La legge nasce con l’obiettivo di finanziare gli stipendi degli impiegati pubblici. Il premier al-Hariri: “Senza tassazione meglio, ma sarebbe stato un disastro per il Paese”. Protesta il mondo della finanza e delle banche
della redazione
Roma, 10 ottobre 2017, Nena News – Il parlamento libanese ha approvato ieri la tanto discussa legge che alzerà le tasse per finanziare gli aumenti dei salari degli impiegati pubblici. Dopo il voto, il premier Sa’ad al-Hariri ha provato subito a tranquillizzare l’opinione pubblica affermando che quanto è stato deciso ieri dalla maggioranza dei deputati era indispensabile per l’economia locale: “Senza tasse, sarebbe stato meglio in termini popolari, ma in sei mesi la lira libanese sarebbe collassata – ha dichiarato il leader di al-Mustaqbal – Se avessimo portato avanti la legge sui salari del settore pubblico senza ottenere ricavi, sarebbe stato un disastro per il Paese”.
Tra i punti più importanti, la legge prevede un aumento del 2% sulle imposte delle società (dal 15% al 17%), prevede tasse sulle transazioni bancarie (secondo le banche corrispondono quasi al doppio della tassazione) e aumenta del 1% l’Iva che passa ora all’11%.
L’iter della legge è stato piuttosto lungo: il parlamento aveva già approvato a luglio un aumento degli stipendi per 917 milioni di dollari accompagnato da un incremento delle tasse ritenuto indispensabile per poter finanziare la manovra. La decisione, ratificata ad agosto dal capo dello stato Michael Aoun nonostante le proteste di diversi uomini d’affari e di alcuni gruppi politici, era diventata subito operativa. Fino allo scorso mese, però, quando il Consiglio costituzionale, accogliendo le proteste di un gruppo parlamentare, ha obbligato il parlamento ad apportare al testo degli emendamenti.
Tuttavia, ha riferito una fonte libanese alla Reuters, la manovra votata ieri non conterrebbe “sostanziali modifiche” rimanendo “pressoché uguale a come era prima di essere portata di fronte al Consiglio costituzionale”.
Ora resta da capire come risponderanno i suoi detrattori. Uno degli argomenti utilizzati per criticare la nuova legge è che l’aumento delle tasse non offre in cambio nulla al cittadino: le infrastrutture nazionali, fanno notare, aspettano di essere riparate da quando la guerra civile libanese è finita nel 1990, le strade sono congestionate dal traffico, le spiagge sporche di rifiuti e continuano ad essere frequenti i blackout e le sospensioni delle forniture d’acqua.
Tra i principali oppositori politici alla manovra del governo vi è Sami Gemayel, il leader del partito falangista cristiano che non far parte della coalizione governativa. Gemayel ha promesso che farà nuovamente ricorso in appello: “La studieremo e vedremo se è possibile contestarla al Consiglio Costituzionale” ha affermato.
Alcuni analisti hanno osservato come il nuovo incremento salariale potrebbe rappresentare anche una mossa populistica in vista delle legislative del prossimo anno. Quel che è certo è che non convince al mondo della finanza e delle banche secondo cui una maggiore tassazione potrebbe danneggiare la già fragile economia locale: la crescita è caduta dall’8-9% a sotto il 2% da quando è iniziata la guerra civile nella confinante Siria. Per gli uomini d’affari libanesi, invece, il Paese dei Cedri avrebbe bisogno di una migliore tassazione, di un piano economico credibile e, dopo 12 anni, di un bilancio statale.
Minaccioso è stata il commento del leader dell’Unione generale del lavoro del Libano, Beshara al-Asmar, che, già prima del voto di ieri, ha parlato di “sciopero generale” che paralizzerà il paese nel caso in cui non si registreranno risultati positivi.
Lo scorso marzo duemila persone scesero in strada nel centro di Beirut per protestare contro l’aumento delle tasse al grido di “Non le pagheremo” e “Tenete fuori le vostre mani dalle mie tasche” scadendo a più riprese la parola “rivoluzione”. Secondo gli attivisti, il governo ha sperperato i fondi pubblici attraverso contratti con privati poco chiari e dovrebbe trovare il denaro con la lotta alla corruzione, non tassando i cittadini. A causare il loro malcontento non è il solo singolo provvedimento: è l’intera classe politica ad essere denunciata perché corrotta, incapace di rispondere alle esigenze della popolazione come le proteste del 2015 del variegato movimento You Stink avevano chiaramente mostrato. Nena News