Stamattina un palestinese è stato colpito a morte dopo aver accoltellato un colono di 19 anni ne pressi di Kiryat Arba. Una diciassettenne è stata abbattuta domenica dai soldati al check point della Moschea al-Ibrahimi per il presunto possesso di un coltello. Scontri tra coloni e palestinesi in Cisgiordania, con una decina di feriti. Netanyahu annuncia l’installazione di telecamera di sorveglianza intorno alla Spianata delle Moschee e l’inizio della revoca dei permessi di residenza a una parte degli abitanti palestinesi di Gerusalemme est
AGGIORNAMENTI
ore 10.20 – Palestinese ucciso dai soldati israeliani dopo aver accoltellato al collo un colono di 19 anni a Kiryat Arba, insediamento illegale alle porte della città palestinese di Hebron.
della redazione
Roma, 26 ottobre 2015, Nena News - E’ stato un altro week end di sangue quello appena trascorso nei territori palestinesi occupati. L’ultima vittima delle violenze che si susseguono ormai ininterrotte dallo scorso primo ottobre, e che i media hanno definito una nuova “Intifada”, è Dania Irsheid, 17enne di Hebron. E’ stata uccisa ieri vicino alla Moschea al-Ibrahimi nel centro della città cisgiordana occupata, mentre tentava di passare il checkpoint. Secondo l’esercito israeliano, aveva un coltello nelle sue mani; secondo alcuni testimoni, si stava avvicinando al checkpoint con lo zaino da scuola quando le è stato intimato dai soldati di “tirare fuori il coltello dallo zaino”: pochi secondi dopo cadeva a terra colpita dal fuoco dei militari, che l’hanno “circondata e lasciata in una pozza di sangue senza chiamare subito l’ambulanza”.
Dania è la 57esima palestinese uccisa nell’ultimo mese dall’esercito, a fronte di 9 israeliani feriti a morte da assalitori palestinesi. E’ anche un altro numero di quella pratica controversa che alcuni giornalisti e attivisti hanno definito “omicidio extra-giudiziale”, che consiste nello sparare a vista contro persone sospette – arabi, soprattutto – e abbatterle prima che possano attaccare qualcuno, solitamente con un coltello. Se, come riporta Maan News, il totale dei palestinesi “presunti assalitori” abbattuti dagli israeliani – esercito e guardie private – ammonti a 29 persone, in alcuni casi le organizzazioni israeliane e palestinesi per i diritti umani hanno mostrato che “non rappresentavano alcun pericolo”.
Nel week end si è inoltre assistito a una serie di attacchi tra coloni israeliani e residenti palestinesi in Cisgiordania. Il 20enne Azzam Azmi Shalalda è stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco mentre raccoglieva le olive nel villaggio di Wadi Sair, colpi sparati da un colono residente nella vicina colonia illegale di Gush Etzion. Secondo la versione dell’israeliano, Shalalda avrebbe provato ad attaccarlo con un coltello e sarebbe fuggito, quindi l’uomo l’avrebbe ritrovato nel campo che raccoglieva le olive. Come conseguenza del tentato omicidio, le forze di sicurezza israeliane hanno sparato e ferito sette palestinesi nel villaggio di Sair.
Come riporta Maan News, un colono di 58 anni invece è stato ferito da un palestinese dopo che era sceso dalla sua auto per affrontare un gruppo di ragazzi che lanciava pietre alle auto dirette alla colonia illegale di Metzad, vicino al villaggio di Sair. Il portale Middle East Eye ha invece riportato che un’auto palestinese è stata data alle fiamme a Gerusalemme est, dopo essere stata sfregiata con slogan razzisti e con i segni comunemente lasciati dai gruppi di estremisti ebraici.
Intanto, tra le nuove misure annunciate dal governo israeliano c’è l’installazione di telecamere di sorveglianza tutt’intorno all’area della Spianata delle Moschee, luogo simbolo della nuova ondata di violenza nei territori palestinesi occupati: una “grande idea” secondo il segretario di Stato Usa John Kerry, che sabato scorso ne ha discusso con il re di Giordania Abdallah II e con il presidente dell’ANP Mahmoud Abbas. “Una nuova trappola” secondo il ministro degli esteri palestinese Riyad al-Maliki, mentre il segretario generale dell’OLP Saeb Erekat ha ricordato che Abbas avrebbe detto a Kerry durante l’incontro “di guardare alle radici del problema di al-Aqsa, e cioè l’occupazione continua”.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito la decisione necessaria “in primo luogo, per confutare l’affermazione che Israele sta violando lo status quo. In secondo luogo, per mostrare da dove vengono realmente le provocazioni, e per prevenirle”. Proprio l’afflusso sempre crescente di “turisti ebrei” – meglio noti come attivisti per la riconquista del Monte del Tempio – scortati dall’esercito nel terzo luogo sacro dell’Islam tutt’ora sotto la giurisdizione del re di Giordania, ha scatenato la rivolta dei palestinesi, che da sempre denunciano i piani del governo israeliano di mettere le mani sulla totalità di Gerusalemme est e ridurre al minimo il territorio abitato e frequentato dai palestinesi.
In questo contesto si può leggere un’altra delle misure promesse dal premier israeliano: quella di privare una parte dei palestinesi di Gerusalemme est del permesso di residenza israeliana. L’argomento è stato riproposto ieri durante la riunione di gabinetto, come riporta l’emittente israeliana Channel 2. Funzionari dell’ufficio del primo ministro hanno rivelato che nel corso della riunione Netanyahu avrebbe detto che i palestinesi di “quei” quartieri non hanno rispettato i doveri dei residenti israeliani, ma possono godere degli stessi diritti. Egli ha inoltre osservato che l’applicazione della legge non esiste in quei quartieri.
Eppure gli abitanti palestinesi di Gerusalemme est, annessa illegalmente nel 1981, non sembrano godere proprio degli stessi diritti del resto dei cittadini israeliani, che siano essi coloni o residenti nella parte ovest di Gerusalemme: strade dissestate, mancanza di servizi e di condizioni igieniche che la municipalità offre al resto degli abitanti qui sono stralci di vita quotidiana. I permessi per la costruzione di nuove case vengono concessi molto raramente ai palestinesi, per cui si è assistito a un aumento di costruzioni “abusive” per contenere la crescita demografica: costruzioni che vengono puntualmente demolite dalle autorità e a cui spesso fa seguito l’appropriazione dei terreni da parte di organizzazioni ebraiche, appropriazioni autorizzate dalla legge israeliana oppure forzate. Nena News