Alla protesta indetta dal Chp, giunta al suo 17esimo giorno, si uniscono anche il partito di sinistra, con 10 deputati in prigione, e le famiglie delle vittime di Taksim
della redazione
Roma, 28 giugno 2017, Nena News – La marcia per la giustizia, cominciata il 15 giugno da Ankara, è giunta a metà strada e si arricchisce di nuovi partecipanti. Indetta dal partito repubblicano Chp, opposizione al governo dell’Akp – il partito del presidente Erdogan – durerà 24 giorni e percorrerà 450 km per raggiungere Istanbul e la prigione di Malpete dove è detenuto uno dei deputati del Chp, Enis Berberoglu, condannato a metà giugno a 25 anni di prigione per spionaggio.
Il caso è legato a quello del quotidiano turco di opposizione Cumhuriyet che a maggio 2015 pubblicò le prove della consegna di armi dal Mit, i servizi segreti turchi, a gruppi islamisti attivi in Siria. Un reportage che portò in carcere il direttore del giornale, Can Dundar, e il caporedattore Erdem Gul. Ora condanna Berberoglu, accusato di aver consegnato a Cumhuriyet le prove video e foto dello scambio.
L’arresto ha spinto il Chp a organizzare una lunga e difficile protesta, una marcia sotto il sole caldo di giugno e tra le montagne turche a cui stanno prendendo parte centinaia di migliaia di persone. E di nuove se ne aggiungono lungo la via. In questi giorni alla marcia si sono unite le famiglie delle vittime di Gezi Park, dell’estate 2013, giovani e manifestanti uccisi dalla polizia con gas lacrimogeni e pestaggi.
Si sono uniti anche giornalisti di Cumhuriyet e il partito di sinistra Hdp, che conta dieci deputati in prigione dal 4 novembre, tra cui i due leadr Demirtas e Yuksekdag.
Due giorni fa l’attuale co-presidente Serpil Kemalbay ha annunciato “concreto supporto alla marcia per la giustizia”: “Crediamo che tutti i segmenti della società possono unirsi con le loro differenze. Devono agire congiuntamente. Vediamo un parallelo tra questa marcia e la lotta che portiamo avanti”, ha detto dal distretto di Sur, a Diyarbakir, città che come molti altri centri kurdi è stata devastata dall’operazione militare lanciata due anni fa dal governo di Ankara. Altri deputati dell’Hdp hanno chiesto che la marcia venga allargata alla provincia di Edirne, dove si trova il carcere in cui sono prigionieri da novembre i leader del partito.
Intanto la tensione sale: se lo stesso Erdogan ha minacciato di denunciare il segretaio del Chp Kilicdaroglu, sostenitori dell’Akp si stanno ritrovando nei luoghi in cui la camminata passa per provocare i manifestanti. Ieri la polizia ha formato un cordone per evitare scontri ma la polarizzazione della società turca è ormai chiaramente esplosiva.
Per evitare di cadere in simili provocazioni, ieri Kilicdaroglu ha pubblicato una lista di 12 punti da seguire durante la marcia, linee guida per non trascendere in scontri e violenze. Tra queste, “evitare un linguaggio provocatorio contro chi ci contesta, applauditeli e basta. Rispondere con il motto ‘diritti, legge, giustizia’”. Nena News