Il rapporto di Jato indica un numero minore di violazioni rispetto al 2015, ma un aumento delle detenzioni e i divieti a coprire certi eventi. La repressione morde ancora, ma con strumenti diversi
della redazione
Roma, 15 ottobre 2016, Nena News – Solo due settimane fa tre giornalisti venivano portati via dalle strade del Cairo dalla polizia per aver condotto interviste sgradite al governo: Hamdy Mokhtar, Mohamed Hassan e Osama al-Bishbishi sono stati arrestati mentre intervistavano dei semplici cittadini chiedendo loro opinioni sulla politica economica del presidente al-Sisi. Un argomento caldo visto le proteste che stanno accompagnando l’austerity imposta dal Cairo, dietro richiesta del Fondo Monetario Internazionale, e che sta pesando sulle classi più povere.
Caldo perché gli slogan che si sentono durante le manifestazioni, seppur limitate e ancora poco partecipate, sono molto simili a quelli gridati nel gennaio 2011 a Piazza Tahrir. La stampa indipendente è, in tal senso, considerata uno dei megafoni della rabbia popolare e nell’idea del governo va zittita: sono circa 30 i giornalisti egiziani dietro le sbarre, con il Cairo al terzo posto dei paesi al mondo con più reporter agli arresti dopo Cina e Turchia. Oggi, secondo Reporter Senza Frontiere, l’Egitto è al 158° posto su 180 nella classifica della libertà di stampa; era 101° nel 2002.
I numeri li dà il Journalists Against Torture Observatory (Jato), ong locale che si batte per la tutela dei giornalisti egiziani: da luglio a settembre sono state 106 le violazioni contro la libertà di stampa, di cui 36 commesse direttamente dal Ministero degli Interni. Ne erano state registrate 222 tra gennaio e marzo 2016, Nel rapporto pubblicato lunedì si indicano come abusi più frequenti le azioni di disturbo a giornalisti, ovvero impedimenti a coprire determinati eventi: in 36 casi ai reporter è stato vietato ufficialmente di trattare certi argomenti, in 16 si sono registrati assalti fisici, in 10 i giornalisti sono stati perquisiti e in sette casi sono stati oggetto di insulti e minacce. Buona parte degli abusi, 79, si sono registrati al Cairo e 41 hanno riguardato media privati o indipendenti.
Jato esprime preoccupazione non solo per una repressione continua, che non cessa, ma anche per un dato particolare che, dice l’ong, va letto alla luce degli abusi: le violazioni rispetto alo stesso periodo del 2015 – quando furono 168 – sono in minima diminuzione ma non per un allentamento dei controlli quanto per un loro aumento. I divieti ufficiali a coprire certi eventi annulla in molti casi il lavoro giornalistico. A dimostrazione della tesi della ong c’è l’incremento di un determinato tipo di abusi, ovvero le detenzioni, i divieti governativi a coprire eventi, la chiusura di media.
Nel 2015, secondo il sindacato egiziano della stampa, furono 782 le violazioni totali, contro le 581 del 2014. Nena News