Dibattito aperto sul controverso articolo della legge nazionale che spinge alla creazione di comunità su base etnica e confessionale. Protesta anche il presidente Rivlin. Per i palestinesi è l’istituzionalizzazione del sistema di apartheid
di Chiara Cruciati
Roma, 11 giugno 2018, Nena News – Una nuova controversa legge scuote la politica israeliana e segna la strada verso un’ulteriore radicalizzazione del sistema politico interno. È la cosiddetta Clausola 7b, parte della bozza della legge nazionale in via di discussione in commissione parlamentare: “Lo Stato può permettere a una comunità composta di persone della stessa fede o nazionalità di mantenersi comunità esclusiva”, si legge nell’articolo destinato ad entrare nella legge basilare israeliana, una sorta di costituzione che in Israele non esiste.
Ovvero, di non ammettere persone di altra confessione. Nella pratica, una legge che è un nuovo passo verso l’istituzionalizzazione della segregazione e dell’apartheid, che tanti esperti e organizzazioni imputano all’attuale struttura statale israeliana. Legalizzerebbe l’esistenza di comuntà solo ebraiche, tagliando fuori chi ebreo non è, palestinesi in primis, il 20% della popolazione dello Stato di Israele. Perché la Clausola 7b non parla solo di religione, ma anche di nazionalità in uno Stato dove la nazionalità non è quella israeliana ma quella ebraica.
Ad alzare la voce contro l’articolo, oltre alle opposizioni palestinesi, è stato il presidente israeliano Reuven Rivlin che ieri si è rivolto con una lettera aperta direttamente ai parlamentari israeliani: “Si permetterebbe a qualsiasi comunità di creare zone residenziali che escludono gli ebrei sefarditi, gli ultraortodossi, i druzi, gli Lgtb – scrive Rivlin – Date un’occhiata alla società israeliana e chiedetevi: nella visione sionista, siamo disposti a sostenere discriminazione ed esclusione di donne e uomini sulla base della loro origine etnica? La natura ampia di questo articolo potrebbe danneggiare il popolo ebraico e gli ebrei nel mondo e potrebbe essere usato come arma dai nostri nemici”.
Se l’analisi è corretta – discriminazione su base etnica – Rivlin ha dimenticato di citare la comunità che per ovvi motivi più di tutte le altre subirebbe gli effetti di tale legge: i palestinesi, 1,8 milioni di persone sugli 8 totali residenti in Israele che è già soggetta a decine di leggi che ne limitano diritti, accesso alla casa, accesso alla terra. Dopotutto esiste già una legge, approvata nel 2011 e applicata a qualche centinaio di comunità in Galilea e nel Negev, la “Legge dell’ammissione” che garantisce ai suoi residenti di rifiutare nuovi acquirenti di case se questi mettono in pericolo la “tenuta sociale” e le caratteristiche politiche o sociali della comunità stessa.
Molto più dura la reazione della Lista araba unita, il partito formato per lo più da palestinesi con cittadinanza israeliana, che con il parlamentare Jamal Zahalqa ha apertamente parlato di apartheid: “Non esiste alcuna legge simile in nessun paese al mondo oggi. È molto grave perché è una legge costituzionale, se passerà sarà molto difficile tornare indietro”.
Qualcosa però sembra muoversi: dopo le aperte critiche di Rivlin il Likud starebbe pensando di rimuovere dalle legge Nation State la Clausola 7b o di modificarla con un più vago riferimento al sostegno alla creazione di insediamenti ebraici sulla terra sotto il controllo dello Stato. Eppure Netanyahu aveva sottolineato che l’attuale struttura della legge era già il frutto di un compromesso con i partner di coalizione, provenienti dal movimento dei coloni e dal fronte ultranazionalista israeliano.
Dopo la commissione, la legge dovrà essere discussa in seconda e terza visione dalla Knesset. Il primo ministro Netanyahu sta facendo pressioni perché la discussione si tenga prima della pausa estiva, prevista per il prossimo 22 luglio, dopo che ad aprile era stata discussa e approvata in prima istanza. Non solo comunità esclusive: la legge individua l’ebraico come unica lingua ufficiale, introduce il calendario ebraico e dichiara Gerusalemme capitale di Israele, una definizione già presente nella legislazione israeliana dagli anni Ottanta. Nena News
Chiara Cruciati è su Twitter: @ChiaraCruciati