Il premier Netanyahu ottiene l’approvazione della legge contro “incitamento al terrorismo e alla lotta armata”, a lungo cercata per legare le mani ai rappresentanti palestinesi. Ieri un 12enne palestinese è stato ucciso ad al-Ram dai soldati
della redazione
Roma, 20 luglio 2016, Nena News – Prima era stato il presidente turco Erdogan, rinnovato alleato – in realtà mai messo in discussione – di Israele. Ora è il turno del premier Netanyahu: se il collega oltre mare ha optato per la cancellazione dell’immunità parlamentare in chiave anti-kurda, il primo ministro israeliano ha scelto la sospensione dei deputati per “comportamento inappropriato”., in chiave anti-palestinese.
La legge è passata ieri notte alla Knesset: con 90 voti a favore (20 in più del necessario) su 120, i deputati israeliani di governo e opposizione, alcuni, hanno riconosciuto al parlamento il potere di sospendere suoi membri nel caso questi siano accusati di “incitamento al terrorismo e sostegno della lotta armata contro lo Stato”.
Una definizione ampia, un gran calderone, in cui da tempo il governo di ultradestra guidato da Netanyahu infila chiunque sollevi dubbi sull’occupazione militare e i suoi effetti. Ovvero, i deputati palestinesi alla Knesset, rappresentanti del 20% della popolazione di Israele. I mesi passati, quelli della cosiddetta “Intifada di Gerusalemme”, sono stati caratterizzati dalle ire dei vertici israeliani ogni qual volta un parlamentare palestinese ha fatto visita alla famiglia di un giovane ucciso da polizia o esercito o ha alzato la voce per ricordare la frustrazione e l’assenza di diritti in cui soffoca la popolazione araba.
Per Tel Aviv altro non è che sostegno al terrorismo, propaganda, primo passo per la lotta armata. Ed ora è legge, una legge controversa sì ma che assesta un altro duro colpo all’immagine di democrazia che Israele tenta di far passare all’esterno, spesso volta a mascherare una palese differenza di trattamento della popolazione su base etnica o religiosa.
Secondo quanto previsto dalla nuova normativa, se un deputato sarà sospeso potrà essere sostituito da un membro dello stesso partito, il successivo nella lista elettorale presentata alle ultime elezioni. A premere per la sua approvazione è stato lo stesso primo ministro che ha presentato il disegno di legge dopo la visita di alcuni parlamentari alle famiglie di palestinesi uccisi dopo un attacco a Gerusalemme.
Immediata la reazione della Lista Araba Unita, fazione anti-sionista nata alle scorse elezioni: il deputato Jabarin parla di “legislazione di apartheid che spiana la strada al trasferimento dei funzionari arabi eletti”. Critiche anche dal partito di opposizione Unione Sionista che definisce la legge “un marchio scuro sul volto di Israele”.
“Si tratta di una delle più gravi leggi degli ultimi anni – il commento di Debbie Gild-Hayo, avvocato dell’Associazione per i Diritti Civili in Israele – Danneggia la struttura democratica, la libertà di espressione, il diritto di votare e essere eletti e quello alla rappresentazione”.
Non solo: segue al voto della Knesset della scorsa settimana sulla cosiddetta “legge delle Ong” o “legge della trasparenza”, normativa che impone alle organizzazioni non governative israeliane (anche qui, chiaramente, nel mirino ci sono quelle che operano nei Territori Occupati Palestinesi) di precisare origine e entità delle donazioni ricevute, pena multa o chiusura.
In un clima di tensione politica, non manca quella sul campo: ieri si è registrato l’ennesimo morto palestinese, di nuovo un bambino. Muhye Muhammad Sidqi al-Tabbakhi, 12 anni, è stato ucciso dai soldati israeliani nel villaggio di al-Ram, tra Gerusalemme e Ramallah, colpito al petto da un proiettile di gomma. La morte è avvenuta durante scontri tra manifestanti palestinesi e esercito nella comunità. Nena News