Mentre ad Aleppo si continua a morire, alle Nazioni Unite Usa, Francia e Inghilterra accusano la Russia di aver commesso “crimini di guerra”. Mosca si difende attaccando duramente i ribelli siriani. Damasco, intanto, annuncia: “la tregua non è morta” e parla di una nuova costituzione
della redazione
Roma, 26 settembre 2016, Nena News – Il ministro degli esteri siriani, Walid al-Moallem, ha detto oggi che l’intesa Usa-Russia per il cessate il fuoco è ancora possibile perché non è ancora “morta”. Intervistato dalla rete panaraba al-Mayadeen, al-Moallem ha anche dichiarato che il suo governo è favorevole ad un referendum per una nuova costituzione e all’indizione di elezioni parlamentari che dovranno portare alla nascita di un governo di unità nazionale.
Un ottimismo che pare del tutto fuori luogo: ieri la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu si è conclusa senza produrre alcun risultato. Anzi, se possibile, ha allontanato ancora di più le parti. Sul banco degli imputati è salita la Russia che è stata duramente accusata da Usa, Francia e Inghilterra, di sostenere la mattanza compiuta dal presidente siriano al-Asad ad Aleppo.
L’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Churkin ha provato a difendersi attaccando i ribelli siriani a suo dire i principali responsabili della fine del cessate-il-fuoco della scorsa settimana. Nel mirino di Churkin, però, vi è anche la coalizione occidentale che non sarebbe riuscita a separare le forze moderate da quelle “terroristiche” rappresentate principalmente dai qa’edisti del Fronte Fatah ash-Sham (ex an-Nusra). Secondo l’inviato russo, infatti, i gruppi radicali d’opposizione presenti nella zona orientale di Aleppo stanno tenendo in ostaggio la popolazione locale utilizzandola come scudo umano. Contrariamente a quello che la coalizione anti-Is e numerosi attivisti ad Aleppo sostengono, ha spiegato Churkin, “il regime usa la sua aviazione per far uscire i terroristi dalla città causano il minor numero di vittime civili”. Per Mosca sarebbero dunque falsi gli omicidi di massa denunciati dai ribelli e dalla comunità internazionale. “Raggiungere la pace è ora una missione quasi impossibile” ha concluso il diplomatico russo sebbene abbia espresso la volontà del Cremlino di raggiungere una nuova tregua al più presto possibile.
Una posizione su cui a parole concordano tutti. Ieri l’ambasciatore francese all’Onu, Francois Delattre, ha infatti spiegato che la fine delle violenze è la “nostra unica speranza”. Ma risulta difficile credere che si possa ritrovare a breve un’intesa se, perfino all’interno delle istituzioni internazionali, il clima tra i pro e gli anti al-Asad resta incandescente. Ieri in sede Onu le differenze tra le parti sono apparse evidenti quando è stato invitato a parlare l’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite e i rappresentanti di Usa, Francia e Inghilterra sono usciti dalla sala. Le accuse contro Mosca non si sono sprecate. L’ambasciatrice Usa Samantha Power ha detto che “la Russia fa l’esatto contrario di quello che dice”. “Quello che la Russia sta sponsorizzando e facendo – ha aggiunto – non è contro-terrorismo, ma è barbarie”.
Di “barbarie” ha anche parlato il suo pari francese Delattre che ha accusato al-Asad di compiere crimini di guerra che “non dovranno restare impuniti”. “Aleppo sta alla Siria come Sarajevo alla Bosnia, o Guernica alla guerra spagnola – ha spiegato l’inviato transalpino – questa settimana passerà alla storia come quella in cui la diplomazia ha fallito e le barbarie hanno trionfato”. Non meno duro è stato il rappresentante inglese Matthew Rycrof: “munizioni incendiare indiscriminate sono state gettate ancora su zone civili. Aleppo sta bruciando. Ora si colpiscono anche i rifornimenti d’acqua che sono vitali per milioni di persone. Insomma, è difficile negare che la Russia stia collaborando con il regime siriano nel compiere questi crimini di guerra”. Le dichiarazioni di Rycrof erano giunte qualche ora dopo quelle del suo connazionale Boris Johnson. Il ministro degli esteri inglesi aveva puntato il dito contro Putin che “non sta solo mantenendo il revolver ad al-Asad, ma sta anche sparando”.
Una nuova tregua a queste condizioni appare un miraggio nonostante tutti ne parlino. A partire dall’inviato speciale dell’Onu in Siria, Staffan de Mistura, secondo il quale lo scorso “cessate-il-fuoco ha ridotto significativamente i combattimenti e ha permesso ai residenti di Aleppo di uscire fuori dai loro rifugi e dalle loro case per celebrare in strada la festa islamica dei sacrifici”. Purtroppo, però, “la tregua è stata rotta da un bombardamento un giorno prima della fine della prima settimana [di interruzione degli scontri]. Da quel giorno la situazione nella zona orientale di Aleppo è peggiorata e ha raggiunto nuove vette di orrore”. De Mistura ha poi ricordato che “se sarà confermato, l’uso sistematico e indiscriminato di armi in aree dove sono presenti civili e infrastrutture verrà considerato un crimine di guerra”. Dello stesso avviso è il Segretario generale Onu Ban Ki-Moon che ha chiesto di fare di più per porre fine “all’orrore in Siria”. Nena News