Il governo yemenita sostenuto dall’Arabia Saudita e il Consiglio di Transizione del Sud (Stc) hanno raggiunto il cessate il fuoco nella regione di Abyan e in altre aree meridionali del Paese. Domenica, però, i separatisti avevano preso il controllo dell’isola di Socrota. Attacco missilistico houthi verso Riyadh. La coalizione: “Intercettato il missile”
della redazione
Roma, 23 giugno 2020, Nena News – Il governo yemenita sostenuto dall’Arabia Saudita e i separatisti yemeniti appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto ieri un accordo di cessate il fuoco nella regione di Abyan e in altre province meridionali dello Yemen. Le due parti, ha detto il portavoce della coalizione saudita Turki al-Maliki, inizieranno anche negoziati che mirano portare a termine mesi di conflitto tra i due gruppi, teoricamente alleati nella guerra scagliata nel 2015 contro i ribelli sciiti houthi pro-iraniani.
Secondo al-Maliki, i candidati dei due schieramenti si incontreranno a Riyadh per implementare l’accordo di cessate il fuoco raggiunto nel novembre del 2019. Quella intesa mise temporaneamente fine ai violenti scontri dei mesi precedenti nati quando i separatisti del Consiglio di transizione del Sud (Stc) presero possesso della città meridionale di Aden, la “capitale” temporanea del governo yemenita guidato dal presidente Hadi (quella vera, Sana’a, è ancora sotto il controllo degli houthi).
Il cessate il fuoco è stato accolto con favore dal portavoce del Stc, Nizar Haitham. Eppure le perplessità restano: sebbene abbiano aperto ai negoziati con la coalizione, 3 importanti ufficiali del Consiglio che hanno preferito restare anonimi, hanno detto al portale Middle East Eye di continuare a sostenere la dichiarazione di autogoverno dei separatisti. A calmare gli animi ci ha pensato Anwar Gargash, il ministro degli esteri emiratino, che ha lodato su Twitter “gli sforzi implacabili dell’Arabia Saudita per raggiungere la stabilità nello Yemen”.
Ma non è tutto oro quello che luccica. L’intesa giunge dopo che domenica il Stc ha assunto il controllo della strategica isola di Socotra e ne ha nominato (ieri) un nuovo governatore. Annuncio, quest’ultimo, che è stato condannato dalla coalizione saudita. “Ci rammarichiamo – ha detto al Maliki – degli ultimi sviluppi avvenuti in alcune province meridionali e invitiamo le parti a dare priorità all’interesse nazionale dello Yemen e a porre fine al massacro”. Parole di condanna sono state pronunciate anche dal governo yemenita che ha accusato l’Stc di aver compiuto “un golpe a pieno titolo”.
Gli sprazzi di pace (o presunti tali) non devono far dimenticare però che la guerra continua inesorabilmente in altre parti. Dallo scorso lunedì, infatti, i jet della coalizione hanno più volte colpito la capitale Sana’a e altre province sotto il controllo degli houthi, uccidendo 13 civili (4 i bambini uccisi). Raid condannati internazionalmente e risultati ancora più odiosi perché avvenuti più o meno nelle stesse ore in cui la coalizione veniva rimossa dalla blacklist dell’Onu per le vittime sui bambini (la prima volta dopo 3 anni).
Oggi, intanto, dagli schermi della loro tv al-Masirah i ribelli sciiti hanno detto di aver compiuto un “attacco su larga scala” dentro l’Arabia Saudita. La coalizione ha detto di aver intercettato un missile balistico diretto verso Riyadh. Secondo la Reuters, nella capitale saudita si sarebbero sentite due forti esplosioni e si sarebbe innalzata in cielo un’alta colonna di fumo all’alba. Le violenze tra le due parti sono riprese dopo 6 settimane di tregua per via della pandemia di Coronavirus. Secondo la ong statunitense “The Armed Conflict Location and Event Data Project” (Acled), i cinque anni di guerra yemenita hanno prodotto più di 100.000 vittime. Nena News