Con il paese che brucia da tre giorni, 80mila persone evacuate e il fuoco che ha ormai raggiunto anche la Cisgiordania, ministri e parlamentari sfruttano l’occasione per ribadire di essere sotto attacco
della redazione
Gerusalemme, 25 novembre 2016, Nena News – Sono 80mila i cittadini israeliani evacuati dalle loro case a causa degli incendi che stanno devastando Haifa e Nazareth nel nord del paese da tre giorni, roghi indomabili che stanno proseguendo ora verso la Cisgiordania occupata. Stamattina fuochi sono stati riportati anche a Nablus, Ramallah e Hebron e nelle colonie vicine, tanto che i coloni di alcuni insediamenti illegali sono stati già evacuati.
Mentre l’Autorità Palestine offre aiuto e la Protezione Civile riporta di un dialogo in corso con le autorità israeliane per ottenere il permesso di ingresso in Israele, media e politici israeliani si inventano una nuova etichetta: l’Intifada degli incendi. Il governo israeliano ne è convinto: i responsabili sono dei palestinesi. Che parte degli incendi siano dolosi è possibile, visto che si sono sviluppati in diverse parti del paese, anche a sud, facilitati dalla siccità che ha interessato la zona la scorsa estate. E arrivano già i primi arresti: ieri il capo della polizia israeliana Roni Alsheich ha confermato la detenzione di quattro palestinesi residenti in Cisgiordania accusati di piromania.
Nessun altro dettaglio è stato fornito, né sulla loro identità né sulle prove che la polizia avrebbe in mano. Ma ormai ministri e parlamentari parlano già di “incendi politici”, sebbene esperti indichino nel vento forte e nella siccità le ragioni dell’espansione rapida e incontrollabile degli incendi. Tra le voci più aggressive c’è di nuovo quella del ministro dell’Educazione Bennett, leader del partito Casa Ebraica, che ha giustificato le sue accuse ai palestinesi affermando che “solo chi non è proprietario della terra sarebbe capace di darle fuoco”. Un modo non troppo sottile per ribadire la propria narrativa e colpire sia i palestinesi dei Territori che i quasi due milioni di palestinesi cittadini israeliani.
La polizia è più cauta: se alcuni degli incendi sembrano dolosi (cinque sono cominciati insieme ieri), la metà sarebbero dovuti a cause naturali. E, aggiunge, Alsheich, sfruttati da qualcuno che “ha sfruttato l’opportunità” e ampliato il fuoco. Insomma, per la polizia, non si tratterebbe di attacchi coordinati. Interviene anche l’esercito che indica in una sigaretta accesa buttata via da un soldato la causa di uno dei roghi.
Il solito gioco delle parti e delle opportunità che permettono al governo israeliano, in un periodo di escalation delle politiche coloniali, di individuare altre ragioni per giustificare operazioni di confisca palesi. Mentre il paese brucia e la gente fugge dalle proprie case, parlamentari e ministri vestono il vero ruolo di incendiari riempiendo le pagine dei giornali e dei social media con le note etichette, Intifada, terrorismo: “Ogni incendio causato da un atto doloso o un incintamento è terrorismo – ha detto il premier Netanyahu, colpendo così anche l’Anp, da anni accusata di incitare alla violenza – E saranno trattatti come è giusto. Chi prova a bruciare Israele sarà punito severamente”. Nena News
Anche nel 2010 bruciò il monte carmel vicino haifa e cercarono di dare la colpa ai “terroristi” palestinesi. Salvo poi scoprire che erano stati dei piromani ortodossi israeliani.. I pompieri palestinesi aiutarono a combattere il fuoco e poi non furono nemmeno invitati alla cerimnia finale…