La dirigente del partito Fatah ha smentito le notizie secondo le quali il marito Marwan continuerebbe il digiuno di protesta. Intanto il leader del Fronte popolare, Ahmad Saadat, anche’egli detenuto, esorta i prigionieri politici e tutti i palestinesi a “continuare la lotta”
by Mannnews Agency
Betlemme, 30 maggio 2017, Nena News – Dopo che lunedì mattina sono state divulgate informazioni secondo cui due giorni dopo la fine dello sciopero il leader dello sciopero della fame di massa Marwan Barghouthi stava ancora rifiutando i pasti nella prigione israeliana, il Comitato Palestinese per le Questioni dei Prigionieri e la moglie di Barghouthi, Fadwa, hanno smentito queste notizie ed hanno affermato che lo sciopero della fame è stato effettivamente interrotto totalmente.
Lunedì mattina l’agenzia di notizie Al Jazeera in arabo, citando una dichiarazione congiunta presumibilmente rilasciata dallo stesso Comitato gestito dall’ Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e dall’ong locale “Associazione dei Prigionieri Palestinesi” (PPS), ha informato che Marwan Barghouthi avrebbe rifiutato di sospendere il suo sciopero della fame finché non fosse stato rimandato alla prigione di Hadarim e potesse avere la conferma che tutti i prigionieri in sciopero della fame trasferiti dall’inizio dello sciopero fossero stati riportati anche loro nelle prigioni di provenienza. Il reportage faceva intendere che fino a lunedì mattina Barghouthi non aveva interrotto il suo sciopero.
Tuttavia la moglie di Marwan, Fadwa Barghouthi, ha spiegato che l’informazione di Al Jazeera era fuorviante, spiegando che “il leader dello sciopero della fame sarebbe stato l’ultimo a porre fine allo sciopero della fame dopo essersi assicurato che tutto fosse in regola riguardo agli altri scioperanti,” ed ha confermato che, dopo che è stato raggiunto un accordo, suo marito è stato riportato alla prigione di Hadarim.
Dal primo giorno dello sciopero della fame, Barghouthi è stato messo in isolamento nella prigione di Jalama, e poi in quella di Ashkelon per partecipare ai negoziati finali.
Commentando l’informazione del reportage di Al Jazeera, Fadwa ha detto: “E’ stata una questione di pragmatica e non si dovrebbe intendere nel senso che Marwan continua lo sciopero della fame.” Fadwa ha aggiunto che “finora non mi è stato permesso di incontrare Marwan ed il Servizio Penitenziario Israeliano prevede che il suo avvocato, per poterlo visitare, debba ottenere un permesso dell’ufficio giudiziario del governo israeliano.”
Le sue dichiarazioni sono state confermate dal direttore dell’ufficio di Betlemme del Comitato per i Detenuti Munqith Abu Atwan, che ha detto a Ma’an che Barghouthi ha rifiutato di alimentarsi prima di essere certo che i prigionieri che hanno fatto lo sciopero della fame fossero stati riportati nelle carceri da cui erano stati spostati.
“Barghouthi ha guidato i negoziati che hanno portato alla decisione di porre fine allo sciopero della fame, ma ha informato il Comitato per le Questioni dei Prigionieri che non avrebbe mangiato finché tutti i prigionieri in sciopero della fame non fossero al sicuro e avessero iniziato a nutrirsi per primi, per essere sicuro che il Servizio Penitenziario Israeliano non infliggesse nessuna punizione ai detenuti,” ha detto.
In precedenza il Comitato aveva informato che la fine dello sciopero della fame era arrivata dopo 20 ore di negoziati con il Servizio Penitenziario Israeliano (IPS), che hanno visto l’IPS accettare l’80% delle richieste dello sciopero.
Lunedì, in una conferenza stampa a Ramallah, alla presenza del capo della PPS Qaddura Fares e del capo della Commissione di Controllo delle questioni dei detenuti Amin Shoman, il presidente del Comitato Issa Qaraqe ha annunciato formalmente il risultato dello sciopero della fame.
Tuttavia un portavoce dell’IPS ha negato quanto riferito dal Comitato a Ma’an, e ha affermato che l’unico risultato dello sciopero è stato il ripristino delle visite dei familiari due volte al mese per i prigionieri, in conseguenza di un accordo fatto tra l’ANP e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), in base al quale l’ANP finanzierà la seconda visita, che era stata in precedenza finanziata dall’ICRC, finché l’organizzazione internazionale non l’ha sospesa lo scorso anno.
Va osservato che nell’agosto 2016 il PPS ha affermato che il presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva già approvato la decisione di coprire tutte le spese per la seconda visita. A quanto pare, dalla sospensione dello sciopero l’unica dichiarazione rilasciata dai dirigenti in prigione, a parte gli aggiornamenti di Barghouthi trasmessi dall’ANP e dalla sua famiglia, è arrivata dal segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) [storico gruppo palestinese della sinistra marxista, ndtr.] in prigione Ahmad Saadat, che si era unito allo sciopero a 17 giorni dal suo inizio.
Domenica Saadat, in assenza di una dichiarazione ufficiale della dirigenza dello sciopero, ha diffuso caute felicitazioni agli scioperanti per la loro apparente vittoria, in quanto informazioni relative al risultato dello sciopero finora sono state diffuse solo dal Comitato diretto dall’ANP e dall’IPS.
“Mentre è troppo presto per fornire una valutazione finale dei risultati dello sciopero prima delle dichiarazioni ufficiali dei dirigenti dello sciopero, possiamo dire chiaramente che l’incapacità dell’occupante di spezzare o di limitare lo sciopero è una vittoria per i prigionieri e per la loro volontà e determinazione di continuare la lotta,” ha scritto in una dichiarazione, pubblicata domenica dalla rete palestinese di solidarietà con i detenuti “Samidoun”, dal carcere di Ramon, in Israele.
Saadat ha evidenziato che “lo scontro non finisce con lo sciopero, al contrario deve continuare per rafforzare, ampliare e costruire sui risultati dello sciopero.”
(traduzione di Amedeo Rossi-Zeitun.info)