La scorsa settimana la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović si è recata in Israele per una visita ufficiale di tre giorni. Diversi i temi trattati negli incontri con le più alte cariche dello Stato ebraico. E Zagabria potrebbe diventare la porta di ingresso privilegiata delle merci israeliane in Europa Centrale
di Marco Siragusa
Roma, 6 agosto 2019, Nena News – Domenica 28 luglio la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović, accompagnata dal ministro dell’Economia Darko Horvat, è giunta a Gerusalemme per la sua prima visita ufficiale in Israele.
La tre giorni si è aperta con l’incontro con il presidente Reuven Rivlin che ha ringraziato la sua omologa per l’accoglienza ricevuta lo scorso anno in Croazia.
Non è infatti la prima volta che i due presidenti si incontrano. Era già successo nel 2015 quando, pochi mesi dopo la sua elezione, Grabar-Kitarović si recò in via non ufficiale nello Stato ebraico. Lo scorso anno, invece, toccò al presidente israeliano recarci in Croazia dove visitò il campo di sterminio di Jasenovac, costruito dai collaborazionisti Ustaša durante la seconda guerra mondiale.
Nell’incontro della settimana scorsa, Rivlin ha ringraziato il governo croato per il continuo ed esplicito supporto alle rivendicazioni israeliane nelle più importanti organizzazioni internazionali. Nel 2016 la Croazia sostenne il voto a scrutinio segreto su una risoluzione dell’Unesco, fortemente contrastata da Tel Aviv, riguardante lo status di Gerusalemme.
A questa scelta fece seguito l’astensione di Zagabria sulla risoluzione Onu del dicembre 2017 contro lo spostamento dell’ambasciata USA a Gerusalemme e il riconoscimento della città come nuova capitale dello Stato ebraico.
La decisione di schierarsi in favore di Israele ha favorito il continuo miglioramento nelle relazioni tra i due paesi stabilite ufficialmente solo nel 1997, due anni dopo la conclusione delle guerre jugoslave. La stessa presidente croata ha affermato che “la Croazia ha sostenuto Israele e continuerà a farlo in futuro” e che è arrivato il momento di trasformare “la profonda amicizia con Israele in una partnership strategica”.
L’occasione per un ulteriore rafforzamento della partnership sarà sicuramente l’assunzione da parte di Zagabria della presidenza di turno dell’Unione Europea nella prima metà del 2020. Grabar- Kitarović ha garantito che il suo governo lavorerà “per consentire alla voce di Israele di essere ascoltata nelle istituzioni europee”.
Il riferimento è soprattutto al delicato caso iraniano, trattato durante il dibattito, e alla richiesta all’Ue da parte del governo israeliano di aderire alle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti come sostenuto anche dal ministro degli Affari Esteri Israel Katz nel suo incontro con la Grabar-Kitarović.
I due presidenti hanno poi affrontato il tema della cooperazione militare. Lo scorso anno i due paesi avevano chiuso un accordo per la vendita di dodici F-16 israeliani, per un valore di circa 500 milioni di dollari. L’intesa venne però bloccata, a inizio 2019, dal veto degli Stati Uniti che pretendevano l’acquisto degli aerei dall’industria militare americana. La mancata conclusione dell’affare aveva avuto ripercussioni anche sugli investimenti previsti dall’azienda israeliana Elbit nella costruzione di una fabbrica di munizioni nella città croata di Karlovac.
Per Grabar-Kitarović il raggiungimento dell’accordo, poi cancellato, ha comunque rappresentato “una buona opportunità per la Croazia e una buona base per un’ulteriore cooperazione” lasciando intendere la possibilità di dare seguito alla partecipazione di Elbit alla costruzione della fabbrica, la cui decisione finale verrà presa dal governo croato nei prossimi mesi.
Infine, altro tema caldo è stato quello riguardante la legge sulla restituzione delle proprietà alla comunità ebraica che, secondo Rivlin, “sta procedendo troppo lentamente”.
Dopo il colloquio col suo omologo, la presidente croata ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu con cui ha discusso delle comuni sfide contro il terrorismo islamico e sull’ampliamento della cooperazione nel campo della sicurezza, compresa quella cibernetica.
Uno dei momenti più importanti della tre giorni israeliana è stato senza dubbio la firma di un protocollo di cooperazione, l’International Sister Seaports Agreement, tra il porto di Rijeka e quello di Haifa. Per la presidente questo nuovo accordo permetterà al porto croato di diventare “la porta del Mediterraneo per l’ingresso di merci israeliane in Europa centrale”.
Nel 2018 il valore dello scambio commerciale tra i due paesi superava di poco i 53 milioni di euro, in calo rispetto ai 65,7 milioni del 2017. Le esportazioni croate ammontavano a circa 28 milioni, mentre quelle israeliane a poco meno di 25 milioni. Il dato significativo è però rappresentato dal loro andamento. Mentre le esportazioni croate in Israele sono crollate del 44% rispetto al 2017, quelle israeliane verso la Croazia hanno visto una crescita di oltre il 70%.
La nuova partnership tra i porti di Rijeka e Haifa stimolerà ulteriormente la crescita dei flussi commerciali tra i due paesi, anche se per Israele l’obiettivo primario rimane quello di far giungere più facilmente le proprie merci in Europa.
La volontà di ampliare gli scambi è stata confermata anche dalla decisione di aumentare i collegamenti aerei tra Tel Aviv e Zagabria per stimolare i flussi turistici. Nel 2018 quasi 70mila cittadini israeliani si sono recati in Croazia, con un aumento di oltre il 13% rispetto all’anno precedente.
Oltre agli incontri con il mondo politico e quello imprenditoriale, Grabar-Kitarović ha visitato anche lo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah. In quell’occasione è stato ricordato come a Dubrovnik sia presente la seconda sinagoga più grande d’Europa per cui il governo croato si è impegnato a cofinanziarne la ristrutturazione.
È stato firmato un accordo sull’insegnamento dell’Olocausto nelle scuole croate e la costruzione a Zagabria di un monumento per le vittime. La questione dell’Olocausto e del suo insegnamento nelle scuole risulta particolarmente importante per un paese come la Croazia che durante la seconda guerra mondiale fu a lungo sotto il controllo del regime collaborazionista dello Stato Indipendente Croato guidato dal movimento fascista Ustaša guardato con non poche simpatie anche dal nuovo gruppo dirigente al potere dopo l’indipendenza del 1991.
Negli ultimi anni i rapporti tra Israele e Croazia sono andati migliorando in maniera evidente e gli accordi firmati in questa tre giorni hanno permesso di estendere ancor di più la cooperazione tra i due paesi. La presidenza croata dell’UE nel 2020 potrebbe portare ad un ulteriore riavvicinamento, soprattutto se Zagabria continuerà a difendere e sostenere le posizioni del governo di Tel Aviv.