Una risoluzione votata ieri dalla Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato l’abuso dei diritti umani nei due Paesi. Il Presidente siriano Assad ha causato “una terribile situazione umanitaria” e “ha incoraggiato l’estremismo e la formazione di gruppi militari”. “Frequenza allarmante” di pene capitali in Iran.
della redazione
Roma, 19 novembre 2014, Nena News – La Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato ieri una risoluzione in cui si esprime “forte preoccupazione” per le violazioni dei diritti umani in Siria e Iran. Più di 120 stati membri hanno condannato “il grave deterioramento della situazione umanitaria” in Siria. Solo 13 gli stati che hanno respinto la risoluzione (47 gli astenuti). La condanna è stata meno unanime sull’Iran: 78 paesi hanno appoggiato la mozione (35 i contrari e 69 gli astenuti). Il prossimo mese la risoluzione sarà votata all’Assemblea Generale dell’Onu.
Stizzita la reazione di Damasco. L’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Bashar Jafaari, ha definito il testo votato ieri “fazioso e politico”. La risoluzione ha denunciato l’utilizzo delle armi chimiche e l’ampio ricorso alla pratica della tortura nelle carceri del Paese. La Commissione dei diritti umani ha chiesto, inoltre, la fine degli attacchi sui civili condannando l’utilizzo delle “bombe a barile” del regime siriano.
Il testo votato ieri evidenzia la “crescente violazioni del diritto internazionale” a causa dei numerosi casi di violenza sessuale, di abuso dei minori, di sparizione forzate, di detenzioni arbitrarie e torture.
Sul banco degli imputati vi è soprattutto il Presidente siriano Bashar al-Asad la cui repressione contro i civili ha causato “una terribile situazione umanitaria” e “ha incoraggiato l’estremismo e la creazione di gruppi militari”. Damasco è condannata anche per l’uso delle bombe a barile principale causa di morte tra i civili.
La Commissione ha stigmatizzato però anche le violenze e le violazioni compiute dall’Isil (“Stato Islamico di Iraq e del Levante), dai qadisti del Fronte an-Nusra e da alcuni gruppi sciiti e sunniti che stanno combattendo in Siria e Iraq.
Ha quindi esortato la comunità internazionale a prestare soccorso agli oltre sei milioni di sfollati interni siriani. Secondo i dati forniti ieri dalla Commissione, in quasi quattro anni di guerra civile sono morte più di 191.000 persone. 10.000 sono bambini.
Nella risoluzione si esprime “profonda preoccupazione” per il “ricorrente abuso dei diritti umani” e per la “frequenza allarmante” delle pene capitali in Iran. La Commissione chiede a Teheran di proibire sia le esecuzioni pubbliche che quelle segrete di gruppo così come denuncia quelle “eseguite senza che venga avvisata la famiglia del detenuto o il consulente legale”. Le pene capitali comminate nella Repubblica islamica sciita, denuncia il rapporto votato ieri, avvengono senza “una chiara ed esplicita definizione del crimine compiuto” violando così la legge internazionale. L’Iran, inoltre, deve fermare anche “le punizioni inumani e degradanti tra cui la fustigazione e le amputazioni” e devono cessare “le continue discriminazioni contro gli arabi, azeri, curdi e i beluci”. La Commissione ha poi deplorato “la diffusa inuguaglianza di genere e la violenza e la discriminazione contro le donne”.
L’inviato iraniano alle Nazioni Unite, Reza Najafi, ha criticato la risoluzione che non riconosce “i segnali positivi” da quando è salito al potere nel 2013 il Presidente Hassan Rouhani. “In un periodo in cui molti paesi della regione stanno bruciando per l’estremismo, la risoluzione è controproducente” ha dichiarato Najafi. Nena News