Provengono da un paese che cinque anni fa aveva uno dei tassi di alfabetizzazione più alti al mondo, oggi invece i siriani rischiano di non ricevere più un’istruzione. Nel paese dei cedri il sistema scolastico si adatta alla presenza di circa due milioni di rifugiati, tra mille difficoltà e con i soldi dei donatori
di Esperance Ghanem – Al Monitor (traduzione di Giovanni Pagani)
Roma, 3 novembre 2015, Nena News – I siriani in fuga dalla guerra civile che infuria nel paese da marzo 2011 costituiscono un terzo della popolazione presente in Libano. Gravano enormemente sullo Stato Libanese e ne mettono in crisi vari settori, inclusa la pubblica istruzione.
Il ministro dell’Istruzione sta lavorando con i donatori internazionali per migliorare la capacità del Paese di garantire libero accesso all’insegnamento per il maggior numero di rifugiati siriani in età scolare.
Nel giugno 2011 il Libano non ospitava più di 2.000 rifugiati siriani. Oggi, secondo le stime del ministero dell’Istruzione e dell’Istruzione Superiore, il numero di siriani registrati dall’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) è pari a 1.181 milioni. Contrariamente alla cifra non ufficiale di 1,8 milioni riportata dai media. In base ai dati che Al-Monitor ha ottenuto dal ministero, in 400.000 sono in età scolare, tra i 3 e i 15 anni, ma solo 150.000 di loro, il 37,5 per cento, studiano attualmente nelle scuole pubbliche libanesi.
I bambini siriani che oggi non frequentano la scuola non ricevono un’istruzione primaria perché i genitori non hanno provato a iscriverli, o in quanto impossibilitati a seguire l’anno scolastico a causa delle prolungate assenze. Il ministero dell’Istruzione ha quindi creato un programma extra-curricolare di apprendimento accelerato, che durerà quattro mesi e avrà lo scopo di aiutare gli studenti a recuperare e rimanere all’interno del sistema scolastico. Il maggior numero di rifugiati in età scolare si trova a Baalbek-Hermel, nella Valle della Bekaa, sul Monte Libano e nel nord del paese.
In circostanze normali, lo Stato libanese dovrebbe coprire le spese per l’istruzione e il costo dei libri. Ciò non è tuttavia possibile a causa del conflitto in Siria e del conseguente flusso di rifugiati che limita le capacità dello Stato libanese di far fronte all’emergenza. In Libano ogni bambino ha diritto all’istruzione gratuita, a prescindere che sia libanese o siriano. Il paese ha quindi fatto appello alla comunità internazionale per fronteggiare il crescente numero di studenti presenti all’interno dei propri confini.
Il ministero dell’Istruzione libanese sta lavorando congiuntamente con le organizzazioni delle Nazioni Unite UNHCR e UNICEF, le quali sono a loro volta sostenute da UKaid (Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale), dall’Unione europea e da altri singoli paesi: Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Stati Uniti. In altre parole, i costi per l’istruzione di studenti non libanesi sono interamente coperti dalle agenzie e dalle organizzazioni donatrici.
Nonostante non esistano ancora cifre esatte, il Libano ha già ricevuto aiuti internazionali sufficienti a garantire libero accesso ai corsi mattutini – già disponibili per i bambini libanesi – a tutti i siriani presenti nel paese, senza che ciò comporti un ulteriore esborso da parte dello Stato. Inoltre, al fine di garantire l’insegnamento al maggior numero di studenti, evitando il sovraffollamento degli istituti scolastici, il ministero dell’Istruzione ha creato classi pomeridiane specificatamente per studenti rifugiati. Alcune scuole ospitano oggi tra i 500 e i 700 rifugiati in corsi pomeridiani; mentre si contano 259 istituti, in confronto ai 144 dell’anno scorso, con oltre 85.000 bambini iscritti.
