Il presidente Marzouki ha revocato lo stato di emergenza in vigore da tre anni. Oggi scarcerato il 29enne Jabeur Mejri, condannato a sette anni di prigione per una caricatura di Maometto su Facebook
della redazione
Roma, 6 marzo 2014, Nena News – Due buone notizie arrivano oggi dalla Tunisia, il Paese che ha aperto la stagione delle primavere arabe e che sta vivendo una transizione dal regime ventennale di Ben Ali a un assetto democratico meno violenta e complicata che in altri Stati spazzati dal vento delle rivolte popolari del 2011.
Il presidente tunisino Moncef Marzouki, un islamico moderato, ha revocato la stato di emergenza in vigore da tre anni. Inoltre, oggi è stato scarcerato il blogger tunisino Jabeur Mejri, 29 anni, condannato nel 2012 a sette anni di detenzione per avere pubblicato su Facebook una caricatura del profeta Maometto. Una condanna politica, secondo le organizzazioni per i diritti umani che lo avevano definito un “prigioniero di coscienza”. Mejeri, che si proclama ateo, è diventato il simbolo della battaglia per la libertà di espressione in Tunisia nel dopo-rivoluzione, quando si è acuito lo scontro tra laici e islamici, e il suo arresto aveva scatenato la condanna internazionale. Il blogger aveva già ottenuto il perdono presidenziale a il 19 febbraio, ma su di lui pendeva ancora un’accusa per peculato che ne aveva impedito la scarcerazione fino ad oggi. Il suo amico e blogger Ghazi Beji, indagato per le stesse accuse di blasfemia, era fuggito prima dell’arresto e aveva ottenuto asilo in Francia.
La fine dello stato di emergenza significa la fine dei poteri speciali conferiti all’esercito e alla polizia. Assieme alla liberazione di Mejri, è un altro tassello del processo di transizione tunisino, segnato da violenze, omicidi mirati e crisi politiche, ma di gran lunga meno turbolento di quello della vicina Libia e dell’Egitto.
Con la caduta di Ben Ali, la Tunisia ha visto acuirsi lo scontro tra laici e islamisti. Il partito islamico moderato Ennhada ha vinto le prime elezioni del post-Ben Ali, ma ha dovuto lasciare il potere in seguito a una nuova ondata di proteste. È stato accusato di non avere fatto abbastanza per contrastare la minaccia jihadista e per fare luce su due omicidi politici che hanno provocato la crisi dell’esecutivo: quello di Chokri Belaid, l’esponente dell’opposizione laica, assassinato oltre un anno fa, e quello del deputato del deputato Mohammed al Brahimi il 25 luglio scorso. Il presunto assassino di Belaid è morto in un’operazione anti-terrorismo della polizia il mese scorso, ma per la famiglia Belaid ci sono ancora troppe ombre da dissipare.
Il faticoso ma incruento passaggio di governo e una Costituzione considerata un esempio di laicità tra quelle del mondo arabo hanno fatto guadagnare alla Tunisia il ruolo di modello tra i Paesi delle primavere arabe. Ma il Paese non è ancora stabile ed è alle prese con una crisi economica che continua a portare in piazza i tunisini. Nena News