Approvati 14 emendamenti al regolamento interno della Grande assemblea. Tra questi, minor tempo concesso ai parlamentari nei dibattiti e vietato l’utilizzo della parola “Kurdistan”. Espulsi per “assenteismo” due deputati del partito di sinistra filo curdo Hdp
della redazione
Roma, 28 luglio 2017, Nena News – L’ennesimo attacco alle forze parlamentari di opposizione: è in sintesi quanto ha deciso ieri la Grande assemblea nazionale turca (il parlamento) con l’approvazione di 14 emendamenti al suo regolamento interno (altri 4 restano al momento sospesi). Tra i cambiamenti votati, fa molto discutere il minor tempo che sarà concesso da oggi in poi ai parlamentari per parlare durante i dibattiti (si passerà dagli attuali 40 minuti a 14 minuti: 5 minuti per chi presenta una mozione e 3 per ciascuno dei 3 partiti presenti in parlamento).
L’opposizione è insorta: a suo giudizio i nuovi provvedimenti sono un affronto alla democrazia perché mirano a silenziare il dissenso. Di tutt’altro avviso è il governo islamista a guida Akp secondo cui tali modifiche renderanno il parlamento più operativo e meno rallentato dall’ostruzionismo dell’opposizione (tesi più volte ribadita dal presidente). Tra le nuove misure approvate anche il divieto di non usare in parlamento parole come “Kurdistan” o “provincia curda”, termini per lo più utilizzati dai parlamentari del partito di sinistra filo-curdo Hdp. Un cambiamento linguistico di non piccolo conto: l’obiettivo palese è quello di cancellare sempre di più la questione curda dal dibattito politico interno. Con grande gioia degli alleati dell’Akp, i nazionalisti del Mhp, che considerano queste definizioni come espressione di un movimento separatista che va contrastato.
Ma il nuovo regolamento interno prevedrà anche cambiamenti sull’abbigliamento richiesto nel Meclis: il presidente della Grande assemblea, infatti, potrà indossare un abito normale invece che una cravatta bianca e un frac considerato dall’attuale speaker islamista del parlamento come un simbolo della cultura occidentale. Le modifiche allo statuto interno impongono anche provvedimenti punitivi nei confronti dei deputati che non faranno correttamente il giuramento: chi non giurerà quando verrà formato un nuovo parlamento non sarà riconosciuto membro del Meclis.
La reazione dei repubblicani, il maggior partito d’opposizione, è stata dura e immediata: “In conseguenza al silenziamento dell’opposizione, il Chp non lascerà il parlamento” ha dichiarato all’assemblea il deputato Ozgur Ozel dopo che gli emendamenti sono stati approvati. In segno di protesta i kemalisti hanno occupato per ore l’aula parlamentare. “L’obiettivo [del governo] è rafforzare il presidente Erdogan e mettere fuori uso il parlamento” ha spiegato poi Ozel alla Reuters. Stizzita la risposta dell’Akp affidata al vice presidente del Meclis Ahmet Aydin: “Qua non siamo in strada, ma nel parlamento della nazione. Atti che non sono conformi al rigore del parlamento dovrebbero essere abbandonati”.
Ieri mattina, poi, sempre la Grande assemblea aveva votato per l’espulsione “per assenteismo” di due parlamentari (Faysal Sariyildiz e Tugba Hezer) dell’Hdp che ha già 12 dei suoi esponenti arrestati (tra questi i due co-presidenti Dermitas e Yuksekdag). Una decisione, quella di ieri della maggioranza, che ha mandato su tutte le furie la formazione di sinistra che ha accusato il governo di avere un “doppio standard” perché altri deputati che vantano numerose assenze in parlamento non hanno subito alcun procedimento punitivo.
Le nuove disposizione turche non hanno prodotto al momento grandi proteste da parte dell’Europa. Anzi, proprio tre giorni fa, la rappresentante degli esteri dell’Unione europea (Ue) Federica Mogherini ha ricordato al ministro degli esteri turco Cavusoglu come, nonostante le “profonde preoccupazioni” per lo stato dei diritti umani nel Paese, Ankara sia ancora in corsa per diventare membro dell’Ue. L’alta diplomatica italiana ha però chiesto al partner turco di avere un dialogo “sincero e costruttivo” in modo da appianare le differenze, ma ha detto anche che “sarà difficile al momento aprire nuovi capitoli” per il procedimento d’ingresso turco all’Ue. Bruxelles, ha spiegato Mogherini, ha fatto sapere che “la cooperazione e il dialogo hanno bisogno di passi concreti e positivi in campi come la legge e le libertà fondamentali”.
Molto più dura è la posizione dell’Austria che ha ribadito la sua contrarietà ad un ingresso turco in Europa. Intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il cancelliere Christian Kern ha detto che “deve essere legittimo dire: ‘voi non siete candidati’. Il problema per Vienna non è solo legato allo stato della democrazia turca (“la Turchia ha oltrepassato tutte le linee rosse” per il trattamento di giornalisti e parlamentari), ma anche a fattori economici: “l’Europa non potrebbe mai digerire l’ingresso turco. Come potrebbe funzionare?” si è chiesto Kern.
Ieri, intanto, il premier turco Binali Yildirim ha provato a stemperare i toni con la Germania incontrando 19 compagnie tedesche che operano in Turchia rassicurandole che nessuna di loro è sotto indagine per presunto “finanziamento al terrorismo”. Il clima tra Ankara e Berlino si era fatto la teso a inizio mese quando le autorità turche hanno arrestato 10 attivisti dei diritti umani, tra cui un cittadino tedesco. La Germania aveva prontamente reagito consigliando ai suoi cittadini in viaggio in Turchia di fare attenzione e aveva minacciato di disinvestire nel Paese. Nena News