I donatori internazionali pagano 363 dollari per ogni rifugiato che frequenta classi mattutine e 600 dollari per ogni studente iscritto alle classi pomeridiane. La differenza di costo è giustificata dalle spese aggiuntive per l’organizzazione e lo svolgimento delle sessioni pomeridiane. I donatori pagano inoltre 60 dollari a studente per coprire il contributo che i genitori dovrebbero versare al fondo scolastico. Tale assistenza copre le spese amministrative, i costi d’istruzione e quelli operativi, ma esclude eventuali migliorie alle infrastrutture e alle apparecchiature.
Il ministro dell’Istruzione, Elias Bou Saab, ha spiegato ad Al-Monitor che “gli aiuti internazionali coprono tra l’80-90 per cento del fabbisogno del paese. È un grande risultato e indica un progresso sostanziale”. Inoltre, poiché le organizzazioni donatrici stanno monitorando le proprie spese, il ministro ha posto l’accento sulla fiducia che la comunità internazionale deve riporre nel Libano e nelle capacità del paese di gestire il problema con trasparenza e in un’ottica di collaborazione. E ha aggiunto: “Il ministero è riuscito a gestire il problema dell’istruzione all’interno del settore pubblico sapendo che, in precedenza, scuole prive di titoli ufficiali accoglievano studenti rifugiati”.
Bou Saab ha inoltre spiegato che “la sfida maggiore sta nel continuare il sostegno all’istruzione che la comunità internazionale garantisce annualmente attraverso l’UNICEF, UNHCR e la World Bank”, ricordando che l’interruzione di tale assistenza porterebbe gli studenti siriani in strada.
Mentre l’obiettivo principale del ministero dell’Istruzione è garantire l’insegnamento al maggior numero possibile di bambini siriani, un’altra sfida da fronteggiare sta nel far sì che la situazione attuale non danneggi gli studenti libanesi. A tal proposito, il ministro Bou Saab ha precisato che “la sessione pomeridiana mira a fornire un’istruzione agli studenti siriani che non hanno potuto seguire il programma curricolare libanese a causa del differente livello di preparazione”.
In molte zone il numero di studenti siriani è uguale o maggiore a quello degli studenti libanesi, soprattutto sul Monte Libano. Il ministero dell’Istruzione era inizialmente riuscito a limitare il numero di siriani per ogni classe, ma con l’acuirsi della crisi umanitaria si sono verificati problemi di sovraffollamento. Si è temuto che la presenza di troppi rifugiati potesse danneggiare gli studenti libanesi soprattutto nell’apprendimento delle lingue, a causa della minore esposizione dei siriani alle lingue straniere rispetto a quanto previsto dal programma curricolare libanese.
Il responsabile per gli studenti siriani al ministero ha spiegato ad Al-Monitor che gli insegnanti dei corsi mattutini riscontrano molte difficoltà a mediare tra le differenze di preparazione degli studenti libanesi e siriani. Il ministero dell’Istruzione sta adottando nuove misure a riguardo e, attraverso il consolato inglese e l’ambasciata francese, organizzerà corsi di aggiornamento con lo scopo di preparare i docenti a far fronte alle esigenze di ogni studente, di mantenere armonia tra gruppi differenti, di minimizzare attriti e di gestire eventuali incomprensioni linguistiche o psicosociali tra alunni e genitori. La formazione degli insegnanti si inserisce all’interno di un piano triennale lanciato all’inizio del 2014, dal titolo Reaching All Children with Education. Il piano abbraccia diversi temi, primo tra tutti assicurare l’istruzione e le strutture necessarie a tutti i bambini presenti nel paese.
Gli studenti rifugiati stanno seguendo il programma curricolare libanese e – secondo il ministero dell’Istruzione – i dirigenti scolastici assicurano che sono desiderosi di apprendere e migliorare. Fino a quando una soluzione politica non porrà fine alle sofferenze del popolo siriano, il Libano avrà bisogno del maggior sostegno possibile, per far fronte alle conseguenze del conflitto ed evitare che una generazione di siriani cresca senza una regolare istruzione. Nena News