Migliaia di persone hanno manifestato ieri contro il massacro israeliano a Gaza di lunedì e in ricordo della Nakba. Pretoria ha richiamato il suo ambasciatore, ma gli attivisti chiedono la fine dei rapporti diplomatici con Israele. Due delle principali comunità ebraiche locali parlano di “doppio standard del governo Anc”
Testo Francesco Pontarelli, redazione Nena News Foto: Francesco Pontarelli
Johannesburg, 16 maggio 2018, Nena News – Migliaia di sudafricani sono scese in piazza ieri per condannare le uccisioni di oltre 60 gazawi compiute lunedì dall’esercito israeliano al confine con la Striscia di Gaza e per ricordare il 70esimo anniversario della Nakba, la “Catastrofe” del popolo palestinese. “Veniamo qui per condannare ed esprimere la nostra rabbia per il regime di apartheid [israeliano]” ha detto durante la manifestazione di Città del Capo Mohammad Desai del movimento Bds (Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni contro Israele). L’attivista ha poi spiegato che il popolo palestinese si è schierato a fianco dei sudafricani durante gli anni della segregazione raziale rappresentando una fonte d’ispirazione per combattere il governo della minoranza bianca. Una manifestazione di protesta più contenuta a livello numerico (circa duecento persone) ha avuto luogo ieri anche a Johannesburg.
Sui fatti di Gaza è stato duro il commento di Jessie Duarte, vice segretario generale del partito di governo Anc. “L’Onu ha fallito: Israele ignora le risoluzioni – ha detto alla tv locale eNca – È giunta l’ora che il movimento di solidarietà internazionale si schieri contro questo atroce regime israeliano”. Duarte ha poi aggiunto che Israele “sta perpetuando una azione disumana contro il popolo palestinese e che perciò va fermato”.
In seguito alle uccisioni di lunedì, il governo sudafricano ha anche convocato il suo ambasciatore in Israele, Sisa Ngobane. In una nota, il governo ha deplorato“nel modo più forte l’ultima violenta aggressione compiuta dalle forze armate israeliane al confine con la Striscia”. “Le vittime – continua l’Anc – partecipavano ad una protesta pacifica. Considerato il modo grave e indiscriminato dell’ultimo attacco di Tel Aviv, il governo sud africano ha deciso di richiamare l’ambasciatore Sisa Ngombane con effetto immediato fino ad ulteriore notifica”. In una dichiarazione ufficiale, il partito di governo Anc, ha poi detto di essere rimasto “profondamente scioccato” per il “massacro di manifestanti pacifici palestinesi”. “Noi – si legge nel comunicato – guardiamo con incredulità al fatto che un popolo, che ci ricorda continuamente l’odio e il pregiudizio che gli ebrei hanno subito durante il regno antisemita di Hitler, possa usare la stessa crudeltà meno di un secolo dopo”. L’Anc ha poi aggiunto che “non accetterà mai un governo che considera insignificanti gli esseri umani”. “Nessuna pontificazione d’Israele propagandata dal suo governo o dai suoi cittadini – afferma la principale forza politica del Paese – può camuffare la sistematica oppressione del popolo palestinese. Tutti i sudaricani devono sollevarsi e trattare Israele per quello che è: uno stato paria”.
La posizione di Pretoria è stata però criticata da due delle principali organizzazioni ebraiche sudafricane che considerano la il ritiro dell’ambasciatore una mossa “oltraggiosa” che mostra “il doppio standard utilizzato contro lo stato ebraico”. In una nota congiunta, la Federazione sionista del Paese e il Comitato sudafricano ebraico dei deputati hanno detto che, se da un lato dispiace per la morte dei civili, dall’altro “noi crediamo che Israele, come stato sovrano, abbia il diritto di difendere i suoi confini e i suoi cittadini”. “Israele – si legge ancora nel comunicato – affronta un pericolo reale: Hamas istiga la sua gente ad assaltare la barriera di sicurezza e ad attaccare i civili israeliani. Ritirando l’ambasciatore, il governo sta evitando di giocare un ruolo significativo nel trovare una soluzione al conflitto [israelo-palestinese]”.
I manifestanti scesi in piazza ieri a Città del Capo e Johannesburg hanno chiesto però al governo di fare ulteriori passi in avanti interrompendo i rapporti diplomatici con Tel Aviv e tagliando gli accordi commerciali che legano i due paesi. A prendere parte alle proteste sono state anche le forze del movimento sindacale, in particolare della federazione di recente formazione SAFTU (Southi African Federation of Trade Unions) e del sindacato NUMSA (National Union of Metalworkers of Southi Africa).
La solidarietà del popolo sudafricano verso la causa palestinese affonda le sue radici in un passato (solo parzialmente risolto) segnato da colonialismo, occupazione della terra, disumanizzazione, suprematismo razziale, segregazione territoriale e sfruttamento. Le mobilitazioni di ieri fanno leva su una memoria ancora viva del popolo sudafricano: le immagini del massacro lungo il confine di Gaza non sono poi così distanti nella memoria collettiva dalla stragi di Sharpeville nel 1960, dalla rivolta di Soweto del 1976, ma anche dall’uccisione di 34 minatori in sciopero a Marikana nell’agosto del 2012. Nena News
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