Si lavora a ritmo serrato per consegnare l’opera entro l’estate. I benefici economici di questa gigantesca operazione sono ancora oggetto di valutazione, e di diatribe, ma nell’immediato sarà l’immagine di al Sisi a trarne vantaggio
della redazione
Roma, 5 marzo 2015, Nena News – All’indomani della vittoria elettorale, la scorsa primavera, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi aveva ordinato che i lavori di espansione del Canale di Suez fossero completati in un anno, e non in tre come previsto dal progetto. L’ordine è stato recepito. Le ruspe sono al lavoro giorno e notte e il quasi raddoppio della strategica via di comunicazione è diventato una questione di prestigio per l’ex generale salito al potere dopo il golpe del 3 luglio 2013, che ha messo fine alla presidenza dell’esponente della Fratellanza Mohamed Morsi, primo capo di Stato eletto del post-Mubarak.
I benefici economici di questa gigantesca operazione sono ancora oggetto di valutazione, e di diatribe, ma di certo sarà l’immagine di al Sisi a trarne vantaggio. L’uomo forte dell’Egitto vuole ridare smalto all’orgoglio nazionale e punta a presentarsi come il salvatore della patria, l’artefice di una ripresa economica attesa da tempo, dai giorni della cosiddetta primavera egiziana del 2011. E lo fa utilizzando una delle infrastrutture del Paese più significative: il canale di Suez è il simbolo del nazionalismo egiziano, della rottura con il potere imperiale dell’Occidente. Nel 1956 fu nazionalizzato dall’allora presidente Gamal Abdel Nasser, sottraendo la proprietà di una fondamentale arteria di collegamento tra Mar Rosso e Mar Mediterraneo alle compagnie delle due potenze coloniali, Francia e Gran Bretagna, che lo controllavano.
La carta del fervore nazionale ha sortito i suoi effetti. Lo scorso autunno, in una sola settimana sono state vendute tutte le obbligazioni (tasso di interesse 12 per cento) destinate a finanziare per 8,5 miliardi il progetto di ampliamento gestito dai militari; ad acquistarle soprattutto singoli individui. Sono le Forze armate a dirigere i lavori e, secondo quanto affermano, l’opera sarà consegnata ad agosto.
Le ottimistiche previsioni del governo parlano di un raddoppio degli introiti nel giro di dieci anni (fino a 13 miliardi di dollari), grazie a una riduzione dei tempi di attesa per il passaggio delle navi fino a quasi zero. Il Canale di Suez è la maggiore fonte di guadagni in valuta straniera. Nel 2014 ha portato all’Egitto 5,5 miliardi di dollari e le autorità pensano che i lavori porteranno a un raddoppio del numero di navi in transito: 97 al giorno entro il 2023. Ma qualche spedizioniere ha storto il naso: il canale da solo non basta, senza una ripresa economica in Europa, l’ampliamento di questo passaggio che fa risparmiare la circumnavigazione dell’Africa potrebbe avere risultati mediocri.
“Tutto dipende dal volume del commercio tra Oriente e Occidente, non dalla capacità del canale”, ha spiegato all’agenzia Associated Press Xu Zhibin, amministratore delegato della compagnia cinese Cosco, una delle più grandi al mondo. “Se ci sarà una ripresa dell’economia europea, il volume aumenterà”. Ma questa ripresa sembra ancora lontana. Secondo i dati dell’Unione europea, principale destinataria dei carichi che passano da Suez, le previsioni di crescita si assestano all’1,7 quest’anno e al 2,1 l’anno prossimo. Niente di eccezionale, almeno nel breve periodo.
Per valutare la portata in termini di ricadute economiche di questa gigantesca opera pubblica bisognerà dunque aspettare. Al momento è chiaro che nel breve periodo l’ampliamento di Suez serve ad al Sisi per riaffermare il suo prestigio e dare agli egiziani un nazionalistico motivo d’orgoglio, mentre prosegue la politica di repressione del dissenso, sia laico sia legato ai Fratelli Musulmani, portata avanti a suon di leggi e decreti emanati in assenza di Parlamento. Un Parlamento la cui elezione si è allontanata ulteriormente con la decisione, pochi giorni fa, di una corte amministrativa di sospendere le elezioni politiche previste in primavera dopo la bocciatura della legge elettorale da parte della Corte Costituzionale. Al governo toccherà elaborare emendamenti e al Sisi si è impegnato a farlo entro la fine del mese, intanto, però, il controllo assoluto del potere resta nelle sue mani e c’è chi teme che non si voti mai. Nena News