006 si segnala una maggiore affluenza: nel 2006 e nel 2009 a mezzogiorno si era recato alle urne rispettivamente il 21,7% e il 23,4% degli aventi diritto.
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testo e foto di Michele Giorgio
Gerusalemme, 17 marzo 2015, Nena News – Urne aperte in Israele. Circa sei milioni di elettori sono chiamati oggi a scegliere i 120 membri della Knesset, il Parlamento, e più di tutto a dire se vogliono ancora come premier Benyamin Netanyahu. Le legislative, volute in anticipo proprio dal primo ministro, si sono trasformate in un referendum. Netanyahu pensava di vincerle agevolmente e di formare una nuova coalizione persino più spostata a destra di quella uscente ma i sondaggi nelle ultime settimane lo hanno visto inseguire il suo principale rivale, il laburista Yitzhak Herzog, leader della lista “Campo Sionista”. Sarà decisiva l’affluenza alle urne. Nel 2013 era stata del 67,8%. Gli esperti questa volta si attendono un dato più alto e un lungo testa a testa.
Peseranno i voti di coloro che fino a qualche giorno fa si proclamavano indecisi. Netanyahu facendo appello al “voto utile”, ha usato nelle ultime ore un tono ancora più nazionalistico escludendo categoricamente, in caso di vittoria, la creazione di uno Stato palestinese e promettendo un ulteriore sviluppo della colonizzazione ebraica nella zona araba di Gerusalemme. A questo tentativo estremo di catturare i voti della destra più radicale, ha risposto l’alleata di Herzog, l’ex ministra centrista Zipi Livni annunciando la sua rinuncia alla carica a rotazione di primo ministro. Falco che ha partecipato da ministra a tre offensive contro la Striscia di Gaza ma che in qualche occasione ha indossato gli abiti della moderata, Livni gode di stima e consensi nella classe media di origine ashkenazita ma è guardata con diffidenza dagli israeliani meno abbienti che vivono nelle periferie, una parte di elettorato ai quali si rivolge Herzog per conquistare voti che di solito vanno al Likud.
Herzog, privo di carisma e con una vocina che si sente appena, di mandare a casa Netanyahu e di mettere fine al suo lungo regno. Puntando sui temi economici e sociali e favorito dalla voglia di cambiamento di una porzione significativa della popolazione – non voglia di sinistra o di pace con i palestinesi, è bene sottolinearlo –, Herzog ha prima raggiunto nei sondaggi il premier e leader del partito Likud, quindi l’ha superato ed è stato poi in grado di conservare un vantaggio intorno ai 3-4 seggi. Netanyahu che aveva provato a dare slancio alla sua campagna elettorale tutta puntata sui temi della sicurezza e non aveva esitato ad attaccare davanti al Congresso Usa la politica di Barack Obama di compromesso con l’Iran, ha capito troppo tardi di aver fatto un buco nell’acqua. Per il primo ministro l’assalto ai voti della destra radicale è l’ultima speranza di evitare la sconfitta.

Sul poster elettorale in ebraico: “E’ (questione) di noi o loro. Soltanto il Likud, Soltanto Netanyahu”
Se il raduno di migliaia di coloni, attivisti e simpatizzanti della destra domenica sera in Piazza Rabin a Tel Aviv è stato, di fatto, il megafono dell’appello di Netanyahu a votare per il Likud e non per gli altri partiti della destra, il discorso pronunciato ieri dal primo ministro durante la visita nell’insediamento colonico di Har Homa, un mostro di cemento armato che lacera il territorio palestinese occupato tra Gerusalemme Est e Betlemme, è stato l’annuncio del programma del “nuovo” governo. L’unità di Gerusalemme, ha proclamato Netanyahu, sarà mantenuta «in tutte le sue parti», quindi niente restituzione ai palestinesi della zona araba occupata, così come si continuerà «a costruire e fortificare» la città per impedire ogni sua futura divisione. Dichiarazioni che si aggiungono a quelle al sito Nrg che, se rivincerà le elezioni, si opporrà alla nascita di uno Stato palestinese. Parole che rappresentano non solo l’ennesima negazione di diritti palestinesi sanciti da innumerevoli risoluzioni internazionali ma anche uno schiaffo in faccia all’Amministrazione Obama che, tra mille ambiguità e il rinnovarsi dell’alleanza strategica con Israele, afferma il suo sostegno a uno Stato di Palestina.
Se produrrà dei frutti questo spostarsi di Netanyahu verso posizioni ancora più estreme, lo vedremo questa sera quando, alla chiusura delle urne, saranno resi noti i primi exit poll. Certo è che regna un clima di forte apprensione nel Likud dove cominciano ad affiorare malumori verso la linea adottata da “Bibi” (il nomignolo di Netanyahu) poco attenta alle difficoltà economiche di tante famiglie israeliane. Un tema sul qualche al contrario ha battuto Herzog e ancora di più il leader del partito Kalanu (destra sociale), Moshe Kahlon, che ha portato via al Likud parecchi voti. Anche la denuncia di Netanyahu di un “complotto internazionale” per mandarlo a casa non avrebbe convinto tutti i dirigenti ed attivisti del partito e ancora meno l’elettorato.
Il Jerusalem Post ieri riferiva che mentre all’inizio del mese il 60 per cento degli israeliani pensava che Netanyahu guiderà il prossimo governo, la settimana scorsa la percentuale è bruscamente calata al 49,6 per cento. La percentuale di quanti ritengono che il nuovo esecutivo sarà guidato da Herzog è balzata al 20 al 30 per cento. Un segnale delle tensioni interne al Likud è stata anche l’apertura su Facebook di una pagina dal nome “Gideon Saar alla guida del Likud”. Saar è un ex ministro che mesi fa ha lasciato la politica in polemica con Netanyahu.
I palestinesi seguono con indifferenza le elezioni israeliane. Nelle strade dei Territori occupati si tende ad escludere un cambiamento positivo della loro situazione in caso di vittoria di Herzog e si guarda con un certo interesse solo al risultato della Lista Araba Unita che, per la prima volta da decenni, mette insieme tutte le forze politiche palestinesi in Israele. Ben diversa è la posizione dell’Autorità nazionale palestinese. Il presidente Abu Mazen in pubblico non esprime alcun giudizio ma in privato, riferiscono a Ramallah, spera nella sconfitta di Netanyahu che, ritiene, potrebbe aprire di nuovo la strada al negoziato mediato dagli americani che la destra israeliana ha chiuso lanciando una massiccia campagna di espansione delle colonie israeliane. Nena News

Striscione del partito Yahad. In ebraico: “Fine agli infiltrati [i richiedenti asilo, ndr]. Yahad guidato da Eli Yishai”

Poster elettorale di Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu). In ebraico: “Pena di morte per i terroristi”
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