Assistere alla risposta repentina dell’Europa, alla capacità di mobilitarsi rapidamente e alla celebrazione della resistenza quando si tratta di “bianchi, biondi e con gli occhi azzurri” è sbalorditivo
di Alaa Tartir* di Middle East Eye
(Traduzione di Valentina Timpani)
Roma, 24 marzo 2022, Nena News - Prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, mi era stato chiesto in diverse conversazioni con policy maker europei: “Che può fare l’Europa per affrontare le ingiustizie in Palestina?” Eppure quando suggerivo una lista di interventi desiderati, ricevevo in risposta sorrisi finti, occhi al cielo, o insinuazioni sul fatto che si trattasse di richieste irrealistiche.
Per esempio, quando ho suggerito che gli europei dovrebbero supportare il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), la risposta è stata: “No, no, questo appartiene a un’altra era”. Quando ho raccomandato una risposta veloce e unita da parte dell’Europa alle atrocità israeliane, mi è stato detto: “Non esiste; siamo frammentati e molto diversi, e il processo di creazione del consenso non è fattibile”. Per quanto riguarda la resistenza, non “è una parola che ci piace sentire negli ambienti politici. È intrinsecamente aggressiva, e molto probabilmente violenta”.
E la solidarietà? Ho chiesto. “Beh, preferiamo la diplomazia. È più moderna e meno attivista”. La liberazione? “È irraggiungibile. E l’autonomia?” Leggete il testo e pensate alla Palestina. Rileggetelo e pensate all’Ucraina. Benvenuti nell’ipocrisia europea. Mi chiedo spesso, una volta che la guerra in Ucraina sarà finita, se fornirò la stessa lista di richieste, ora che la barra si è alzata e sappiamo meglio cosa l’Europa è in grado di fare quando la volontà politica c’è.
Un momento di riflessione
Mettere a confronto le tragedie è una cosa orribile, specialmente quando ci sono di mezzo rifugiati e vittime civili. Essendo io stesso un rifugiato, conosco molto bene cosa questo status comporta. Ma i momenti e i processi delle tragedie sono anche, tristemente, momenti di riflessione e riconsiderazione. Sono momenti che mostrano i complici, rivelano le ipocrisie e smascherano alcune realtà. L’abbiamo visto succedere in Palestina negli ultimi cento anni, e anche nelle ultime due settimane in Ucraina. È sbalorditivo assistere alla risposta repentina dell’Europa, all’esternazione di dichiarazioni che condannano l’aggressione russa, all’accoglienza incondizionata dei rifugiati europei, all’imposizione delle sanzioni, alla capacità di mobilitarsi rapidamente e collettivamente quando la volontà politica esiste, alla celebrazione della resistenza quando si tratta di “bianchi, biondi e con gli occhi azzurri” – e la lista continua.
Non sono invidioso degli amici ucraini che stanno ricevendo tutto il supporto di cui hanno bisogno. Ma mi sento obbligato, alla luce del “momento Ucraina” che il mondo sta attraversando, a chiedere ai miei amici europei, individui e istituzioni: ripenserete le vostre attitudini ipocrite e i vostri doppi standard di lunga data? Di certo, l’ordine mondiale ha bisogno di essere scosso. Le istituzioni di governo globali, compreso il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, necessitano un rinnovo completo, e le ingiustizie dovrebbero essere affrontate ovunque. Ma per ottenere ciò né le guerre né l’ipocrisia sono strade da seguire. Affrontare gli squilibri di potere e reinventare le istituzioni di governo globali sono prerequisiti fondamentali per risolvere ingiustizie e conflitti di vecchia data – ma senza uguaglianza, responsabilità e sincerità, non sarà possibile.
Opportunità strategica
Pertanto, il “momento Ucraina”, con tutte le tragedie che comporta e le vite preziose perse, offre alla comunità internazionale – e agli europei in particolare – un’opportunità per riflettere, e per cominciare un processo che induca misure disciplinari per sostenere i principi e i valori europei ovunque. Come ci ricordano sempre i policy maker europei, ogni crisi porta con sé un’opportunità, ed è giunta l’ora di esplorare le opportunità che potrebbero nascere dalla crisi in Ucraina. Può suonare ingenuo, insensibile, opportunista o persino offensivo ai cittadini ucraini che sono al momento sotto attacco, ma è necessario assicurare che la giustizia, i diritti e la libertà siano per tutti, non solo per qualcuno. Dunque, per quanto doloroso possa suonare, il “momento Ucraina” offre ai palestinesi un’opportunità strategica per mettere le cose in chiaro in relazione alla resistenza, ai rifugiati, alla libertà, alla liberazione, ai diritti politici e al BDS.
Si tratta di un’opportunità strategica per ritenere responsabili gli attori europei non solo per il male e i torti che hanno causato in passato ma anche per i mali presenti e futuri causati dalla negazione ai palestinesi dei loro diritti. I palestinesi dovrebbero intensificare le richieste di BDS contro l’apartheid e la colonizzazione di Israele, sostenendo il semplice principio per cui i palestinesi hanno diritto agli stessi diritti del resto dell’umanità. È un modo efficace per assicurare la responsabilità, e ha chiaramente della popolarità nei circoli politici europei.
La narrazione della resistenza
Allo stesso tempo i palestinesi dovrebbero intensificare le azioni per sostenere il diritto internazionale e perseguire le responsabilità attraverso la Corte Penale Internazionale. Dovrebbero ricordare al mondo ogni giorno che il trasferimento forzato della popolazione palestinese, e l’introduzione di cittadini del potere occupante, sono una grave violazione del diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra. I palestinesi non dovrebbero tenersi lontani dalla narrazione e dalla pratica della resistenza, e dovrebbero spingere contro la sua criminalizzazione – non solo perché è un modo efficace di cambiare le dinamiche di potere e conquistare diritti, ma anche perché la resistenza è giustificata e necessaria di fronte all’oppressione e all’occupazione militare.
L’intenzione qui non è quella di incrementare o strumentalizzare il dolore degli altri per realizzare i nostri tornaconti politici. Ma se vogliamo costruire un ordine mondiale diverso, dobbiamo prima di tutto affrontare le basi. Europa, sappiamo adesso cosa sei in grado di fare quando vuoi. E sappiamo bene come ritenerti responsabile. Per ora, restiamo focalizzati sul “momento Ucraina”. Domani, usiamolo per rimediare alle altre ingiustizie del mondo. In futuro, non sarà più accettabile che i policy maker europei mi dicano, quando gli chiederò di trattare la Palestina come l’Ucraina: “È diverso!”