I 150 combattenti curdi inviati da Irbil stanno arrivando nella città sotto assedio. Isis e Fronte al-Nusra strappano all’Esercito Libero i villaggi intorno Idlib.
di Chiara Cruciati
Roma, 29 ottobre 2014, Nena News – I 150 peshmerga che tanto hanno fatto discutere in questi giorni sono arrivati in Turchia questa mattina. Prossima destinazione Kobane: una parte del gruppo a bordo di autobus è in viaggio verso la città curda a nord della Siria, scortata da veicoli militari turchi. Alcuni sono arrivati in aereo, altri in autobus dal Kurdistan iracheno, sventolando bandiere curde.
Lungo il confine i curdi che da oltre un mese hanno assistito da lontano alla battaglia di Kobane li hanno visti passare e li hanno accolti con canti e slogan. Sembra giunta alla fine la diatriba tra Ankara e Rojava, che hanno passato l’ultima settimana a scambiarsi accuse per il ritardo nell’arrivo dei peshmerga mandati da Irbil.
“Resteranno fino a quando non saranno più necessari”, aveva detto ieri il ministro curdo Qader. Avranno con sé armi automatiche, lanciarazzi e mortai, tutti di fabbricazione Usa, con la promessa di non lasciarli in mano alle Unità di Protezione Popolare di Kobane e ai combattenti del Pkk presenti nella città curda. Funzionari di Irbil hanno poi tenuto a precisare che non saranno impiegati in azioni dirette, sul campo, ma sosteranno con l’artiglieria i combattimenti dei kurdi siriani.
La notizia fa sorridere il presidente Obama, dopo settimane di pressioni sulla Turchia perché intervenisse a Kobane. L’unico intervento ottenuto è stato il via libera al passaggio dei peshmerga. Poca cosa: appare alquanto improbabile che 150 combattenti possano fare la differenza in campo, quella differenza che nemmeno le bombe della coalizione riescono ad archiviare.
L’Isis resta fermo nelle proprie posizioni e si fa beffe del fronte anti-Isis, di nuovo via web. Ieri è stato pubblicato un nuovo video dello Stato Islamico in cui appare l’ostaggio britannico John Cantlie, usato dall’Isis alla stregua di un reporter di guerra. Cantlie da Kobane dice di voler svelare le bugie dei media occidentali: l’Isis non sta perdendo la battaglia per la città kurda, dice nel video, perché controlla ancora la zona est e sud della città. La caduta di Kobane, aggiunge, è solo questione di tempo.
Ma non si combatte solo a Kobane. Nel resto della Siria è in atto uno scontro su due livelli, tra Damasco e Isis e tra Stato Islamico e opposizioni moderate. Seppure il nemico sia lo stesso Washington insiste nel non voler parlare con il governo di Assad, aiutando indirettamente l’avanzata islamista. Ora sempre più vicina alla caduta è la città di Idlib, 30 chilometri da Aleppo.
Lunedì miliziani dell’Isis e del Fronte al-Nusra (ex gruppo qaedista, oggi affiliato allo Stato Islamico dopo la stipula di un patto di non aggressione) hanno lanciato una dura offensiva contro la comunità, strategica per la sua posizione. A metà tra Aleppo e Latakia, lungo la costa mediterranea, Idlib rappresenta il corridoio di passaggio tra il nord – per gran parte occupato dalle milizie di al-Baghdadi – e la costa, e quindi Damasco. Due giorni fa gli islamisti hanno temporaneamente occupato la sede del governatore e il quartier generale della polizia e avrebbero decapitato 70 soldati governativi. Poco dopo l’esercito di Damasco ha riassunto il controllo di Idlib, ma l’alleanza tra al-Nusra e al-Baghdadi continua a preoccupare.
Preoccupa anche la Casa Bianca, dopo la presa da parte islamista di alcune comunità intorno Idlib, strappate al controllo delle opposizioni moderate dell’Esercito Libero Siriano sempre più allo sbando. Ormai in un angolo, il braccio armato della Coalizione Nazionale Siriana (considerata dalla comunità internazionale unico rappresentante legittimo del popolo siriano), è spinto fuori da ogni area prima controllata, tanto da perdere ulteriore credibilità anche agli occhi dell’alleato Usa. A Washington si continua a discutere del programma di addestramento e armamento di 5mila miliziani dell’Els, nella convinzione però che vadano ormai utilizzati non per la guerra guerreggiata quanto per una futura transizione politica. Se mai ce ne sarà una.
La perdita delle comunità intorno Idlib è un altro duro colpo per le opposizioni moderate, incapaci di frenare Isis e Fronte al-Nusra, in grado di allargarsi fino al Libano dove nei giorni scorsi è stato protagonista di una dura battaglia a Tripoli con l’esercito di Beirut.
“Quanto successo è già avvenuto in passato – ha detto Jamal Maarouf, leader delle opposizioni moderate siriane – Ma questa volta la mobilitazione è molto ampia”. Impossibile frenarla, soprattutto per una coalizione internazionale divisa al suo interno tra gli interessi personali e strategici di ogni attore in campo che detta diktat e impone obiettivi. Nena News