Lo ha stabilito ieri una corte militare israeliana. Il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina: “è una sentenza tirannica”. Human Rights Watch parla di caso “pieno di violazioni processuali”
della redazione
Roma, 7 dicembre 2015, Nena News - Una corte militare israeliana ha condannato ieri la parlamentare palestinese di sinistra Khalida Jarrar a 15 mesi di prigione. A darne notizia è stato il suo partito, il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), che ha definito la sentenza “tirannica e parte del terrorismo israeliano contro il popolo palestinese”.
Il Fplp ha fatto sapere che non riconosce l’autorità dei tribunali israeliani perché, sostiene, “sono un’altra forma di oppressione dell’Occupazione israeliana”. L’associazione palestinese che offre sostegno ai prigionieri palestinesi, Ad-Dameer, ha descritto l’arresto di Jarrar come “vendicativo, arbitrario e politico che mira a punirla per le sue opinioni politiche e per l’attivismo per i diritti umani del popolo palestinese”. Sulla questione è intervenuta anche Human Rights Watch che ha parlato di un caso “pieno di violazioni processuali”.
Otto mesi fa il procuratore militare israeliano aveva presentato dodici capi d’accusa contro Jarrar, arrestata il primo aprile scorso dall’esercito israeliano nella sua casa di Ramallah. Subito dopo l’arresto era stato spiccato un ordine di detenzione amministrativa (misura cautelare che non prevede accuse ufficiali né processo) di sei mesi per ragioni di sicurezza.
Jarrar è stata accusata di appartenere ad un’organizzazione terroristica (così Israele considera il Pflp), di aver svolto attività pubblica a favore del partito e di aver istigato al rapimento di soldati israeliani. “Siamo rimasti sorpresi – aveva commentato allora il suo avvocato Saher Francis – il procuratore aveva esplicitamente detto la settimana precedente che non c’erano elementi per trattenerla. Ora queste accuse rafforzano la convinzione che il suo arresto sia una vendetta”.
Una vendetta, secondo ambienti vicino a Jarrar, dovuta alla sua resistenza all’ordine di deportazione a Gerico che alcuni mesi prima le autorità israeliane le avevano imposto. Dopo aver protestato per un mese in una tenda a Ramallah, la parlamentare aveva ottenuto la cancellazione dell’ordine di deportazione dalla corte israeliana. Ma poco dopo è arrivato l’arresto in concomitanza con l’adesione ufficiale dell’Autorità Palestinese alla Corte Penale Internazionale (Cpi). Una tempistica che ha insospettito molti palestinesi considerando il fatto che Jarrar era membro del comitato palestinese che si stava occupando del rapporto da presentare al Cpi.
Ad oggi sono circa 500 i prigionieri in detenzione amministrativa, tra cui, oltre a Jarrar, ci sono 18 membri del Consiglio Legislativo palestinese. Nena News