Nel suo rapporto sulla pena capitale pubblicato ieri, Amnesty registra per il quarto anno consecutivo una diminuzione del numero di esecuzioni (da 690 a 657). Male il Medio Oriente dove anche l’Iraq raddoppia il ricorso al boia. Per saperne di più abbiamo sentito Chiara Sangiorgio, esperta di pena di morte per Amnesty International
della redazione
Roma, 22 aprile 2020, Nena News – Nel suo rapporto sulla pena capitale pubblicato ieri, Amnesty International registra un calo delle esecuzioni nel mondo per il quarto anno consecutivo (da 690 a 657). Se passi in avanti sono stati raggiunti in diversi Paesi (compresi quelli dell’Asia pacifica), segnali negativi vengono invece dal Medio Oriente dove l’Arabia Saudita segna il record di esecuzioni (184, di cui 6 donne) e l’Iraq vede raddoppiati i suoi numeri (per lo più persone accusate di essere jihadisti dell’Isis). L’Iran si posiziona al secondo posto tra gli stati al mondo dove più si è fatto ricorso al patibolo (almeno 251 i giustiziati) classificandosi dopo la Cina (con oltre 1.000 casi). L’Egitto, con 32 vittime ufficiali, si colloca al quinto posto a livello globale. Nel suo rapporto, Amnesty fa anche riferimento all’uso politico che viene fatto della pena capitale descrivendolo uno “sviluppo aberrante”. Lo studio fa esplicito riferimento all’esecuzione di massa di 37 persone avvenuto in Arabia Saudita il 23 aprile 2019. Di queste, 32 erano appartenenti alla minoranza sciita del Paese che da tempo protesta perché si sente discriminata dalle autorità locali. Per avere un quadro più completo abbiamo sentito da Londra Chiara Sangiorgio, esperta di pena di morte per Amnesty International. Nena News
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