Nuovi scontri a Sana’a. Il movimento sciita nega: era solo una protesta. Il paese teatro di una guerra civile e del confronto regionale tra asse sciita e asse sunnita.
dalla redazione
Roma, 10 settembre 2014, Nena News – Altri sette morti in Yemen nei durissimi scontri che stanno insanguinando il paese da giorni. Ieri la polizia ha ucciso sette manifestanti Houthi accusati di voler prendere d’assalto la sede del governo nella capitale Sana’a. Migliaia di manifestanti hanno marciato ieri dal centro della capitale, simbolo delle proteste del 2011, verso la sede del governo, bloccando nel loro cammino le strade. La polizia ha risposto usando i cannoni ad acqua e lanciando gas lacrimogeni, ma anche sparando pallottole vere e proprie.
Immediata la reazione di uno dei portavoce Houthi: non si trattava di un assalto, ma di una semplice protesta. Secondo fonti mediche sarebbero almeno 45 i feriti: “Le ferite da arma da fuoco sono alla testa, alla schiena e al petto, sono molto gravi”, ha detto alla stampa uno dei medici dell’ospedale al-Moayaad. Il Ministero dell’Interno ha reagito alle accuse di uso eccessivo della forza affermando che molti dei manifestanti erano armati e stavano tentando di entrare nella sede del governo, attaccando le guardie all’ingresso: “Le truppe hanno compiuto il proprio dovere di protezione degli edifici governativi minacciati”.
Una settimana di sangue per lo Yemen: oltre 70 i morti lo scorso fine settimana a causa degli scontri tra i ribelli sciiti Houthi e il potere centrale. I primi chiedono la caduta del governo e chiamano alla disobbedienza civile, una richiesta a cui il presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi aveva risposto pochi giorni fa costringendo l’esecutivo alle dimissioni e abbassando del 15% il prezzo del carburante. Una mossa che non è bastata agli Houthi. In pochi giorni sono decine i morti durante scontri tra le forze militari e ribelli, spostatisi dalla roccaforte a nord, Sa’dah, verso la capitale. Da settimane tende di protesta sono state piantate all’aeroporto e di fronte ai principali ministeri: in breve tempo la protesta si è fatta sempre più organizzata e il movimento Ansarullah (altro nome per indicare la minoranza sciita) si è trasformato in un vero e proprio movimento politico.
Lunedì in un discorso in tv il leader Abdul Malik al-Houthi ha fatto appello ai suoi sostenitori perché proseguano nelle proteste: “Sembra che il governo sottovaluti le nostre minacce e uccida manifestanti pacifici – ha detto – Il loro sangue non scorrerà invano”. Al leader ha fatto eco uno dei portavoce del movimento che ha minacciato Sana’a: il gruppo ricorrerà alla forza se necessario. Le richieste sono chiare: basta alla corruzione e maggiore partecipazione politica della minoranza Houthi nelle istituzioni.
Gli scontri interni stanno ora assumendo le fattezze di una guerra civile: i ribelli Houthi hanno occupato aree a nord e stanno combattendo contro tribù locali sunnite, alleatisi con il partito Islah, legato alla Fratellanza Musulmana e un tempo all’Arabia Saudita che al confine lo aveva usato in chiave anti- Houthi, per poi scaricarlo e inserirlo nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Secondo gli osservatori, l’avanzata degli Houthi è stata possibile anche grazie alla complicità del presidente Hadi che, se non ha sostenuto, ha per lo meno lasciato fare, sperando in un indebolimento di Islah: da gennaio il movimento Houthi ha intessuto alleanze con le tribù, o le ha comprate, e ha guadagnato terreno al nord, rompendo ripetutamente le tregue, senza peraltro subire grosse ripercussioni da parte delle forze armate yemenite.
Da parte sua il governo ha inviato l’aviazione a bombardare le postazioni Houthi a Sa’dah e nella provincia di al-Jawf. Scontri durissimi in cui avrebbero perso la vita 18 ribelli e 22 membri tribali e che proseguono ormai da sei anni. Il nord del paese è teatro della sollevazione Houthi dal 2008, prima contro l’allora presidente Saleh e – dopo la sua rimozione – contro l’attuale governo accusato di marginalizzare la minoranza. Quello che è in corso in Yemen è una guerra civile dal sapore regionale, con Sana’a teatro di scontri tra l’asse sciita guidato dall’Iran e quello sunnita guidato dall’Arabia Saudita: una resa dei conti che preoccupa Washington, da tempo impegnata in bombardamenti con i droni contro le basi qaediste nel paese. Nena News