Centinaia di abitanti del villaggio si erano radunati sul monte al Armeh allo scopo di impedire ai coloni israeliani di prenderne il controllo. Feriti anche a Kufr Qaddum e Hebron
di Michele Giorgio
Gerusalemme, 29 febbraio 2020, Nena News – Sarebbero 190, secondo i giornali palestinesi e l’agenzia di stampa Wafa, i manifestanti ieri rimasti intossicati da gas lacrimogeni o feriti da proiettili (rivestiti di gomma e veri) sparati dalle forze israeliane contro un raduno di protesta per la possibile confisca di una altura a Beita, nei pressi di Nablus (Cisgiordania).
Centinaia di abitanti del villaggio, riferiscono i media, si erano radunati sul monte al Armeh allo scopo di impedire ai coloni israeliani di prenderne il controllo e di costruirvi un insediamento. L’esercito israeliano è intervenuto contro i manifestanti scatenando panico e caos. L’intera zona è rimasta avvolta in una nuvola di gas lacrimogeno per lungo tempo. Tra i feriti ed intossicati anche minori.
L’annuncio del Piano Trump, che prevede l’annessione unilaterale a Israele delle aree della Cisgiordania in cui sono situati gli insediamenti coloniali (illegali per la legge internazionale), ha innescato, con l’appoggio silenzioso del governo Netanyahu, una sorta di corsa alla conquista di altre terre palestinesi da parte di coloni. La mobilitazione della popolazione di Beita ieri è sollecitata anche dall’Autorità nazionale palestinese.
Le forze armate israeliane ieri sono intervenute contro i manifestanti anche a Hebron durante le commemorazioni per l’anniversario della strage di 29 palestinesi compiuta 26 anni fa da un colono israeliano (Baruch Goldstein) nella Tomba dei Patriarchi. Sei palestinesi inoltre sono stati feriti durante la protesta settimanale nel villaggio di Kafr Qaddum. Murad Shtewi, coordinatore del locale comitato di resistenza popolare, ha denunciato che i soldati israeliani hanno sparato contro i manifestanti proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Da anni la popolazione di Kafr Qaddum protesta ogni venerdì per ottenere dalle autorità militari la riapertura della strada principale di accesso al villaggio chiusa dall’esercito nel 2002 per impedire ai palestinesi della zona di transitare a breve distanza da alcune colonie.
Intanto cresce l’allarme nelle comunità beduine dopo l’annuncio da parte del governo Netanyahu che Israele costruirà 3500 case per coloni anche nell’area E1, un’area strategica tra Gerusalemme Est e la colonia di Maale Adumim. Doaud Jahalin, a nome dei beduini che vivono in quella zona, ha spiegato che se questo progetto sarà realizzato la Cisgiordania sarà spezzata in due parti e circa 7mila beduini che vivono nell’area E1 saranno deportati. Nena News