La polizia accusa il partito di frode, riciclaggio di denaro e uso illegale di fondi. Per il segretario Zahalka, invece, l’obiettivo dell’inchiesta è “intimidire l’elettorato arabo”. Il ministro della difesa Lieberman chiede agli altri parlamentari di boicottare la Lista Araba Unita
della redazione
Roma, 11 ottobre 2016, Nena News – Continuano le indagini sui presunti fondi illeciti ottenuti dal partito palestinese Balad. Ieri i suoi due principali rappresentanti, il segretario Jamal Zahalka e Hanin Zoabi, sono stati interrogati dalla polizia israeliana presso l’unità anti-corruzione Lahav 433 di Lod. “Andiamo all’interrogatorio come chi accusa, non come chi è accusato – ha detto con orgoglio Zahalka – siamo di fronte ad un altro passaggio della persecuzione politica contro di noi e contro l’elettorato arabo”. Balad, un acronimo per Assemblea democratica Nazionale, ha tre membri nella coalizione di partiti arabi chiamata Lista Araba Unita presente nel parlamento israeliano con 13 deputati (sui 120 totali).
Secondo attivisti e militanti del partito, il motivo dell’inchiesta è quello di silenziare la minoranza palestinese d’Israele (quasi il 20% della popolazione) e di infliggere ad una delle sue più combattive rappresentanti politiche un corpo mortale. A Balad, infatti, appartengono diversi parlamentari che sono stati sospesi più volte dai lavori della Knesset per le loro posizioni e dichiarazioni spesso giudicate troppo anti-israeliane. Tra i suoi deputati “più odiati”, c’è sicuramente Hanin Zoabi il cui viaggio sull’imbarcazione Mavi Marmara (assaltata da un commando israeliano nel 2010 mentre tentava di rompere l’assedio su Gaza) suscitò polemiche violenti da parte dell’opinione pubblica locale e della quasi totalità dello spettro politico israeliano.
“Il premier Netanyahu istiga contro gli arabi e la sua leadership. In questo modo li delegittima” ha concluso Zahalka. Dello stesso avviso è l’ex parlamentare Mohammed Barakeh (per anni leader del partito di sinistra Hadash e ora presidente dell’Alto Comitato Arabo) che ha sottolineato come i recenti arresti di ufficiali di alto rango di Balad mirino a intimidire la minoranza palestinese dello stato ebraico. Al momento sono 36 (tra attivisti e membri) le persone arrestate nella fasi preliminari dell’inchiesta.
Citato dal portale The Times of Israel, Barakeh ha sottolineato il doppio standard utilizzato dalle autorità israeliane: “ogni partito ha i suoi problemi di irregolarità finanziarie che sono di solito controllate e regolate. Tuttavia, visto le gravi accuse mosse contro Balad, la polizia doveva prima chiedere al premier [la possibilità di procedere]”.
Di tutt’altro avviso è la polizia che indaga il partito per frode, riciclaggio di denaro e uso illegale di fondi. Gli inquirenti ritengono che i suoi membri non abbiano indicato correttamente “l’origine di milioni di shekel” giunti nelle casse di Balad sia all’interno d’Israele che dall’estero.
Se sulla vicenda ci sono ancora molti punti da chiarire, quello che è certo è che molti parlamentari israeliani sarebbero ben lieti di vedere sparire le voci arabe dalla Knesset. Esplicito, a tal proposito, è stato il leader di Yisrael Beintenu, nonché ministro della Difesa, Avigdor Liberman. Intervistato dai giornalisti, Lieberman ha detto che la decisione della Lista Unita di boicottare il funerale di Peres qualche settimana fa ha rappresentato il superamento della linea rossa e che, pertanto, ora una decisione deve essere presa affinché i discorsi dei parlamentari arabi alla Knesset siano boicottati. Lo xenofobo titolare del dicastero della difesa, non pago di esprimere la sua opinione, ha chiesto al collega di partito Oded Forer di cercare la collaborazione dei laburisti e dei centristi di Yesh Atid su questo tema affinché la sua proposta idea possa tramutarsi in qualcosa di concreto. Il ministro ha per ora già incassato il sì del primo ministro Netanyahu che ha invitato i politici israeliani a boicottare i discorsi dei parlamentari della Lista Unita, almeno durante la seduta d’apertura della sessione invernale. La proposta di Lieberman ha fatto infuriare il leader della coalizione araba, Ayman Odeh, che ha parlato di un “nuovo punto basso raggiunto da un uomo la cui intera storia politica si basa sull’odio e la divisione”.
Tuttavia, sarebbe un errore ritenere che ciò che propone il leader di Yisrael Beitenu sia frutto di un capriccio personale di un politico fortemente anti-arabo. Lieberman coglie il sentimento comune di molti ambienti politici israeliani ed è ampiamente (se non interamente) sostenuto in ciò dal governo. I tre parlamentari di Balad suscitarono molte polemiche in Israele quando, a inizio anno, incontrarono i parenti dei palestinesi che erano stati uccisi dopo aver compiuto attacchi contro israeliani. In risposta a tale iniziativa, a luglio la Knesset ha passato una legge molto controversa che consente l’espulsione dei parlamentari giudicati colpevoli di istigazione razziale o ritenuti sostenitori della lotta armata contro lo stato ebraico. La legge, seppur non lo esplicita, è diretta contro (e solo) i parlamentari arabi spesso accusati di essere dei “traditori” perché megafono delle istanze del popolo palestinese.
Nonostante il provvedimento sia di fatto già operativo, molti analisti sostengono che sarà difficile metterlo in pratica perché una espulsione di un deputato richiederà il voto favorevole di 90 parlamentari su 120. Nena News