Il Pentagono annuncia ufficialmente l’invio di centinaia di uomini a fianco delle Sdf. L’obiettivo è segnare qualche punto in una guerra persa. Ovvie le tensioni con la Turchia
della redazione
Roma, 9 marzo 2017, Nena News – Gli stivali statunitensi sul campo di battaglia siriano sono stati poggiati. C’erano già, a dire il vero, dispiegati nel nord della Siria per supervisionare e fornire assistenza alle forze kurde impegnate contro lo Stato Islamico.
Stavolta però prenderanno ufficialmente parte alla battaglia, attività che finora il Pentagono aveva sempre negato seppur comprovata da testimonianze e video pubblicati online. Centinaia di marines sono arrivati nel nord della Siria con armi pesanti nell’ambito dell’operazione su Raqqa, gestita dalle Sdf, le Forze Democratiche Siriane composte da kurdi, armeni, cristiani, circassi e turkmeni. Altri mille saranno mandati a breve in Kuwait così da essere pronti ad unirsi alla battaglia se necessario.
Si tratta, specificano da Washington, di una misura temporanea. Di certo è il primo dispiegamento ufficiale di forze armate Usa autorizzato dal presidente Trump e creerà malumori con il vicino alleato turco. Dietro, dicono fonti interne al Pentagono, c’è l’intenzione di Trump di garantire alla Difesa maggiore flessibilità nella guerra all’Isis, che ha indicato in campagna elettorale una priorità spingendosi a dare tempi folli di soluzione della questione: in 30 giorni, disse, eliminerò lo Stato Islamico.
Una mera fanfaronata che si unisce però ad una scarsa conoscenza della regione. Sicuramente l’appoggio militare diretto e ufficiale ai kurdi delle Ypg non piacerà alla Turchia che su questo campo si è già scontrata pù volte con lo storico alleato Usa, accusandolo di sostenere il terrorismo. Non pare del tutto un caso che la decisione sia stata annunciata a pochi giorni dagli scontri per Manbij, città liberata la scorsa estate dalle Sdf e ora nel mirino turco.
Tanto è il pericolo rappresentato da Ankara che le Sdf avevano deciso di cedere la linea di difesa occidentale della città all’esercito governativo siriano, con un accordo storico. Nelle stesse ore testimoni riportavano di bandiere statunitensi che sventolavano su Manbij. Impossibile che la Turchia vada allo scontro con il partner Nato. E forse quel dispiegamento serve a tenere a bada i bollenti spiriti turchi: la battaglia per Raqqa la vogliono guidare gli Stati Uniti, esclusi dal negoziato siriano, con una strategia alla sbando e pressati dal bisogno di ottenere una qualche vittoria. Nena News