Domani la prima sessione di votazioni per decidere il successore di Michel Sulaiman. La campagna elettorale inizia a entrare nel vivo.
di Rossana Tufaro
Roma, 22 Aprile 2014, NenaNews – È finalmente entrata nel vivo la corsa alla presidenza della repubblica libanese dopo che lo scorso mercoledì il presidente del parlamento Nabih Berri ha annunciato di aver fissato a domani la prima sessione di votazioni per eleggere il successore di Michel Sulaiman, in scadenza di mandato il prossimo 25 maggio. Sebbene infatti l’unico deputato ad aver presentato ufficialmente la propria candidatura resti ancora il leader delle Forze Libanesi Samir Geagea, in quota 14 Marzo, nomi, tattiche e schieramenti iniziano a prendere contorni più definiti.
Il primo nome ad aver trovato nuova concretezza è in effetti proprio quello di Geagea, che dopo un mini tour elettorale tra gli esponenti di punta della sua coalizione nel corso degli ultimi sette giorni, è riuscito a guadagnarsi il consenso interno necessario per essere presentato – almeno per domani – come unico candidato alla successione di Sulaiman da parte del 14 Marzo scalzando così il falangista Amin Gemayel, fratello di Bashir e già presidente dal 1982 al 1988, che pure nelle ultime settimane aveva paventato più volte la possibilità di concorrere nuovamente alla competizione presidenziale.
È tuttavia inverosimile che Geagea possa essere effettivamente eletto nuovo Capo dello Stato. Da un lato il ricordo delle atrocità da lui commesse o orchestrate durante la guerra civile alla testa delle Forze Libanesi, allora milizia, (assedio di Beirut Ovest, Guerra della Montagna, massacri nei campi profighi palestinesi, massacro della famiglia Frangieh, la Guerra di Eliminazione contro Aoun, giusto per citarne alcuni) e per i quali è stato anche condannato (Geagea è stato incarcerato per crimini di guerra nel 1994 uscendo per amnistia nel 2005 su pressioni americane) sono ancora troppo vivi in troppi libanesi perché il parlamento, 14 Marzo compreso, possa non tenerne conto, tanto più per un ruolo il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio e dell’unità nazionale.
Dall’altro l’aperta ostilità nei confronti di Hezbollah e la storica rivalità con il leader maronita di punta della coalizione dell’8 Marzo Michel Aoun rendono altamente improbabile che riesca ad ottenere in parlamento la maggioranza di 2/3 necessaria ad essere eletto.
Aoun dal canto suo sta puntado sul basso profilo. Acclamato a gran voce dalla sua coalizione infatti, non ha ancora presentato alcuna candidatura ufficiale nè tantomeno espesso alcuna posizione “compromettente” prestandosi allo stesso tempo al dialogo con la controparte. Secondo il quotidiano panarabo al-Hayat però, Aoun sarebbe intenzionato a boicottare insieme agli altri deputati del suo partito la sessione di votazioni di domani. Se si tratti di una semplice manovra attendista per trovare un candidato di coalizione altrettanto condiviso tra le fila dell’8 Marzo o di un più sottile gioco di pressione sulla coalizione avversaria per spingerla a cambiare cavallo su cui puntare lo si capirà meglio domani. Oltre ad Aoun, l’unico altro nome papabile trapelato nei giorni scorsi è stato quello del più moderato e trasversale Èmile Rahme, avvocato entrato in parlamento dal 2009 a fianco di Franjieh e con un passato prima nell’associazionismo maronita e poi (non da miliziano) nelle Forze Libanesi. Anche in questo però niente di ufficiale.
Si starebbe invece sbilanciando in favore del giornalista ed ex ministro Jean Obeid il blocco a trazione Berri -Jumblatt, secondo quanto dichiarato stamane dal baathista Assem Qanso. Un’opzione questa, che se confermata, potrebbe porre paradossalmente Qanso direttamente sul carro dei vincitori, tanto a fronte delle sue personali relazioni politiche quanto del fortissimo peso politico dei suoi sosteniotori, il cui ruolo di primo piano nella costruzione e nella tenuta della formazione dell’attuale governo di unità nazionale è fuori discussione.
Insomma, che la partita abbia inizio. Nena News