Oggi andiamo alla scoperta del Capparis spinosa, una delle piante mediterranee per eccellenza, ma che «deve nascere però nel luogo giusto affinché la sua bellezza venga apprezzata e non finisca per perdersi nella polvere»
testo e foto di Patrizia Cecconi
Roma, 30 agosto 2018, Nena News – Quella di cui ci occupiamo oggi è una delle piante mediterranee per eccellenza. La sua origine è nell’areale compreso tra il Medio Oriente e il nord Africa. Oggi sono le isole della Sicilia, in particolare Pantelleria a poterne vantare la migliore qualità. Gli arabi passarono da quelle parti e lasciarono traccia, nell’architettura, nella medicina e anche nella gastronomia e questa pianta è una delle tante testimonianze del loro passaggio, anche se i Romani l’avevano già apprezzata nelle zone d’origine.
Stiamo parlando della Capparis spinosa, nome scientifico della specie vegetale comunemente chiamata cappero, dall’arabo “kabar”, trasformatosi in “kapparis” quando arrivò in Grecia e infine nel latino “cappere” quando divenne uno dei componenti fondamentali dalla più famosa salsa dell’antica Roma: il garum.
Cappero è anche il nome del bocciolo dei bellissimi fiori che adornano muri di pietra e pareti calcaree affacciandosi da fessure in cui un loro seme ha scelto di trovare dimora. Spontaneamente. La Capparis spinosa infatti è pianta spontanea che sceglie da sé dove insediarsi e che muore se viene espiantata dalla sua sede di nascita. Muore anche se la si espianta con tutta la piccola zolla che rappresenta la sua dimora. Anche se la pianta è stata addomesticata e si hanno coltivazioni in terra, la specie spontanea seguita ad essere quella che identifica il cappero e abbellisce le antiche mura erompendo in una cascata di foglie e fiori che spuntano da fessure apparentemente prive di nutrimento.
Se un seme per caso finisce in una fessura tra il muro e il marciapiede, il cespuglio che ne verrà fuori non avrà la fortuna di essere guardato con ammirazione. Verrà coperto di polvere e calpestato, e pochi si accorgeranno della sua bellezza. E’ quel che capita a chiunque, umano, animale o vegetale, abbia avuto in sorte la nascita nel posto sbagliato. E’ quello che un ragazzo di grande intelligenza e grande talento mi ha detto in un angolo di questa Palestina dalle cui antiche mura spuntano i capperi. Esattamente nella grande prigione di Gaza, un po’ come parlando a se stesso mentre io osservavo una solanacea dai fiori blu calpestata per il brutto posto in cui era andata a nascere, lui mormorava “se fossi nato in un altro posto forse sarei un campione, ma sono nato qui, come questa pianta”. Così, qualche giorno dopo, uscita dalla grande prigione creata da Israele e trovandomi nell’altra parte della Palestina occupata, mi sono imbattuta in una pianta di cappero spuntata nel pavimento stradale tra marciapiede e muro. Ho scoperto la bellezza di un fiore che, seppure stropicciato e polveroso, riusciva comunque a farsi notare e ho ripensato alle parole di quel ragazzo lasciato sotto l’assedio illegale e assassino. Dedico a lui (che non lo sa) e agli altri come lui, nati nel posto sbagliato, questo articolo su uno dei fiori più belli che ci siano ma che devono nascere nel luogo giusto affinché la loro bellezza venga apprezzata e non finisca per perdersi nella polvere.
All’orto botanico di Thalita Kumi, vicino Betlemme, alla Capparis spinosa è dedicata addirittura la targa di marmo all’entrata, quindi la pianta, benché spontanea, una volta riconosciuta assume tutta la sua importanza e non stupisce più saper che questo piccolo arbusto dalle foglie tondeggianti e i fiori tanto belli, oltre a offrirsi come alimento e ad avere proprietà medicinali, avrebbe anche proprietà afrodisiache, decantate nell’antichità da botanici e medici e perfino dalla Bibbia. Secondo Plinio il Vecchio erano quelli egiziani i capperi migliori! Gli arabi, oltre ad usarla come alimento, ne facevano impieghi medicinali preparando, tra l’altro, tisane antidepressive con la corteccia della sua radice.
Oggi si sa che grazie ai suoi principi attivi, in particolare rutina e quercetina, questa pianta ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e immunoprotettive. Dalla corteccia si ricavano ancora decotti antireumatici e diuretici, mentre i boccioli macinati e spalmati sulla pelle possono essere usati come maschera sbiancante contro la vitiligine e la couperose.
I romani ne facevano anche un vino medicato lasciando macerare per circa due mesi i boccioli al naturale con bacche di ginepro. Oggi in erboristeria il vino medicato di cappero si prepara con la scorza di radice, ma i risultati delle due preparazioni non sembrano essere molto diversi in quanto le proprietà digestive, antireumatiche e diuretiche decantate, tra gli altri, da Dioscoride nel suo Ars medica, sono le stesse vantate dai moderni rimedi officinali.
La raccolta dei boccioli va fatta nei primissimi giorni in cui si formano perché entro due settimane si aprono e diventano il fiore bellissimo che orna i muri, prima di diventare frutto. Ma non tutti i muri possono essere ornati da questi fiori di rara bellezza, per esempio c’è un muro sul quale il cappero non potrà mai fiorire ed è quello lungo centinaia di metri che Israele ha imposto ai palestinesi sottraendogli terra e libertà. E’ un muro di cemento, è un muro che rende prigioniero un popolo, i capperi sono fiori liberi e su quel cemento non possono crescere per definizione naturale.
Tornando alle proprietà di capperi e cocunci, cioè boccioli e frutti, essi sono ricchi anche di calcio e magnesio e di vitamine A, C, E, K. Ma al naturale sono terribilmente amari e devono essere lasciati a lungo sotto sale prima di essere consumati, questo li rende inadatti a chi soffre di ipertensione, mentre sono un ottimo elemento contro il diabete perché riducono lo zucchero nel sangue e migliorano le funzioni epatiche senza effetti sui reni. Consumare i capperi abitualmente riduce anche i danni dovuti ai raggi ultravioletti in quanto possiedono proprietà foto-protettive. La rutina a sua volta, ha anche la proprietà di fluidificare la circolazione sanguigna dei piccoli vasi e rafforzare i capillari, proteggendo dalla formazione di varici. Inoltre riduce il tasso di colesterolo nel sangue e impedisce la formazione di placche nelle arterie. Mentre la quercetina oltre alle accertate proprietà conosciute dagli antichi, ha anche una potente funzione anticancerogena consistente nel prevenire la degenerazione delle cellule.
Insomma, un fiore di rara bellezza che offre piacere agli occhi e molteplici usi.
Ma – come diceva il ragazzo di Gaza pochi giorni fa – deve nascere nel posto giusto perché quelle caratteristiche possano essere apprezzate per il loro valore, altrimenti le copre la polvere e il fiore finisce calpestato. Nena News