Israeliani alle urne tra una settimana per rinnovare la Knesset. Secondo i sondaggi, si profila un tesa a testa tra il premier uscente e il candidato dell’Unione sionista, che guadagna consensi e rimescola le carte
della redazione
Roma, 11 marzo 2015, Nena News – Molti analisti guardano alle elezioni del 17 marzo in Israele come a una sorta di referendum sul premier Benjamin Netanyahu (65 anni), che finirà con un terzo mandato consecutivo per Bibi. Ma quando manca una settimana al voto, l’esito dello scrutinio non sembra più così scontato e a mettere un po’ di pepe in questa campagna elettorale incentrata sulla sicurezza (e sulle paure degli israeliani) è il laborista Isaac Herzog, 54 anni, fondatore con Tzipi Livni della lista di centrosinistra Unione sionista.
L’ultimo sondaggio elettorale parla di un testa a testa tra Netanyahu ed Herzog, con l’opposizione di centrosinistra che porterebbe a casa 24 seggi sui 120 della Knesset (il Parlamento israeliano), mentre al partito del premier, il Likud, ne andrebbero 21. Al terzo posto la nuova formazione Yesh Atid di Yair Lapid, ex ministro delle Finanze silurato da Netanyahu, in rimonta con 14 seggi. Netanyahu, però, resta il candidato che raccoglie più consensi sul piano personale: circa il 50 percento delle preferenze contro il 34 di Herzog. Il voto degli indecisi, circa il 16 per cento degli israeliani, sarà decisivo, ma nonostante la rimonta dell’opposizione, è difficile immaginare scenari diversi da quelli di un terzo esecutivo guidato da Bibi. I voti saranno distribuiti tra 12 diverse forze politiche e probabilmente il primo ministro uscente sarà chiamato a formare un governo di coalizione. Intanto, però, Herzog gli sta dando filo da torcere.
Il leader dell’opposizione di centrosinistra è un politico navigato, ha servito come ministro nei governi passati ed è il rampollo di una famiglia con notevoli trascorsi politici (un padre presidente, una madre impegnata nel sociale, un nonno rabbino capo), ma non ha il carisma di Bibi né il suo machismo, caratteristiche richieste in un Paese come Israele. Tuttavia, ha lavorato parecchio sulla sua immagine da nerd e l’accordo con l’ex ministra della Giustizia, Tzipi Livni, ha creato un’alternativa per i non pochi delusi che il 17 marzo si recheranno alla urne. In caso di vittoria dell’Unione sionista, il patto prevede una staffetta alla guida del governo: dopo due anni a Herzog subentrerebbe Livni.
Seppure non vincerà, Herzog ha riaperto la corsa elettorale e sta provocando qualche grattacapo a Netanyahu, attaccandolo non soltanto sulle stringenti questioni socioeconomiche (costo della vita, diritto alla casa, ecc…), ma anche sul campo più familiare a Bibi, quello della sicurezza. “Netanyahu ha eroso alcuni dei nostri fattori deterrenti”, ha spiegato Herzog al New York Times, riferendosi alla disponibilità a rilasciare detenuti palestinesi e all’incapacità di mettere fine con la diplomazia all’attacco contro Gaza della scorsa estate. Sulla questione palestinese, ha parlato di una “impegno al cento per cento” per la ripresa dei negoziati, ma non ci sono svolte radicali nel suo programma stilato assieme a Livni, sostenitrice della soluzione a due Stati. Insomma, per i palestinesi non farà la differenza, ma potrebbe farla per Washington con cui, ha promesso Herzog, vuole riallacciare le fila di un rapporto incrinato proprio da Netanyahu che con la sua ostinata politica degli insediamenti ha fatto saltare il negoziato sponsorizzato dagli Usa e di recente ha sfidato la Casa Bianca andando al Congresso (su invio dei Repubblicani) a denunciare l’accordo sul nucleare con Teheran, con grande fastidio di Obama.
Stando ai sondaggi, dunque, si profila un testa a testa tra “Mister sicurezza” Netanyahu e un Herzog dall’immagine rinnovata. Lo stesso Bibi ha parlato di una “battaglia serrata” dall’esito per niente scontato. Ma stando alle dichiarazioni, a minacciare le sue chance di vittoria non è tanto l’Unione sionista quanto “un enorme e universale impegno a rovesciare il governo del Likud”. Nena News