In visita in Israele e nei Territori Occupati il Segretario Generale dell’Onu ha condannato la costruzione di nuove colonie in Cisgiordania e le “provocazioni” dei coloni nei luoghi sacri esortando palestinesi e israeliani a riprendere il processo di pace. Su Gaza ha ribadito la necessità di togliere l’assedio. Nella notte un gruppo di coloni ha dato fuoco a una moschea vicino a Nablus
della redazione
Roma, 14 ottobre 2014, Nena News – Critiche alle nuove costruzioni annunciate da Tel Aviv in Cisgiordania, richiesta di fine dell’assedio a Gaza e ripresa del processo di pace. Questi, in sintesi, i punti più importanti espressi ieri dal Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon in visita a Ramallah
Ban Ki-Moon è arrivato ieri in Israele e Cisgiordania dopo che domenica aveva partecipato alla conferenza dei donatori al Cairo dove sono stati promessi 4.3 miliardi di euro per ricostruire la Striscia di Gaza distrutta dall’offensiva israeliana “Margine Protettivo”. Nella conferenza congiunta con il Premier palestinese Rami Hamdallah, il Segretario delle Nazioni Unite ha definito questa somma “abbastanza incoraggiante” aggiungendo che servirà per la “necessaria e urgente” ricostruzione delle infrastrutture e delle case distrutte nella Striscia. Ban Ki Moon ha, però, anche sottolineato che “se ricostruire è importante, noi dobbiamo risolvere le cause profonde di instabilità”. Ovvero: palestinesi e israeliani devono fare la pace.
Nel corso della conferenza stampa con Hamdallah, Ban ha commentato anche i recenti scontri a Gerusalemme tra i palestinesi e le forze di sicurezza israeliane schierate massicciamente a protezione degli estremisti ebrei in visita alla Spianata delle Moschee. Il Segretario dell’Onu non ha usato giri di parole e ha definito la loro presenza “una provocazione”. “Sono profondamente preoccupato dalle provocazioni nei luoghi sacri di Gerusalemme – ha dichiarato – questi [atti] infiammano le tensioni e pertanto devono terminare”.
La scorsa settimana più di 60 coloni israeliani sono entrati nella “Spianata delle Moschee” (“Monte del Tempio” per gli ebrei) scortati dalla polizia israeliana che ha disperso violentemente i fedeli musulmani. Un clima tesissimo quello che da diverse settimane si respira nella città vecchia di Gerusalemme. Anche la Giordania ha protestato contro le “invasioni” degli estremisti ebrei esortando la comunità internazionale a fare pressioni affinché Tel Aviv termini quello che Amman definisce un vero e proprio “assedio” dell’ Haram al-Sharif.
Ban Ki- Moon ha poi criticato l’annuncio di nuove unità abitative illegali in Cisgiordania. “Ancora una volta condanno fortemente la costruzione di colonie decisa da Israele” ha detto ai giornalisti dopo la conferenza con Hamdallah. Anche l’Unione Europea (Ue) aveva espresso venerdì dure critiche al progetto annunciato da Tel Aviv di costruire altre 2.160 case nella parte orientale occupata di Gerusalemme. Secondo l’Ue queste azioni sono “estremamente dannose” per gli sforzi diplomatici per raggiungere la pace tra israeliani e palestinesi. Sono circa 200.000 i coloni israeliani che vivono illegalmente nella zona est di Gerusalemme che, secondo gli accordi di Oslo, dovrebbe essere la futura capitale dello Stato di Palestina.
Il Segretario Onu ha infine ribadito la necessità di riportare in vita il processo di pace tra israeliani e palestinesi sottolineando come senza una accordo di lunga durata tra le due parti la violenza ritornerà. “Invito i palestinesi, così come gli israeliani, a mostrare coraggio e ad impegnarsi nel processo di pace”. “Il tempo – ha osservato con amarezza – non è dalla parte della pace. Dobbiamo agire pertanto immediatamente per evitare di peggiorare il già insostenibile status quo”.
Ma il suo invito cadrà nel vuoto perché le le priorità di Tel Aviv sono altre. Ieri il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al Segretario Onu di impedire ai palestinesi di compiere azioni unilaterali alle Nazioni Unite perché queste “minano” la pace. “Una pace vera può essere raggiunta solo con negoziati bilaterali – ha detto il Premier che poi ha aggiunto – se l’Onu vuole sostenere una giusta riconciliazione, deve evitare queste azioni”.
Parole simili sono state pronunciate anche dalle forze israeliane “moderate”. Incontrando Ban Ki-Moon, la ministra della Giustizia Tzipi Livni (HaTnu’a) ha detto che “qualunque negoziato si basa su compromessi reciproci. Il riconoscimento unilaterale dello stato di Palestina rappresenta un messaggio sbagliato inviato al Presidente palestinese Abbas che può così evitare le negoziazioni”. Sulla falsariga di Livni anche il laburista Hertzog che ha ribadito al Segretario Onu la necessità di “negoziati diretti” tra palestinesi e israeliani.
Sulla richiesta di Ban Ki Moon di porre fine all’assedio di Gaza (ribadita ieri a Ramallah dopo che era già stata espressa al Cairo domenica), è intervenuto il Capo di Stato israeliano Reuven Rivlin. Incontrando il Segretario Onu, Rivlin ha detto: “noi israeliani capiamo che più di un milione e mezzo di palestinesi non possano vivere così. Non siamo ciechi di fronte alle difficili condizioni in cui si trovano. Tuttavia, detto questo, l’assedio può essere rimosso solo quando la leadership palestinese e la comunità internazionale troveranno una soluzione per smantellare le capacità terroristiche di Hamas e assicureranno ai cittadini israeliani una vita sicura”. Il presidente israeliano ha poi aggiunto: “i nostri vicini palestinesi di Gaza sono ostaggio di Hamas, meritano una vita migliore e più sicura. Credo che non ci sia alcuna contraddizione tra il miglioramento delle condizioni di vita a Gaza e la sicurezza di Israele”.
Una sicurezza che dovrebbe però valere anche per i palestinesi. Stanotte una moschea nei pressi del villaggio di Aqraba (Nablus, Cisgiordania) è stata data alle fiamme. Secondo fonti palestinesi un gruppo di coloni avrebbe rotto le porte e le finestre della moschea di Abu Bakr al-Saddiq, l’avrebbe vandalizzata con scritte razziste prima di darle fuoco. L’intervento degli abitanti di Aqraba avrebbe ridotto i danni alla moschea causati dalle fiamme. Nena News