Mentre aumenta il numero di morti di colera e l’epidemia si allarga, l’Onu denuncia le promesse mancate del mondo
della redazione
Roma, 16 giugno 2017, Nena News – Continua a salire il numero di morti in Yemen a causa dell’epidemia di colera che ha investito il paese ad aprile. Dal 27 aprile sono 989 i casi accertati di decesso, secondo i dati pubblicati ieri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. I contagiati sarebbero, aggiunge l’Onu, oltre 124mila, un numero che potrebbe raddoppiare entro settembre se non si interverrà subito.
Ma l’intervento è lento e debole. A darne la misura sono le Nazioni Unite che denunciano un crollo negli aiuti umanitari promessi dalla comunità internazionale: dei 2 miliardi che il mondo aveva detto di voler donare per il 2017 ne sono arrivati meno del 30%. Ad aprile una nuova promessa: 1,1 miliardi di aiuti, ma all’Unhcr è arrivato uno scarso 25% del dovuto.
Il colera, spiega Jamie McGoldrick, capo dell’ufficio umanitario dell’Onu in Yemen, si sta allargando velocemente e questo aumenta il rischio di carestia, in un paese già duramente colpito dall’assenza di beni alimentari. “Stiamo combattendo a causa della mancanza di risorse – ha detto in conferenza stampa da Amman McGoldrick – Abbiamo bisogno di una qualche azione immediatamente”.
Con il caldo, la scarsità di acqua pulita e il collasso del sistema sanitario yemenita (la metà delle cliniche e degli ospedali è inutilizzabile perché distrutto dai raid aerei sauditi), l’epidemia corre in tutte le province dello Yemen, dove il 90% del cibo viene importato dall’esterno e dove da due anni l’Arabia Saudita – a capo della coalizione anti-Houthi – ha imposto un blocco aereo che impedisce l’arrivo degli aiuti da fuori.
Interviene anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ieri ha fatto appello alla coalizione a guida saudita e ai ribelli Houthi perché trovino un accordo intorno al porto di Hodeidah, il più importante del paese, dove arrivava l’80% dei beni alimentari. La ripresa del funzionamento dello scalo, insieme alla consegna degli stipendi governativi, è fondamentale a portare aiuti alla popolazione e a combattere il rischio di una carestia sempre più ampia.
Il 30 maggio l’inviato Onu Ismail Ould Cheikh Ahmed ha parlato al Consiglio di Sicurezza di un piano proposto alle parti per evitare scontri diretti nel porto, ma al momento nessuna risposta è giunta.
Resta così all’angolo un paese devastato che conta 20 milioni di persone, l’80% della popolazione, con necessità di aiuti umanitari, di cui la metà ne ha bisogno immediatamente. Gli oltre 10mila morti negli ultimi due anni, numeri difficilmente verificabili e poco aggiornati, sono stati sì vittime della guerra diretta ma anche dalla malnutrizione e delle malattie. In Yemen, nel 2017, si muore di fame non per una carestia naturale o per siccità ma per l’intervento dell’uomo nel totale silenzio del mondo. Nena News
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