Stamattina le truppe di Tel Aviv avrebbero sparato a due miliziani del movimento sciita al confine tra Siria e Golan occupato. Un nuovo episodio dopo il raid di 10 giorni fa.
dalla redazione
Gerusalemme, 5 marzo 2014, Nena News – Prosegue la “guerra fredda” tra Israele e Hezbollah, dopo il raid che l’aviazione israeliana ha compiuto la scorsa settimana in territorio libanese. Questa mattina le truppe di Tel Aviv hanno aperto il fuoco contro due miliziani del Partito di Dio che, secondo quanto riportato dall’intelligence israeliana, stavano posizionando un ordigno al confine con le Alture del Golan occupate, al confine tra Israele e Siria.
Si sarebbe trattato di uomini presenti in territorio siriano per sostenere il presidente Bashar al-Assad, contro l’avanzata delle opposizioni laiche e islamiste. Il leader di Hezbollah, Nasrallah, ha più volte dichiarato di non intendere abbandonare l’amico Assad e non fa mistero dell’appoggio militare – in termini di uomini e armi – fornito al regime alawita, necessario – ha detto la scorsa settimana – ad impedire il rafforzamento dei gruppi di opposizione e un loro possibile ingresso anche in territorio libanese.
Un nuovo episodio che segue alla presunta morte di quattro miliziani di Hezbollah la notte del 24 febbraio, uccisioni che il movimento sciita libanese ha negato. Che raid aereo ci sia stato però è certo, confermato dallo stesso Hezbollah, che ha promesso una reazione contro il nemico israeliano: Israele avrebbe preso di mira due mezzi pesanti che dalla Siria stavano entrando in Libano carichi di missili e piattaforme di lancio, nei pressi del villaggio di Nabi Sheet, dove negli anni Ottanta Hezbollah ha costruito una propria base militare.
Israele intende chiaramente indebolire Hezbollah, nel timore che la vicina guerra civile siriana permetta al movimento sciita di far entrare in Libano armi e munizioni con i quali attaccare il territorio israeliano. Nell’autunno scorso, il governo di Tel Aviv fece immense pressioni sull’amministrazione di Washington perché lanciasse un’operazione militare contro Damasco, per poi accusare tra le righe il presidente Obama di vigliaccheria per aver ceduto alle pressioni della comunità internazionale, intenzionata a non aprire un nuovo fronte di conflitto potenzialmente incontrollabile.
Per questo più volte Tel Aviv ha agito in solitaria, bombardando con l’aviazione postazioni di Hezbollah in Siria o presunti convogli di armi diretti verso il Paese dei Cedri. Nena News