Una notte di scontri e di bombardamenti ha preceduto l’annuncio della cancellazione della conferenza di pace del 28 maggio. Dopo un mese di bombradamenti della coalizione anti-Houthi guidata da Riyad, il bilancio è di oltre duemila vittime
della redazione
Roma, 25 maggio 2015, Nena News – Con il rinvio a tempo indeterminato dei colloqui sponsorizzati dall’Onu e previsti per il 28 maggio a Ginevra, sfuma la speranza di risolvere la crisi in Yemen, quando è trascorso un mese dall’inizio dei bombardamenti della coalizione a guida saudita contro le postazioni dei ribelli Houthi.
I ribelli sciiti, che controllano ampie porzioni del Paese dopo avere occupato la capitale Sana’a, lo scorso settembre, si erano detti disposti a sedersi al tavolo delle trattative. Il leader Abdul-Malek al-Houthi ha definito il negoziato promosso dall’Onu l’unica strada per trovare una soluzione al conflitto, dopo avere boicottato la conferenza organizzata dall’Arabia Saudita e avere chiesto che i colloqui si tenessero in uno Stato neutrale. Ma il presidente Rabbo Mansour Hadi, riparato a Riyad, ha preteso il ritiro delle milizie sciite dalle città finite sotto il loro controllo, prima di aprire i colloqui, e la piena applicazione della risoluzione Onu (la 2216) che chiede agli Houthi di deporre le armi e di ritirarsi.
Richieste che i ribelli non possono accettare e così il tavolo di Ginevra è saltato prima ancora di essere aperto, l’iniziativa delle Nazioni Unite ha subito un duro colpo, sullo Yemen continuano a cadere le bombe saudite e gli scontri non si fermano. Oggi gli Houthi hanno rivendicato l’abbattimento di un jet della coalizione, ma Riyad parla di guasto tecnico. La notte invece è stata segnata dagli scontri tra i ribelli e milizie locali nelle città meridionali di Taiz e Dalea, dove si è combattuto casa per casa, e da intensi raid della coalizione a est di Sana’a, nella provincia di Raymah e a Taez.
Il bilancio di un mese di bombardamenti è di almeno duemila vittime, tra le quali oltre 130 bambini, secondo l’Unicef. Circa 550mila persone hanno abbandonato le proprie case e la finestra umanitaria di cinque giorni, concessa la scorsa settimana dall’Arabia Saudita, non è stata sufficiente a fare arrivare gli aiuti a tutta la popolazione in bisogno. Mancano acqua potabile, corrente elettrica e carburante, mentre una nave degli Emirati Arabi, carica di aiuti, è attraccata ieri nella città meridionale di Aden, teatro di scontri tra gli Houthi, sostenuti dalle truppe fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, deposto da un accordo pilotato da Riyad dopo la rivolta del 2011, e le milizie del presidente in esilio Hadi. Intanto, la nave battente bandiera iraniana ferma nel porto di Gibuti e carica di aiuti non approderà in Yemen, ma il suo carico sarà trasportato nel Paese dal Programma alimentare mondiale dell’Onu (WFP).
Mentre la battaglia sembra intensificarsi, nel week end i leader Houthi hanno discusso di soluzioni possibili alla crisi nel vicino Oman, l’unico Paese del Golfo a non aver preso parte alla coalizione. Una vera trattativa, però, ancora non è stata aperta in alcuna sede e per gli yemeniti la fine delle violenze sembra ancora lontana. Il Paese è al centro di uno scontro regionale e internazionale, è il campo di battaglia tra Riyad e Teheran per la supremazia regionale. I sauditi temono che l’avanzata degli Houthi, vicini all’Iran, faccia mettere alla rivale Repubblica islamica un piede nella Penisola dominata da Riyad. Nena News
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