La quotidianità delle donne, giovani e meno giovani, è stata colpita dal conflitto del 2014 in diversi aspetti. Desta particolare preoccupazione la situazione di vedove, sfollate, ragazze con disabilità, adolescenti e contadine
di Rosa Schiano
Roma, 8 gennaio 2016, Nena News – L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha rilasciato lunedì un comunicato sull’impatto che l’ultima offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza, avvenuta nei mesi di luglio e agosto 2014, ha avuto sulle donne e le ragazze palestinesi.
I numeri del rapporto tornano a rivelare l’elevato numero delle vittime e l’entità dei danni: 299 donne, di cui almeno 16 incinte, e 197 ragazze sono state uccise nell’offensiva; oltre 2.000 donne e centinaia di ragazze sono rimaste ferite ed almeno 790 donne sono rimaste vedove.
Durante la seconda metà del 2014, è raddoppiato il numero di casi di mortalità materna e neonatale rispetto alla prima metà dell’anno. Circa 24.300 ragazze e 22.900 donne le cui case sono state distrutte o gravemente danneggiate restano tuttora sfollate e vivono in condizioni precarie.
Solo il 20% circa delle donne in età lavorativa partecipa alla forza lavoro. Il tasso di disoccupazione femminile, tra i più bassi al mondo, ha superato nel terzo trimestre del 2015 il 63% ed è raddoppiato rispetto al tasso riscontrato nel 2007, prima dell’imposizione del blocco.
Anche i gravi danni ai terreni agricoli hanno avuto un impatto significativo sulle opportunità lavorative per le donne, vista la grande percentuale di donne lavoratrici che erano impiegate nel settore agricolo.
La quotidianità delle donne, giovani e meno giovani, è stata colpita dal conflitto del 2014 in diversi aspetti. Desta particolare preoccupazione la situazione di vedove, donne sfollate, donne e ragazze con disabilità, adolescenti e contadine, precisa l’Ocha.
Secondo il rapporto, in particolari condizioni di disagio vivono le donne sfollate, attualmente ospitate da famiglie, o in appartamenti in affitto, case prefabbricate, tende e rifugi improvvisati, se non ancora tra le macerie delle proprie abitazioni bombardate, disagi legati principalmente alla mancanza di privacy.
Condizioni di vita precarie, sovraffollamento, perdita dei mezzi di produzione, spesso conducono all’adozione di comportamenti negativi – secondo il rapporto – come l’abbandono della scuola da parte dei bambini e matrimoni in età precoce per le ragazze. Quest’ultima pratica, secondo l’Ocha, ridurrebbe il peso economico sulle spalle delle famiglie delle giovani e spesso il matrimonio verrebbe percepito come “misura protettiva” per le ragazze, ma esso limita fortemente le loro opportunità di realizzazione personale. Nena News