Ieri le autorità israeliane hanno circondato con il filo spinato ampie aree del cimitero vicino alla moschea di al-Aqsa. Immediata la reazione dei palestinesi che accusano Israele di voler costruire un parco nazionale.
della redazione
Gerusalemme, 3 settembre 2015, Nena News – Dopo l’antico cimitero di Mamilla, ora tocca a quello di Al Aqsa. Ieri le autorità israeliane di Gerusalemme hanno occupato parte dello storico cimitero islamico di Bab al-Rahmeh (in arabo la Porta della Compassione), accanto alla moschea di Al Aqsa. Un’azione che, secondo fonti locali, sarebbe il preludio alla creazione di un parco nazionale.
“Le forze della cosiddetta Autorità della Natura israeliana, accompagnate da un ingente numero di poliziotti, mercoledì mattina sono entrate e hanno circondato ampie aree del cimitero islamico con filo spinato – ha detto Mustafa Abu Zahra, capo del comitato per la tutela dei cimiteri islamici di Gerusalemme – Oggi l’occupazione israeliana punta a disegnare nuovi confini per il cimitero islamico, ma i suoi confini sono vecchi di centinaia di anni”.
Un’altra violazione, dopo la quasi totale distruzione del più antico cimitero palestinese della città, Mamilla, risalente al VII secolo dopo Cristo. Oltre 1.400 anni di storia, dal 1927 protetto in qualità di sito storico dal Consiglio Supremo Musulmano. Oggi vive l’ennesima minaccia: il 10% del cimitero sopravvissuto alle confische israeliane cominciate subito dopo il 1948 rischia ora di scomparire per far posto a un hotel, un centro commerciale e centinaia di nuove unità abitative.
Il timore di veder scomparire anche Bab al-Rahmeh (costruito mille anni fa) ha mosso subito la popolazione palestinese di Gerusalemme: ieri subito dopo l’arrivo delle autorità israeliane giovani palestinesi del vicino quartiere di Silwan (minacciato di distruzione per la costruzione del sito archeologico israeliano Città di David) sono intervenuti e hanno rimosso le bandiere israeliane erette sul cimitero e il filo spinato che circondava le tombe delle famiglie al-Hussein e al-Ansari, ben 7mila metri quadrati di terreno. Abu Zahra ha aggiunto che le autorità israeliane hanno giustificato l’azione con l’implementazione di una non meglio specificata sentenza della corte, senza fornire dettagli.
Secondo quanto riportato dal centro di informazione Wadi Hilweh di Silwan, il progetto israeliano è di ampio spettro: creare un parco nazionale intorno alla Spianata delle Moschee e alle mura orientali della Città Vecchia, così da creare un anello che separi il cuore di Gerusalemme dagli adiacenti quartieri palestinesi. Un piano che si collega alla costruzione – già realizzata ma in via di espansione – della Città di David a Silwan e al tentativo (promosso da gruppi estremisti, ma ufficiosamente anche dal governo) di riprendersi la Spianata, considerata il luogo del Tempio ebraico.
Dietro sta un obiettivo chiaro e mai nascosto dalle autorità israeliane: cambiare il volto di Gerusalemme, “de-palestinizzandolo”, cancellarne la storia millenaria, araba, cristiana e musulmana per sostituirla con una sola identità, quella ebraica. Un obiettivo perseguito con modalità diverse: confisca di terre, demolizione di case nei quartieri palestinesi, mancato rilascio dei permessi di costruzione alle famiglie palestinesi, revoca dei diritti di residenza (i palestinesi di Gerusalemme sono apolidi, non sono riconosciuti come cittadini israeliani ma come meri residenti), mancati investimenti nella zona araba, costruzione del muro e divisione dalla Cisgiordania. Nena News