Il caporedattore Can Dundar e il suo collega responsabile dell’ufficio di Ankara Erdem Gul, accusati di spionaggio, terrorismo e divulgazione di segreti di Stato, rischiano fino all’ergastolo. Il caso riguarda un servizio del 2014 su un carico di armi fermo alla frontiera con la Siria, e destinato alle milizie dell’opposizione anti-Assad
della redazione
Roma, 28 novembre 2015, Nena News - Erdogan l’aveva promesso: “La pagherà cara”. E il tempismo, a pochi giorni dall’abbattimento del jet russo da parte dell’aviazione turca per una violazione del suo spazio aereo di pochi minuti, non è casuale. Can Dundar, caporedattore del quotidiano Cumhuriyet, assieme al suo collega responsabile dell’ufficio di Ankara Erdem Gul, sono stati arrestati e incriminati per spionaggio, “divulgazione di segreti di stato” e “appartenenza a un’organizzazione terroristica”. Il caso riguarda un servizio del 2014 su un carico di armi fermo alla frontiera con la Siria, e destinato alle milizie dell’opposizione anti-Assad.
Secondo quanto rivelato dal quotidiano, nel gennaio 2014 le forze si sicurezza turche avevano intercettato un convoglio di camion fermi alla frontiera siriana. Dopo aver mostrato il contenuto delle casse – armi e munizioni – in un video, il quotidiano aveva rivelato che fossero destinate ai ribelli siriani. Era già da qualche anno che la Turchia veniva accusata di fornire armi alle formazioni islamiste della guerra civile siriana, con denunce di passaggi di frontiera da parte dei miliziani e contrabbando di ogni genere necessario alla guerriglia con la complicità delle autorità turche. Ma il convoglio sequestrato, collegato all’Organizzazione Nazionale di Intelligence Turca (MIT), era una prova schiacciante nei confronti di Ankara.
Diffuso nel maggio del 2014, il servizio aveva causato un polverone politico proprio a poche settimane dalle elezioni presidenziali. L’allora primo ministro Erdogan, furioso, aveva presentato egli stesso una denuncia penale contro Dundar, considerato uno dei più importanti giornalisti del panorama editoriale turco. Chiedendo per lui “sentenze multiple”, Erdogan aveva promesso che Dundar l’avrebbe “pagata cara”. E ieri il mandato d’arresto è arrivato: tre capi di imputazione differenti, per sentenze che vanno dai 10 anni all’ergastolo: secondo la legge turca, l’appartenenza a un’organizzazione terroristica è punita con 10 anni di prigione, mentre una condanna per spionaggio fino a 20 anni. Rivelare documenti governativi riservati, però, porta alla pena più grave di tutte, il carcere a vita.
Ieri un migliaio di persone si sono radunate di fronte agli uffici di Cumhuriyet a Istanbul, protestando contro l’arresto dei due cronisti e cantando slogan come “Tayyip ladro, Tayyip bugiardo, Tayyip assassino” e “fianco a fianco contro il fascismo”, mentre Dundar, trasportato nel carcere di Silivri rassicurava i suoi sostenitori dicendo “non preoccupatevi, queste sono medaglie d’onore per noi”. “E’ un giorno nero per la democrazia e per le libertà” ha detto Kemal Kılıçdaroğlu, leader del Partito popolare repubblicano (CHP), mentre il suo vice Mahmut Tanal ha tacciato la mossa di “colpo di stato” contro la stampa, dichiarando che “avviare un’indagine e ordinare l’arresto di due giornalisti con ordini speciali è massacrare la legge”.
La vicenda segna un nuovo colpo ben assestato alla stampa libera, in un paese sempre più impegnato a perseguitare gli oppositori e a reprimere i diritti umani fondamentali, come da anni denunciano giornalisti, attivisti e organizzazioni internazionali: qualche settimana fa anche la Commissione Europea aveva richiamato il governo turco per il suo uso controverso della magistratura, sempre più utilizzata per fini politici più che giudiziari. Nena News