Rigettato ieri l’appello dell’Associazione dei medici israeliani (Ima) e di diverse associazioni per i diritti umani. La sinistra: “è una legge crudele e immorale”. Proteste, intanto, per un video diffuso in rete venerdì in cui il premier Netanyahu sostiene che i leader palestinesi contrari alle colonie israeliane vogliono una “pulizia etnica” degli ebrei

Il premier Netanyahu (sinistra in basso) e il Presidente Rivlin (destra in basso) con i giudici della Corte Suprema israeliana
di Roberto Prinzi
Roma, 12 settembre 2016, Nena News – Nutrire con la forza i prigionieri palestinesi in sciopero della fame è un atto giusto. Ad affermarlo è la Corte Suprema israeliana che ha respinto ieri un appello dell’Associazione dei medici israeliani (Ima) e di diverse associazioni per i diritti umani. “Questa legge è legale sia per il nostro ordinamento che per quello internazionale. Salvare le vite deve restare una priorità. Lo stato è responsabile delle vite dei prigionieri” hanno scritto i giudici nella loro sentenza. Chi protesta non mangiando “non è un paziente ordinario, ma una persona che volutamente e consapevolmente si pone in una situazione pericolosa per protestare o per raggiungere un obiettivo personale o collettivo – recita ancora la nota – lo sciopero della fame e i suoi risultati hanno implicazioni che vanno al di là della questione personale di chi lo compie”.
Il provvedimento, passato nel luglio del 2015, nasce dalla necessità del governo Netanyahu di porre fine al “ricatto” portato avanti dai detenuti palestinesi con la loro protesta degli “stomaci vuoti”. Una disposizione che aveva sin da subito generato forti proteste da parte dell’Ima. Intervistato dal quotidiano HaAretz, il presidente dell’associazione dei medici Leonid Eidelman era stato chiaro: “alimentare con forza [qualcuno] è come compiere una tortura. Nessun dottore dovrebbe prendervi parte”.
La decisione della corte israeliana è stata criticata anche dal partito israeliano Meretz (sinistra).“Si tratta di una legge crudele e immorale che non verrà rispettata da nessun dottore. La nutrizione forzata è definita un abuso ed è contraria al giuramento di Ippocrate”, ha detto la parlamentare Tamar Zandeberg. “Vuole essere intimidatoria, non è pensata per essere messa in pratica – ha poi aggiunto – coloro che sono preoccupati per l’immagine d’Israele al mondo, la stanno infangando con questo provvedimento che non avrebbe mai dovuto vedere luce”.
Negli ultimi anni numerosi prigionieri palestinesi hanno deciso di non toccare cibo per protestare contro la pratica israeliana della detenzione amministrativa (arresto senza processo o capo di accusa) che Tel Aviv può decidere di rinnovare di sei mesi in sei mesi con il pretesto di raccogliere prove contro i sospetti. Una disposizione che risale ai tempi del mandato britannico in Palestina e che è stata più volte stigmatizzata non solo dai palestinesi, ma anche dalle associazioni dei diritti umani e dai membri della comunità internazionale. Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc), “la nutrizione forzata non è mai accettabile eticamente. È un’ulteriore violazione dell’etica medica accettata internazionalmente e potrebbe portare a inosservanze della legge umanitaria internazionale”. Attualmente sono 7.000 i detenuti palestinesi. Di questi, 700 si trovano in carcere a causa di questo procedimento.
La decisione di ieri giunge a pochi giorni da un’altra sentenza della Corte suprema israeliana che ha sospeso la detenzione amministrativa di tre palestinesi, Malik al-Qadi e i fratelli Mahmoud e Muhammad Balboul, che erano in sciopero della fame rispettivamente dal 17, 7 e 6 luglio. Il primo è entrato in coma sabato. Gli altri due, invece, sono apparsi in un video diffuso in queste ore sui social media mentre parlano con i loro familiari. I due ragazzi, scheletrici e visibilmente deboli, dicono alla madre e alla sorella che continueranno la loro protesta finché non verranno rilasciati. Mohammad sembrerebbe soffrire anche di una cecità temporanea.
A generare un putiferio in Israele e nei Territori Occupati palestinese in queste ore, però, non è solo la sentenza di ieri della Corte Suprema. In un video postato venerdì sul suo account personale di Facebook e Twitter, il premier israeliano Netanyahu ha detto che i leader palestinesi contrari alle colonie israeliane vogliono una “pulizia etnica” degli ebrei. Pertanto, il primo ministro ha difeso gli insediamenti in Cisgiordania accusando di crimine contro l’umanità chi vuole smantellarli.
Dura, sebbene tardiva, è stata la risposta del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas che ieri sera, in occasione dell’inizio della festa sacra musulmana dell’Eid al-Adha, ha detto che chi sta commettendo la “pulizia etnica” è proprio lo stato ebraico. “Israele è isolato internazionalmente perché non vuole fare nemmeno un passo verso la pace. Continua a costruire insediamenti, a profanare luoghi sacri e a compiere [operazioni] di pulizia etnica”.
Critici nei confronti di Tel Aviv sono stati anche gli alleati statunitensi. Il Dipartimento di Stato Usa ha definito le parole del premier “inappropriate e inutili”. “Noi, chiaramente, condanniamo con forza la rappresentazione di chi si oppone all’attività degli insediamenti come sostenitore della pulizia etnica degli ebrei dalla Cisgiordania” ha affermato la portavoce del Dipartimento Elizabeth Trudeau. Secondo Washington, è l’espansione delle colonie a sollevare “domande vere sulle intenzioni [israeliane] a lungo termine nei Territori”.
Dura condanna è giunta anche dal mondo politico palestinese d’Israele. In un editoriale su Haaretz, il parlamentare della Lista Araba Unita Ahmad Tibi ha scritto che “il recente paragone del sign. Netanyahu tra i cittadini palestinesi d’Israele con i suoi coloni illegali nella Palestina occupata non solo è immorale, ma è una totale deviazione dalla razionalità, dalla storia e dalle obbligazioni d’Israele per la legge internazionale”.
Pieno sostegno al premier è invece giunto dal suo esecutivo. “Quando dici la verità, devi prevedere che ci saranno quelli a cui quella verità indignerà” ha dichiarato il ministro Tzachi Hanegbi. Nena News
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir