In previsione della grande manifestazione di oggi al Cairo per Tiran e Sanafir, decine di giornalisti e attivisti sono stati detenuti. Ma anche la Corte Costituzionale boccia la cessione delle due isole
di Chiara Cruciati
Roma, 16 giugno 2017, Nena News – Un venerdì di tensione attende l’Egitto: a tre giorni dall’approvazione da parte della Camera dei Rappresentanti della cessione delle isole Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita, sui social, online e con il passaparola gli egiziani si stanno organizzando per una grande manifestazione dopo la preghiera del venerdì, da tenersi a Bab al-Shaarya, vicino alla sede della Direzione per la sicurezza.
“Chiediamo a tutti i giovani egiziani di riunirsi in piazza Bab al-Shaarya e di marciare insieme verso piazza Abbassiyah, un luogo difficile da controllare per le forze di sicurezza”, dice il messaggio circolato sulla rete.
Le autorità egiziane si preparano: la compagnia egiziana che gestisce la metropolitana della capitale ha chiuso una delle stazioni, quella di Sadat, per impedire che la protesta si possa svolgere. Da giorni, invece, è ulteriormente aumentato il numero di forze di polizia e esercito dispiegati per evitare sit-in e marce, altri poliziotti e soldati che si aggiungono a quelli inviati nelle strade con la dichiarazione dello stato di emergenza ad aprile.
Tornano così prepotentemente nelle piazze egiziane le due piccole isole sul Mar Rosso, Tiran e Sanafir, cedute in “regalo” dal presidente al-Sisi al re saudita Salman nell’aprile 2016 in occasione della visita di Stato del monarca, arrivato al Cairo con un pacchetto di aiuti finanziari miliardario e l’impegno a consegnare petrolio alle autorità egiziane per fronteggiare la dura crisi economica del paese. Un “regalo”, dunque, che al-Sisi ha tributato in cambio di sostegno finanziario e che ha fatto il paio con l’accettazione della politica estera della petromonarchia, apparsa chiara con l’adesione alla guerra contro lo Yemen e – più recentemente – con l’appoggio all’isolamento del Qatar.
Ma al popolo egiziano, schiacciato dalla povertà crescente e da una repressione radicata e estesa a ogni settore della società, la cessione non è piaciuta. Lo scorso anno, tra aprile e maggio, in migliaia sono scesi in strada per protestare, le prime forme di manifestazioni anti-governative partecipate dalla presa del potere del generale al-Sisi, via golpe, nel luglio 2013. All’epoca la repressione fu durissima: migliaia di arresti preventivi, condanne pesanti e media censurati.
Oggi accade lo stesso. Dopo i primi arresti di giornalisti, detenuti martedì di fronte al sindacato della stampa dove si teneva il primo sit-in di protesta, sono seguiti altri arresti di reporter e attivisti. Ieri sera è toccato a Ahmed Amin, giornalista del quotidiano Al Karama e membro del sindacato della stampa, portato via dalla polizia dalla sua casa e accusato ora di aver diffuso notizie false per accendere le proteste. Altri otto, tra loro reporter di al-Shorouk, Youm7 e al-Watan, sono stati arrestati mercoledì notte mentre si dirigevano verso la sede del sindacato. L’accusa, manifestazione non autorizzata, uso della forza e insulti alla presidenza.
Nelle stesse ore 15 attivisti venivano arrestati nelle loro case tra Il Cairo, Luxor, Tanta, Port Said e Suez, tra cui un professore dell’Università del Cairo, Ahmed al-Ahwany, e il leader del partito socialdemocratico egiziano, Islam Marey.
Ieri decine di giornalisti avevano firmato una petizione per chiedere il rilascio immediato dei colleghi detenuti martedì, una lettera inviata al nuovo presidente del sindacato, Abdel Mohsen Salama, editore del quotidiano pro-governativo al-Ahram che – al contrario del predecessore che guidò le proteste – si è subito detto contrario alle manifestazioni, definendole “inaccettabili”.
Ma a schierarsi contro il governo sulla questione di Tiran e Sanafir è anche la Corte Costituzionale: dopo la bocciatura di gennaio emessa con una sentenza dall’Alta Corte amministrativa, ieri la Corte Suprema ha rigettato due ricorsi governativi che chiedevano di stracciare quella decisione. La Corte Costituzionale ha ribadito che Tiran e Sanafir sono territori sotto la sovranità egiziana. Nena News
Chiara Cruciati è su Twitter: @ChiaraCruciati
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