Nella Striscia di Gaza devastati ospedali, ambulanze, servizi e forniture mediche. Colpito duramente il personale sanitario che continua, senza sosta, a curare feriti e a strappare alla morte centinaia di civili
di Federica Iezzi
Khan Younis, 28 luglio 2014, Nena News - E’ il ventesimo giorno dall’inizio dell’attacco israeliano a Gaza. Il numero di palestinesi uccisi supera i 1000, per lo più civili. Almeno 194 sono bambini. I morti nelle fila dell’esercito israeliano sono 43. I feriti palestinesi sono più di 6.000 e continuano drammaticamente ad aumentare. Almeno 1300 sono bambini. Più di 165.000 i profughi.
Sabato, durante la tregua umanitaria di 12 ore – che pareva prolungata a 24 – sono stati recuperati almeno 151 corpi carbonizzati dai bombardamenti, schiacciati sotto grigi edifici distrutti, mutilati e insanguinati. Molti di questi sono stati rinvenuti nel quartiere di Shujaya, zona est di Gaza City e nel villaggio di Khuza’a, a sud della Striscia. Continua l’incessante lavoro del personale sanitario, privo di alcuna protezione.
Secondo il Ministero della Salute palestinese dei 13 ospedali presenti nella Striscia di Gaza, 6 sono stati obiettivi dei bombardamenti indiscriminati e sono oggi danneggiati. Ventisei tra servizi medici, ambulanze, cliniche e ospedali maggiori sono stati oggetto della furia israeliana.
Dall’inizio dell’offensiva israeliana via terra, l’ultimo a essere colpito in ordine di tempo è stato l’ospedale di Beit Hanoun, a nord della Striscia. Dopo i bombardamenti di giovedì sulla scuola dell’UNRWA che accoglieva profughi palestinesi, venerdì anche il nosocomio è stato investito dai colpi dei carri armati israeliani. Al suo interno sono rimasti bloccati pazienti, civili e 61 persone dello staff medico. L’ospedale è stato parzialmente evacuato, mentre l’esercito israeliano circondava le aree limitrofe. Ieri è stata colpita un’altra ambulanza: è morto un paramedico e un altro è gravemente ferito.
Nella notte tra giovedì e venerdì è stato bombardato anche l’ospedale pediatrico al-Durrah a Gaza City. E’ morto un bambino di due anni, già severamente ferito, in trattamento nel reparto di terapia intensiva. E i feriti sono stati almeno 30.
Giovedì della scorsa settimana, dopo l’attacco aereo israeliano, è stato completamente evacuato il centro ospedaliero geriatrico e di riabilitazione al-Wafa, nel quartiere di Shujaya. Mercoledì è stato interamente distrutto dalla pioggia di missili israeliani. Il bilancio è stato di almeno 7 cliniche mediche lesionate, 5 membri dello staff sanitario uccisi e altri 13 feriti.
Nei giorni passati è stata colpita da ininterrotti bombardamenti – insieme a 12 ambulanze – la clinica medica al-Atatra, nell’omonimo quartiere di Beit Lahiya, a nord di Jabaliya. E’ stato attaccato per la seconda volta l’ospedale Balsam, a nord della Striscia.
Lunedì scorso i carri armati hanno devastato l’ospedale al-Aqsa, a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, provocando la morte di almeno 5 persone e il ferimento di più di 50 civili. E’ stato danneggiato e reso inutilizzabile il sistema di erogazione di ossigeno dell’ospedale.
I bombardamenti non sono stati preceduti da nessun avvertimento.
L’evacuazione di molti ospedali causa l’inevitabile sovraffollamento di altri: è il caso dell’ospedale Nasser a Khan Younis, che lotta ogni giorno per far fronte alle centinaia di feriti che si riversano come fiumi nel pronto soccorso.
Nell’European Gaza Hospital di Khan Younis, a sud della Striscia di Gaza, le notti diventano sempre più difficili. Il rumore assordante delle esplosioni e l’odore amaro della polvere da sparo riempiono la porta del pronto soccorso. Molte famiglie dormono nelle aree circostanti l’ospedale. Tutti i letti della terapia intensiva generale sono occupati, molti da donne e bambini. Il personale sanitario si avvicenda con turni di 24 ore. L’ospedale è senza elettricità e senza acqua per la maggior parte della giornata. Le sale operatorie sono state parzialmente lesionate da colpi di artiglieria, ma riescono ancora a rimanere funzionanti. La mancanza di farmaci essenziali e di forniture mediche ha raggiunto livelli critici. Pericolosi e senza copertura gli spostamenti delle ambulanze e del personale sanitario, che avvengono solo prima delle 11 di mattino, diventati, contro ogni norma del Diritto Internazionale Umanitario, target delle bombe israeliane.
Venerdì l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto la possibilità di aprire un corridoio umanitario, per consentire l’ingresso di materiale sanitario nella Striscia di Gaza e per permettere l’evacuazione di feriti. Soltanto 61 feriti hanno avuto il permesso di attraversare il valico di Rafah, al confine con l’Egitto. E’ rimasto aperto venerdì e sabato il valico di Kerem Shalom, al confine tra Striscia di Gaza, Israele ed Egitto, per l’ingresso di aiuti umanitari. Nena News