Il giorno dopo l’uscita del rapporto sulle torture, Il Cairo mette offline il sito web dell’organizzazione. Il ministero degli esteri accusa l’associazione di portare avanti agende politiche straniere
della redazione
Roma, 8 settembre 2017, Nena News – Prima gli attacchi del presidente al-Sisi e del ministro degli esteri, poi il blocco: l’Egitto ha bloccato il sito di Human Rights Watch il giorno dopo il rapporto-denuncia dell’organizzazione internazionale sull’uso sistematico delle torture da parte di polizia e servizi.
Il rapporto, “Torture e sicurezza nazionale nell’Egitto al-Sisi”, in 63 pagine raccoglie le testimonianze di 19 ex detenuti e dei familiari di un ventesimo e i rapporti di alcune ong locali, tra cui Ecrf che monitora da anni i casi di torture e morti in detenzione. Secondo Hrw, “la polizia e i funzionari della Sicurezza nazionale usano regolarmente la tortura nei loro interrogatori per costringere presunti dissidenti a confessare o divulgare informazioni”.
E aggiunge: “Le autorità egiziane hanno ricostruito e ampliato gli strumenti repressivi che caratterizzarono l’epoca Mubarak”. Fino a creare “una catena di montaggio” a cui il presidente al-Sisi ha dato luce verde.
A denunciare il blocco è stato ieri Joe Stork, vice direttore di Hrw per il Medio Oriente: “Le autorità egiziane insistono che ogni caso di tortura è un crimine isolato compiuto da cattivi funzionari che agiscono da soli, ma il rapporto di Human Rights Watch prova un’altra cosa. Invece di affrontare la crisi in Egitto, le autorità hanno bloccato l’accesso al rapporto che documenta quel che molti egiziani e altri che vivono lì conoscono già”.
Mercoledì, quando il rapporto è uscito, a reagire per primo era stato il ministero degli esteri: “Un nuovo episodio di una serie di deliberate diffamazioni da parte di certe organizzazioni, la cui agenda politicizzata è ben nota e riflette gli interessi di entità e paesi che le sponsorizzano”, aveva detto il portavoce Abu Zeid.
“L’organizzazione è nota per la sua politica faziosa – ha aggiunto Abu Zeid – Diffondere rumor, provocare rabbia e fondarsi su testimoni anonimi sono azioni che non dovrebbero essere adottate da associazioni che dicono di difendere i diritti umani. […] Hanno usato fascicoli di vent’anni fa come se si trattasse delle circostanze attuali del paese”.
Hrw non è certo solo: da maggio il governo egiziano ha bloccato circa 420 siti web e agenzie di informazione. Tra loro quelle di organizzazioni internazionali come Reporter senza Frontiere, di giornali online indipendenti come Mada Masr e di quotidiani stranieri come al-Jazeera, Huffington Post Arabic e Deusche Welle. E anche i siti dei partiti politici e i movimenti di base egiziani, come i Socialisti Rivoluzionari e il Movimento 6 aprile.
Un attacco che si aggiunge ai tanti giornalisti imprigionati, alcuni da anni come il noto fotoreporter Mahmoud Abu Zaid, noto come Shawkan. Nena News