La donna, tra le protagoniste della campagna contro la pena di morte, sta scontando una pena di 10 anni di prigione per “aver formato e diretto un gruppo illegale”. Wikileaks, intanto, rivela: “nel 2013 Clinton aveva proposto un attacco congiunto Usa-Israele contro gli impianti nucleari iraniani”
della redazione
Roma, 17 ottobre 2016, Nena News – “Libertà per Narges Mohammadi”. È questo il contenuto di una lettera firmata ieri da un gruppo di parlamentari iraniani e indirizzata al capo della magistratura della Repubblica islamica, l’ayatollah Sadegh Larijani. Nel testo, i firmatari (tra cui diverse donne) esortano Larijani ad “applicare la clemenza e la pietà della Repubblica islamica” e a riunire l’attivista con i suoi figli. La detenuta, sottolineano gli autori della lettera, dovrebbe essere liberata anche per le sue precarie condizioni di salute, a causa soprattutto della paralisi muscolare di cui soffre.
Mohammadi – che sta scontando una pena di 10 anni di carcere – è stata portavoce del Centro iraniano per i difensori dei diritti umani ed è stata tra le protagoniste della campagna contro la pena di morte. Arrestata a maggio dell’anno scorso, è stata condannata ad aprile a 16 anni di prigione (ridotti in seguito a 10) per numerosi reati, tra cui quello di aver “formato e diretto un gruppo illegale” Legam che chiede la fine dell’applicazione della pena capitale nel Paese.
A giugno l’attivista ha iniziato uno sciopero della fame dopo che le autorità locali le hanno negato qualunque contatto telefonico con i suoi figli che vivono con il padre in Francia. Il provvedimento è stato attenuato dopo che per 20 giorni Mohammadi non ha toccato cibo. La sua vicenda riporta al centro del dibattito le gravissime violazioni dei diritti umani in Iran. Secondo Amnesty International, Tehran ha giustiziato 977 persone lo scorso anno: la maggior parte è stata condannata per traffico di droghe.
Nel weekend, intanto, alcuni documenti pubblicati da Wikileaks hanno rivelato come la candidata democratica alle presidenziali statunitensi Hillary Clinton avrebbe proposto nel 2013 un bombardamento congiunto di Washington e Tel Aviv contro gli impianti nucleari iraniani.
I documenti, non confermati dall’entourage di Clinton, rivelerebbero la conversazione che l’ex segretario di Stato Usa avrebbe avuto con il capo della Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. Secondo la candidata democratica, “l’opzione” per impedire l’Iran di dotarsi delle armi nucleari sarebbe stata rappresentata da una massiccia campagna aerea a guida Usa contro i suoi impianti. “Gli israeliani, come lei sa, da anni guardano a tale possibilità molto da vicino” avrebbe detto l’ex Segretario di stato a Blankfein a cui avrebbe poi descritto “l’arma seria” che gli Stati Uniti avrebbero utilizzato per compiere l’operazione: il “Massive Ordnance Penetrator”. Arma utile per colpire obiettivi che si trovano sottoterra (come, ad esempio, l’impianto di Qom), il suo sviluppo è stato accelerato su ordine del presidente Obama nel 2009.
Nel corso degli anni Clinton ha (apparentemente) modificato la sua posizione sostenendo, seppur cautamente, l’accordo raggiunto lo scorso anno tra l’Iran e le potenze mondiali. A suo giudizio, infatti, l’intesa rappresenta un “coperchio” al programma iraniano “senza sparare un colpo”. La candidata democratica continua però a negare il diritto della repubblica islamica all’arricchimento dell’uranio e ritiene l’azione militare plausibile qualora Tehran dovesse violare i termini dell’intesa.
Ma le rivelazioni di Wikileaks non finiscono qui. Secondo l’organizzazione di Assange, quattro anni fa Israele avrebbe “fatto uscire” volontariamente la notizia di un suo imminente attacco aereo contro l’Iran da una base saudita. Una corrispondenza datata luglio 2012 tra un ex consigliere e Clinton, citando fonti dello stato ebraico, rivela come gli israeliani fossero impreparati a una guerra su ampia scala contro la Repubblica islamica. Tuttavia, pensavano che le voci di un loro imminente attacco avrebbero “convinto il mondo che facevano sul serio” spingendo la comunità internazionale ad agire contro il programma iraniano nucleare. La mail, però, sottolineava anche i dubbi degli apparati di sicurezza e di intelligence europei e turchi preoccupati che un’eventuale azione israeliana avrebbe accesso una guerra in tutto il Medio Oriente causando azioni di ritorsione contro lo stato ebraico anche da parte degli stati arabi a lei confinanti. Nena News