Sempre più violenti gli scontri tra governo e opposizioni che sanno di dover chiudere la partita prima di un altro evanescente accordo tra super potenze
della redazione
Roma, 28 settembre 2016, Nena News – Aleppo è devastata: dal fallimento della tregua, lunedì 19 settembre, la capitale del nord sta vivendo una violenza senza precedenti. Le bombe cadono dal cielo senza sosta, sganciate dai jet dell’aviazione governativa, mentre a terra sono le opposizioni a contrattaccare le truppe di terra di Damasco. In mezzo stanno i civili, stretti tra due fuochi: sarebbero oltre 400 le vittime in poco più di una settimana, 700 i feriti. I pochi ospedali ancora attivi sono al collasso: i pazienti vengono lasciati a terra e curati lì per la mancanza di posti letto e attrezzature. Una bolgia disumana.
Questa mattina fonti locali hanno riportato del bombardamento di altri due ospedali e la morte di 5 persone: uno colpito da artiglieria, il secondo da un raid aereo, facendo pensare a responsabilità duplice, di entrambe le parti. Circa 300mila persone restano intrappolate: ai volantini lanciati dal cielo da Damasco – che chiedono ai civili di lasciare i quartieri est sotto le opposizioni – non si reagisce per l’impossibilità di muoversi e individuare vie sicure di fuga.
Sul campo le truppe governative stanno avanzando: dopo il lancio di una delle più ampie controffensive dal 2012, nei giorni scorsi è partita l’operazione via terra. Damasco circonda quasi del tutto Aleppo, su tre lati, nord, ovest e sud. Lunedì ha ripreso il quartiere storico di Farafra, nella Città Vecchia, sede della moschea degli Omayyadi, patrimonio Unesco. E continua ad avanzare, con le opposizioni arroccate nei quartieri orientali.
L’obiettivo del presidente Assad è palese: riprendersi la città prima di un nuovo fragile accordo tra le potenze internazionale, incapace di reggere come si è visto più volte ma sufficiente ad impedire al governo di attaccare. Approfittare dello stallo è il mantra di tutti quelli che si combattono sul campo. Anche del fronte delle opposizioni che si sono sempre mostrati ben poco intenzionati ad una tregua vera: l’ultima è stata costantemente violata ma a preoccupare di più è il ruolo svolto dai cosiddetti moderati, quei gruppi che dovrebbero prendere parte al futuro del paese. Subito dopo aver accettato di aderire al cessate il fuoco hanno espresso la loro fedeltà alla strategia militare di Jabhat Fatah al-Sham, l’ex al-Nusra, potente macchina da guerra con un obiettivo politico non certo condivisibile, la creazione di uno Stato sunnita fondato sulla shari’a.
Eppure pare chiaro come le opposizioni moderate, Esercito Libero Siriano in testa, da sempre considerato il gruppo più legittimo a sedere al tavolo del negoziato perché espressione militare della Coalizione Nazionale, stiano per essere definitivamente spazzati via dal campo di battaglia e da quello diplomatico: ormai presente in piccole unità solo ad Aleppo e lungo il confine nord, dove operano coperti dall’esercito turco, se Assad dovesse riprendersi la città finirebbe definitivamente nell’oblio.
Per ora sopravvive solo grazie al sostegno di Ankara che a nord ne ha fatto il proprio braccio armato. Mentre Aleppo viene massacrata, in pochi guardano a quanto accade nei territori settentrionali, nella kurda Rojava dove le truppe turche avanzano e mangiano terreno al progetto del confederalismo democratico. Ieri il ministro degli Esteri Cavusoglu ha ribadito l’intenzione di eliminare quella che definisce la minaccia terroristica delle Ypg, le unità di difesa popolari turche, e affermato che ancora 200 combattenti si troverebbero a sinistra dell’Eufrate, individuato da Ankara come linea rossa invalicabile.
Dichiarazioni che fanno temere ulteriori attacchi, dopo quelli già compiuti nelle settimane scorse nel silenzio internazionale, nonostante si tratti di un’invasione via terra di un altro Stato. Da parte sua la comunità kurda denuncia i morti fatti dai raid turchi: nelle ultime ore otto civili sono stati uccisi mentre tentavano di muoversi all’interno di Rojava. Tra loro cinque donne e un bambino. Nena News