Per i palestinesi l’unica strada percorribile è quella dell’unità, secondo Ilan Pappé. Nella video intervista lo storico israeliano sostiene che il governo Netanyahu strumentalizzi l’Isis e l’Iran per rastrellare consensi alle urne
di Sonia Grieco e Chiara Cruciati
Roma, 27 febbraio 2015, Nena News – Le elezioni sono alle porte e Israele è in piena campagna elettorale, con il primo ministro, Benjamin Netanyahu, che gioca le carte del terrorismo jihadista e della sicurezza per rastrellare consensi e distogliere l’attenzione dell’elettorato dai temi sociali ed economici interni, quelli che davvero potrebbero minare le chance del governo alle urne.
“Qualsiasi distrazione, che sia il nucleare iraniano o l’Isis, è positiva per l’attuale governo israeliano”, spiega Ilan Pappé, storico israeliano e docente all’università britannica di Exeter. Inoltre, il terrore jihadista serve a Israele per dipingersi, ancora una volta, come “il paladino della civiltà occidentale”.
Mentre Netanyahu si affanna a parlare agli elettori (il 3 marzo persino al Congresso Usa) di un mondo insicuro, minacciato dall’islam radicale, dai piani nucleari iraniani, dove gli ebrei sono nel mirino di tagliagole e l’unico luogo sicuro per loro è Israele, la questione palestinese è relegata in un angolo. L’occupazione prosegue nel silenzio internazionale e la crescente islamofobia è usata per bloccare ogni critica alle politiche di occupazione nei Territori palestinesi.
Il risultato del voto non cambierà nulla per i palestinesi, sostiene Pappé. La nascita dello Stato di Palestina non è nell’agenda politica israeliana -“la Palestina è un’area da colonizzare”-, perciò, secondo lo storico israeliano, per i palestinesi la strada da percorre è quella dell’unità e della rivendicazione, anche attraverso organismi come il Tribunale penale internazionale, dei propri diritti umani e civili .
La video intervista a Ilan Pappé. Nena News