Per combattere il calo dei matrimoni, le autorità di Teheran hanno lanciato “Find your Equal”, sito di incontri dove i single potranno incontrare la loro anima gemella. Un palliativo per una società che, oltre a un’economia disastrata, deve far fronte ai modelli occidentali che avanzano
di Giorgia Grifoni
Roma, 18 maggio 2015, Nena News - In Iran non si sposa più nessuno. E’ l’allarme lanciato dalle autorità della Repubblica islamica, dati alla mano, su un fenomeno tanto “occidentale” quanto insopportabile per un sistema politico che si regge su rigide norme religiose nella vita pubblica. Come accenna un articolo del portale Middle East Online i giovani, per difficoltà economiche e per il distacco dai valori tradizionali, tendono a convolare a nozze sempre più tardi. Per arginare il problema, gli strateghi di Teheran hanno pensato di ricorrere a un classico occidentale: un sito di matchmaking ufficiale, nella galassia di piattaforme di incontri e social network che operano illegalmente nel paese.
“Find your Equal” si propone quindi di aiutare i giovani cuori solitari – secondo le stime del governo sarebbero 11 milioni, ovvero un settimo della popolazione totale – a trovare la loro anima gemella. Ma, a scanso di equivoci per chi lo considera uno strumento dell’invasione culturale straniera, lo farà in salsa iraniana: una rete di matchmakers “umani” – religiosi e altre persone con una buona reputazione nelle loro comunità, come medici, insegnanti o altri professionisti – si propone infatti di aiutare i single della Repubblica islamica a trovare la loro anima gemella.
Secondo quanto svelato dalle autorità, la trafila sarà più o meno questa: il giovane uomo o donna si registrerà online, e il “sensale” di turno cercherà nel database la persona più adatta al suo profilo. Seguiranno poi riunioni di famiglia e test psicologici: tutto, pur di testare la compatibilità della coppia e di assicurarne un futuro solido. Le autorità iraniane, che hanno detto di aver testato il sistema per un anno, giurano che funzionerà: delle 3 mila “cavie” utilizzate, su cui hanno lavorato 13o intermediari, ben 100 coppie stanno convolando a nozze. E il governo punta ora a spargere fiori d’arancio per 100 mila coppie nei prossimi dodici mesi.
Megalomania o controllo della società? Piuttosto una questione che sta molto a cuore alle autorità iraniane, secondo Mahmoud Golzari, vice ministro per lo Sport e per la Gioventù: “Siamo di fronte a una crisi della famiglia – ha spiegato ai giornalisti – e ci sono molte persone single: quando questo accade, vuol dire che non si fanno figli. Stiamo utilizzando la tecnologia moderna per risolvere un problema, anche se le nostre difficoltà sono diverse da quelle dei paesi occidentali”. Dopo decenni di pianificazione familiare, seguita al boom di nascite durante gli anni ’80 – quando il governo incentivava le famiglie numerose nell’ottica di avere più soldati durante la guerra con l’Iraq – il tasso di crescita della popolazione iraniana si è attestato intorno al 1,27% [dati CIA 2012, ndr], contro il 4% degli anni ’80, con una media di due figli per donna e grande ricorso alla contraccezione.
Ma non solo pianificazione familiare: l’economia disastrata – soprattutto a causa delle sanzioni – e l’emigrazione hanno fatto il resto. L’aumento dell’età da matrimonio – secondo i dati di Middle East Online 30,6 per gli uomini e 26,7 per le donne a Teheran – è dovuto quindi in gran parte all’alto tasso di disoccupazione giovanile, ma le autorità puntano anche il dito contro l’influenza occidentale: stili di vita “stranieri” che starebbero stravolgendo la società tradizionale, nonostante i tentativi di tenere i giovani iraniani al riparo da comportamenti “deviati” provenienti dall’ovest vietando molti siti internet e social network. “La nostra cultura è islamica – ha continuato Golzari – e non approva di relazioni a lungo termine fuori dal matrimonio, in cui le persone diventano amici e, dopo un lungo periodo di tempo, forse si sposano o forse no”.
Ma le cronache e i reportage mostrano un Iran svestito dagli abiti oscurantisti che popolano l’immaginario collettivo: giovani che si incontrano di nascosto la notte organizzando feste, ascoltando musica occidentale, bevendo alcool, bypassando il divieto di connettersi ai social network, sfidando le regole imposte dalla rivoluzione islamica. Molti testimoniano la loro affiliazione con i valori occidentali “base”, come la libertà di vestirsi e incontrare chi si vuole, pur dovendosi contenere in pubblico. E se è vero che atteggiamenti di ribellione sociale andrebbero valutati anche in base alla classe e al luogo di provenienza – le tendenze nelle aree rurali dell’Iran sono necessariamente distinte da quelle della capitale e dei suoi quartieri più ricchi – è innegabile che ci sia un divario profondo tra due generazioni. Inadeguatezza nella società, secondo alcuni: “Il calo del matrimonio – ipotizza “Ali”, ricercatore a Londra, a Nena News – è legato anche a una percezione della società iraniana come inadeguata rispetto alle aspettative, sopratutto fra le classi urbane e influenzate dai modelli globali. Inoltre, con alti tassi di autodiagnosi di depressione, la costruzione di una famiglia diventa, come dire, inadeguata”. Nena News
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