Durissimo affondo del premier israeliano: “Ban Ki-moon incoraggia il terrorismo”. Dietro sta il difficile equilibrio di poteri interno, con i partiti nazionalisti e di ultradestra che lo tengono sulla graticola
della redazione
Roma, 27 gennaio 2016, Nena News – “Incoraggia il terrorismo”: la bomba lanciata dal premier israeliano Netanyahu contro il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon è senza precedenti. Un’accusa durissima, sparata ieri dal primo ministro: “I commenti del segretario generale Onu incoraggiano il terrorismo. Non c’è giustificazione al terrore”.
La “giustificazione” di cui parla Netanyahu – che accusa anche il Palazzo di Vetro di aver perso la sua neutralità e la sua morale molto tempo fa – si riferisce alle dichiarazioni fatte da Ban Ki-moon al Consiglio di Sicurezza Onu e relative all’ondata di violenze che dal primo ottobre stanno scuotendo i Territori Palestinesi Occupati: violenze, secondo Ban, legate “al profondo senso di alienazione e disperazione, che spingono alcuni palestinesi, soprattutto giovani” ad attacchi contro israeliani. “La frustrazione palestinese cresce sotto il peso di un occupazione lunga mezzo secolo e la paralisi del processo di pace – aveva detto il segretario generale – Come i popoli oppressi hanno dimostrato nella storia, è proprio della natura umana reagire all’occupazione, che spesso è un potente incubatore di odio e estremismo. Le continue attività coloniali sono un affronto per il popolo palestinese e la comunità internazionale e solleva dubbi sul reale impegno israeliano alla soluzione a due Stati”.
Apriti cielo. Per Tel Aviv l’equazione è immediata e cristallina: l’Onu sostiene il terrorismo palestinese. Non è certo la prima volta che l’attuale governo, quello guidato da Netanyahu, si è mostrato sprezzante nei confronti del ruolo delle Nazioni Unite, vietando l’ingresso di missioni di inchiesta sugli attacchi contro Gaza o quelle Unesco per la tutela della storia palestinese. Ma soprattutto, non rispettando mai le centinaia di risoluzioni Onu che chiedono la fine dell’occupazione, la distruzione del muro, il blocco dell’espansione coloniale e lo stesso ritorno dei profughi palestinesi.
Da parte sua l’Onu urla ma non agisce. Nessuna risoluzione è stata mai imposta a Israele – come avvenuto per altri paesi contro i quali sono state scatenate guerre, dall’Iraq di Saddam all’Afghanistan – che continua a godere di una comoda impunità.
Ma a Netanyahu e al suo governo di ultradestra non basta. Il messaggio che il primo ministro manda con tali parole di fuoco è rivolto non tanto e non solo alla comunità internazionale quanto alla sua stessa opinione pubblica e al suo esecutivo, spinto sempre più a destra dal potere aquisito dai partiti nazionalisti e specchio del movimento dei coloni. Bibi è subissato dalle pressioni dei gruppi di ultradestra in un periodo difficile da gestire: la repressione e le punizioni collettive contro il popolo palestinese non bastano a certi politici che sfruttano gli attacchi e i ferimenti di israeliani per scalare le vette del governo. Soprattutto se ad essere attaccati sono i coloni.
Non a caso è di pochi giorni fa un’altra chicca del premier Netanyahu, seguita all’annuncio di 153 nuove case per coloni nelle colonie di Carmel (sud di Hebron) e Gush Etzion (tra Betlemme e Hebron): “Il governo sostiene l’insediamento in qualsiasi momento, soprattutto ora che è sotto attacco”. Queste le parole che Bibi aveva regalato al governo pochi giorni fa, dopo il brutale attacco da parte di 80 coloni di Hebron di due case palestinesi vicino alla Moschea di Abramo. Poi esplusi dallo stesso esercito israeliano, sono comunque presi a modello dal premier che ne ha bisogno per garantirsi un mandato stabile. Nena News