Il presidente turco ha annunciato ieri che le elezioni presidenziali e parlamentari si terranno il prossimo 24 giugno (e non più nel novembre del 2019). Ufficialmente per “superare le incertezze”. In realtà per dare vita al sistema presidenziale approvato con il referendum costituzionale dello scorso anno
di Roberto Prinzi
Roma, 19 aprile 2018, Nena News – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato ieri che le elezioni parlamentari e presidenziali, previste per il novembre del 2019, saranno anticipate al prossimo 24 giugno. “Anche se il presidente e il governo stanno lavorando all’unisono, le malattie del vecchio sistema ci mettono alla prova ad ogni azione che compiamo” ha detto Erdogan. “Gli sviluppi in Siria e non solo hanno reso urgente il passaggio al nuovo sistema [presidenziale] in modo che possiamo compiere passi più decisi per il futuro del paese”. Anticipare le elezioni, ha poi spiegato, servirà a “superare le incertezze”. A tendere la mano al presidente sono gli alleati nazionalisti del Mhp di Devlet Bahceli. “Abbiamo discusso della sua proposta con le autorità rilevanti – ha aggiunto Erdogan – e siamo così giunti alla conclusione che dovremmo avvicinarci a questa elezione in modo positivo”.
Le elezioni di giugno saranno cruciali perché daranno inizio al sistema super presidenziale approvato lo scorso anno da una maggioranza però più ristretta di quanto Erdogan e il suo partito, l’Akp, speravano e credevano. Al di là della retorica delle “incertezze”, è proprio la voglia di accaparrarsi degli enormi poteri ottenuti dal referedum costituzionale ad aver convinto Erdogan ad anticipare i tempi.
Le ultime votazioni per il parlamento si sono avute nel novembre del 2015 dopo che quelle del giugno 2015 avevano visto l’Akp perdere la maggioranza parlamentare (riconquistata poi a novembre). Tuttavia, il periodo tra le due elezioni ha visto la sanguinosa offensiva dell’esercito turco nelle aree a maggioranza curde nel sud est del Paese che, oltre ad esacerbare le tensioni nel Paese polarizzandolo sempre di più, secondo alcuni osservatori elettorali ha messo a rischio la stessa regolarità del voto.
All’annuncio di ieri di Erdogan si è fatto subito trovare pronto il principale partito d’opposizione (Chp) che, pur non opponendosi al voto anticipato, ha chiesto che venga rimosso lo stato di emergenza, in vigore nel Paese dal tentato golpe del luglio del 2016 (ieri è stato esteso per la settima volta). “Non ci può essere un’elezione sotto la legge d’emergenza. Bisogna rimuoverlo a partire da oggi” ha tuonato il portavoce del partito, Bulent Tezcan.
La sinistra con l’Hdp fa sapere di voler affrontare le nuove elezioni con lo stesso spirito del giugno del 2015 quando, sorprendendo molti analisti, riuscì ad ottenere il miglior risultato elettorale di sempre per un partito filo-curdo. Tuttavia, rispetto al 2015, molte cose sono cambiate (e in peggio) per la formazione di sinistra: le purghe erdoganiane, messe in moto soprattutto dopo il colpo militare fallito, hanno portato all’arresto di gran parte dei suoi leader (a partire dai due co-presidenti) e di oltre 10.000 quadri e attivisti.
Le elezioni si presentano interessanti anche per la presenza di due partiti. Uno è l’islamista Saadet di Temel Karamollaouglu che prova a intaccare l’egemonia dell’Akp sull’islam politico. Karamollaouglu è già passato all’attacco: “La data elettorale è indice di panico. Il governo sta ammettendo che non può guidare il paese per più di altri due mesi”
Il secondo è l’Iyi (Ip), una formazione di destra nata dalla fuoriuscita dei nazionalisti del Mhp delusi dall’alleanza tra il loro partito e gli islamisti dell’Akp. L’Ip, secondo i sondaggi, potrebbe rosicchiare diversi voti agli altri due partiti (alcuni ritengono che sia una minaccia anche per il Chp), ma al momento potrebbe rischiare di non presentarsi alle elezioni: secondo la legge turca un partito deve indire il suo congresso nazionale almeno sei mesi prima delle elezioni.
Dal partito filtra però calma: il segretario generale del partito Aytun Ciray ha detto che l’Ip ha adempito ai suoi obblighi. Non solo: ieri la sua leader, Meral Aksener ha anche dichiarato che riuscirà a ottenre le 100.000 firme necessarie per correre alle presidenziali contro Erdogan. “A partire da oggi iniziamo il nostro lavoro elettorale” ha detto Aksener.
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir